Università Catanzaro, Fp-Cgil: “Su scuole avevamo dato l’allarme”

“In tempi non sospetti, abbiamo allarmato l’universo-mondo sui rischi che incombevano sulle nostre scuole di specializzazione. Le reazioni del mondo politico ed accademico sono state piuttosto variegate, alcune improntate allo scetticismo, altre caratterizzate dall’accusa di creare allarmismo… Beh, visti i risultati non vorremmo si pensasse che siamo noi a portare sfortuna”. Lo scrive, in una nota, la Fp-Cgil in riferimento all’ateneo di Catanzaro. “Abbiamo evidenziato – si legge nel documento – che l’Azienda Ospedaliera Universitaria Mater Domini mancava (e manca) di un progetto assistenziale. Il motivo principale per cui le scuole cadono come birilli è legato alla mancanza dei requisiti assistenziali. In una prima tornata (circa due anni fa), per dirla nel gergo del bowling, il Ministero ha fatto strike facendone cadere 9 (3 bocciate direttamente dal Ministero, 6 bocciate a priori, ovvero per esse l’Università di Catanzaro non ha neanche presentato la domanda di accreditamento). Adesso il Ministero fa di nuovo strike facendone cadere altre 6, peraltro si primaria importanza. Usiamo questa amara ironia non certo per compiacimento ma per esprimere tutta la rabbia e la disillusione verso la crisi di una Università alla quale teniamo profondamente e sentiamo di appartenere per diritto di nascita.

Eravamo noi studenti, disorientati ma entusiasti, nelle aule del Consorzio Universitario, quando la neonata facoltà di Medicina emetteva i primi vagiti, pur senza avere un ospedale di riferimento. Grandi – prosegue la nota – furono le aspettative quando finalmente la facoltà di medicina ebbe come ospedale di riferimento l’ex Villa Bianca: erano quelli tempi pioneristici in cui trovare un’aula libera era un azzardo quotidiano oppure per fare l’anamnesi ad un paziente dovevi metterti in fila ed aspettare il tuo turno. Eppure, nonostante le mille difficoltà studenti e docenti erano carichi di speranza, convinti che con il passare del tempo questa facoltà si sarebbe fortificata ed affermata. Il momento propizio era arrivato nel 2006: la facoltà di medicina si trasferiva finalmente dall’ex Villa Bianca al magnifico Ospedale di Germaneto! Nessuno poteva pensare che proprio da allora sarebbe cominciata la crisi… La nuova sede ospedaliera di Germaneto era grande, anzi immensa e proprio per questo andava riempita di contenuti. L’attività assistenziale avrebbe dovuto moltiplicarsi per far fronte agli aumentati costi di gestione ed alle aspettative della comunità calabrese”.

Eravamo noi studenti, disorientati ma entusiasti, nelle aule del Consorzio Universitario, quando la neonata facoltà di Medicina emetteva i primi vagiti, pur senza avere un ospedale di riferimento. Grandi – prosegue la nota – furono le aspettative quando finalmente la facoltà di medicina ebbe come ospedale di riferimento l’ex Villa Bianca: erano quelli tempi pioneristici in cui trovare un’aula libera era un azzardo quotidiano oppure per fare l’anamnesi ad un paziente dovevi metterti in fila ed aspettare il tuo turno. Eppure, nonostante le mille difficoltà studenti e docenti erano carichi di speranza, convinti che con il passare del tempo questa facoltà si sarebbe fortificata ed affermata. Il momento propizio era arrivato nel 2006: la facoltà di medicina si trasferiva finalmente dall’ex Villa Bianca al magnifico Ospedale di Germaneto! Nessuno poteva pensare che proprio da allora sarebbe cominciata la crisi… La nuova sede ospedaliera di Germaneto era grande, anzi immensa e proprio per questo andava riempita di contenuti. L’attività assistenziale avrebbe dovuto moltiplicarsi per far fronte agli aumentati costi di gestione ed alle aspettative della comunità calabrese”.

Invece, continua la Fp-Cgil, “in questi anni abbiamo assistito ad un triste vivacchiare: la chiusura del Polo Oncologico, la mancata istituzione del Pronto Soccorso solo per dirne alcune non compensate evidentemente dai buoni risultati raggiunti in alcuni settori. Nel mentre si andava appalesando una crisi profonda con l’azienda ospedaliera Mater Domini che annega nei debiti (peraltro ancora non ben certificati), che ha il record (negativo!) italiano di ritardo nel pagamento dei fornitori, che non riesce a stabilizzare il proprio personale, costringendo i precari ad andarsene verso altri lidi e obbligando realtà assistenziali quali l’oncologia quasi a chiudere i battenti per mancanza di medici, con una evidente incapacità gestionale rimarcata dall’assenza di molti istituti contrattuali che ivi, forse unico caso in Italia, non riescono a trovare la loro naturale applicazione.

Non basterà la pure auspicabile e necessaria integrazione con l’azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio: essa non risolverà di colpo le criticità che attanagliano l’azienda Mater Domini anzi rischierà di trascinare nel baratro dei debiti e dell’inefficienza anche l’altra azienda. Le integrazioni non si fanno solo attraverso norme e codicilli ma si realizzano compiutamente per mezzo di strategie e progetti che permettano all’ospedale di Germaneto di avere un suo ruolo nel panorama sanitario regionale e di portare in dote, all’imminente matrimonio, know how e talenti senza fichi secchi! Tuttavia l’aspetto più grave di questa crisi è stata l’incapacità di sviluppare un’assistenza che sia di reale supporto alla didattica ed alla ricerca. Pertanto quanto successo alle scuole di specializzazione non deve meravigliare nessuno: non è colpa del “famigerato” MIUR (Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica) che applica gli stessi parametri previsti per tutte le scuole di specializzazione d’Italia e non è neanche colpa di quei menagramo della CGIL che hanno tentato ripetutamente invano (sigh) di lanciare l’allarme”.

Tutto questo, secondo il sindacato, “è il portato della classica situazione gattopardesca che ha visto coinvolti i vertici delle istituzioni calabresi: la Regione, che non ha mai insediato l’Osservatorio Regionale sulle Scuole di Specializzazione e che se la prende , in maniera grottesca, con l’Osservatorio Nazionale sulle scuole di Specializzazione, l’Università (anche se le responsabilità partono da lontano e non sarebbe giusto farle risalire solo agli attuali vertici, i quali, comunque non ci pare abbiano fatto molto per invertire la rotta) che non ha capito per tempo che il contesto stava irreversibilmente cambiando e non si è impegnata a fondo per pretendere un rilancio dell’assistenza e, last but not least, i vertici dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Mater Domini che sono i responsabili delle gravi carenze assistenziali che si sono radicate negli anni.

Proprio per questo la scelta dei nuovi vertici dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Mater Domini dovrà avvenire nel segno della discontinuità evitando, ancora una volta situazioni gattopardesche per le quali, a queste latitudini siamo (ahinoi!) famosi nel mondo. Si cambino uomini se veramente si vuole offrire una nuova prospettiva – è la richiesta della Cgil -mettendo da parte quanti, con evidenti responsabilità, hanno gestito il disastro in cui versiamo”.

Redazione Calabria 7

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