Un “intergruppo” parlamentare per le infrastrutture della Calabria jonica

di Mario Meliadò – In realtà, tutto inizia col dl Semplificazioni e il piano #Italiaveloce: 750 le opere attualmente bloccate, per oltre 60 miliardi di euro d’investimenti già programmati, mentre sono 130 le Grandi opere ritenute prioritarie dal governo Conte per circa 200 miliardi di euro d’interventi, e per 47 di queste fra autostrade, porti, strade ferrate, aeroporti ci sarà il commissariamento. Un elenco “aperto”, quello delle realizzazioni ricadenti sotto la disciplina dell’articolo 9 – appunto quello in materia di commissariamenti governativi – che però, stando al provvedimento che ha ricevuto il “disco verde” la notte di lunedì 6 giugno, include pure il completamento del Terzo Megalotto della Statale “106” jonica Reggio-Taranto e l’accessibilità ferroviaria all’hub aeroportuale di Lamezia Terme.  

Guardando all’elenco complessivo dei 130 cantieri in via di sblocco col  dl Semplificazioni e non le sole 47 da commissariare d’urgenza, c’è dentro pure l’Alta velocità sull’ “A2 – Autostrada del Mediterraneo”.

Guardando all’elenco complessivo dei 130 cantieri in via di sblocco col  dl Semplificazioni e non le sole 47 da commissariare d’urgenza, c’è dentro pure l’Alta velocità sull’ “A2 – Autostrada del Mediterraneo”.

Per mole di denaro pubblico messo in campo e, ovviamente, per tema la decisione non poteva lasciare indifferente il panorama politico locale e nazionale. La cui intersezione, per il Movimento Cinquestelle, ha declinato l’idea di un intergruppo parlamentare con un obiettivo molto specifico, il rilancio delle infrastrutture della Calabria jonica, promosso dalla deputata pentastellata Elisabetta Barbuto, componente della Commissione Trasporti della Camera. Obiettivo di questa sorta di “tavolo” aperto a tutti i deputati e senatori calabresi «di qualunque schieramento» sarebbe innanzitutto assicurare ai cittadini della nostra regione «il diritto a una mobilità sicura e adeguatamente rapida verso tutte le zone del nostro Paese», il che automaticamente andrebbe a puntellare il gracile sistema imprenditivo della fascia costiera jonica della Calabria, «non essendo più tollerabile questa situazione di carenza di strutture e servizi che ci condanna, inevitabilmente, all’isolamento».

Strategico, evidentemente, il completamento del Terzo Megalotto della “106”, sul quale l’intergruppo vorrà – si spera – accendere i fari di una “vigilanza” strettissima: il nastro d’asfalto da 38 km, tutti nel Cosentino, che collegherà Sibari a Roseto Capo Spulico vanta un importo da un miliardo e 300 milioni di euro e occuperà 1.500 addetti. Un megalotto cruciale per lo sviluppo dell’area che ha come faro il nuovo Comune unico di CoriglianoRossano e per sovvertire, più in genere, l’«atavico abbandono» dell’area jonica calabrese, ma che al contempo vedrà significativi interventi di valorizzazione del territorio in chiave turistica.
Il ministro a Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli ha consegnato il cantiere al consorzio Sjrio (Astaldi + Salini Impregilo) giusto il 19 maggio scorso: se il cronoprogramma sarà rispettato, il tracciato sarà completato per l’agosto del 2026, anche a causa di peculiari caratteristiche tecniche fra le quali la prevista realizzazione di quattro nuovi svincoli, tre gallerie naturali e 11 artificiali, 15 tra ponti e viadotti.

L’altra big chance la vede all’orizzonte proprio la Barbuto, avendo la Commissione Trasporti della Camera appena licenziato un parere rispetto all’utilizzo dei fondi Pon Infrastrutture e reti 2021/2027 ai fini della velocizzazione ed elettrificazione della linea ferroviaria jonica e per lo studio di fattibilità volto a un possibile raddoppio della linea, come pure per lo studio di fattibilità dell’ipotetico completamento della dorsale ferroviaria jonica fino a Reggio Calabria: opera che permetterebbe di «valorizzare e collegare i porti di Crotone e Corigliano col porto di Gioia Tauro».

Ma l’intergruppo parlamentare promosso dalla Barbuto non è l’unico elemento degno d’attenzione, rispetto a quanto mosso o scaturito dal dl Semplificazioni. Per esempio, nelle stesse ore in cui rilasciava i suoi commenti in materia («Le opere non si bloccano perché sono lente le gare, ma perché sono lenti i tempi della politica e i processi autorizzativi che le precedono»), il

commissario nazionale Anac Michele Corradino in realtà preparava le valigie: ha appena lasciato l’Autorità nazionale Anticorruzione già guidata da Raffaele Cantone – tornato all’ufficio Massimario della Corte di Cassazione – per fare ritorno a Palazzo Spada, prestigiosa sede del Consiglio di Stato, dove ha i galloni di presidente di Sezione. Ed è inutile dire quanto gli organi che si occupano di corruzione abbiano avuto e abbiano tuttora a che fare con la Calabria… «Ho deciso di rientrare in magistratura in coincidenza con la scadenza naturale del mandato, anche se – rileva il diretto interessato, non lasciando particolari indizi sulla matrice della propria decisione – l’Anac è prorogata per via della mancata nomina dei nuovi componenti».

Volendo poi restare, sotto altro profilo, sul versante della legalità l’altra cosa che interessa la Calabria in maniera particolare è un’altra disposizione del dl Semplificazioni, coralmente criticata a dispetto del suo intento “velocizzatore”: non ci saranno gare d’appalto per opere il cui importo sia sotto i 150mila euro. Un «trampolino di lancio per il Paese», giusto per citare il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, che però potrebbe incarnare un enorme rischio-infiltrazioni mafiose, specialmente per quanto concerne i pervasivi, potentissimi clan della ‘ndrangheta, peraltro muniti di una liquidità che nessuna crisi-Covid19 pare essere in grado d’intaccare minimamente.

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