Di Carmen Mirarchi – La paternità estrema, il rapporto ricco di contraddizioni fra un padre e un figlio disabile, questo è Zigulì. Lo spettacolo è stato portato in scena da Francesco Colella ieri sera al Teatro al Comunale di Catanzaro. L’attore catanzarese solo sul palcoscenico ha dato vita ad un dialogo tra lui, padre, e suo figlio che lo aggredisce, lo bacia, lo accarezza, lo lecca.
Un personaggio, quello del figlio disabile, che in scena lo spettatore può immaginare grazie alla mimica e alle capacità di un Colella che davvero ha dato per l’ennesima volta prova di capacità di interpretazione davvero magistrali. L’emozione trasmessa dallo spettacolo era visibile sui visi dei tanti spettatori del Comunale che hanno dedicato all’attore catanzarese una vera ovazione. Zigulì è uno spettacolo che nasce dal libro “Zigulì” di Massimiliano Verga e racconta in maniera intima la disabilità vista con gli occhi d un genitore. Un uomo che in maniera pungente va a toccare e a stravolgere i luoghi comuni.
Un personaggio, quello del figlio disabile, che in scena lo spettatore può immaginare grazie alla mimica e alle capacità di un Colella che davvero ha dato per l’ennesima volta prova di capacità di interpretazione davvero magistrali. L’emozione trasmessa dallo spettacolo era visibile sui visi dei tanti spettatori del Comunale che hanno dedicato all’attore catanzarese una vera ovazione. Zigulì è uno spettacolo che nasce dal libro “Zigulì” di Massimiliano Verga e racconta in maniera intima la disabilità vista con gli occhi d un genitore. Un uomo che in maniera pungente va a toccare e a stravolgere i luoghi comuni.
Ci vuole forza per essere padre di un bimbo disabile, capacità di comprendere i gesti di amore di un figlio “diversamente abile”. Proprio sui termini con cui le persone disabili vengono etichettate interviene questo padre. Può una parola definire una persona che ha tanto dentro ma non può esprimerla se non con gesti che possono sembrare irruenti ed incomprensibili a molti? La scena di apre con l’immagine di quest’uomo che raccoglie i giochi lasciati per casa da suo figlio a cui parla in maniera semplice e dura. Non gli risparmia parole forti. Cosa si è perso nella vita per questo figlio? A cosa ha rinunciato? A queste domande lo spettacolo risponde in maniera dura e reale. Quanto può un uomo sopportare il dolore di un figlio disabile, cieco ma senza il quale il padre non riesce a vivere.
“Ho pensato di ucciderti. Ho pensato di uccidermi”, sono dure le parole del padre sconvolto da una vita di urla e difficoltà. Ma poi è lo stesso figlio che con la sua anima e magari anche con un solo gesto trasforma tutto regalando all’uomo emozioni intense. Sul finale una lettera del padre agli altri figli in cui chiede prendersi cura del loro fratello disabile “Fatelo per me’ dice. Un padre che ha paura del futuro di un figlio che non può nemmeno prendere un treno da solo, perché la maggior parte non hanno entrate in cui passano le carrozzine.
La grandezza espressiva di Colella che anche quest’anno il teatro Comunale ha voluto nel giorno del suo compleanno. Sono due anni del teatro che è ormai il “centro del centro storico ” Festa migliore davvero non poteva esserci!