di Gabriella Passariello- Si conclude con due assoluzioni il primo capitolo giudiziario, per due imputati, giudicati con rito abbreviato, coinvolti nell’inchiesta Urbi et Orbi” che ha portato il 12 ottobre dell’anno scorso i carabinieri della sezione di Polizia giudiziaria della Procura di Catanzaro a notificare 4 provvedimenti cautelari, uno dei quali agli arresti domiciliari, un altro al divieto di dimora e due misure interdittive, svelando un sistema clientelare, dove la cosa pubblica sarebbe stata piegata ad interessi personali, diventando una sorta di merce di scambio (LEGGI QUI). Il gup Alfredo Ferraro ha scagionato con formula ampia, perché il fatto non sussiste Antonio Notaro, 58 anni, di Palermiti, titolare dell’omonima ditta e nipote di Domenico Notaro, già sindaco di Palermiti, difeso dal legale Vittorio Ranieri (così come richiesto dal pubblico ministero) e per Davide Lamanna, 48 anni, di Catanzaro, dipendente di Esi Sud srl, codifeso dai legali Simone Rizzuto e Andrea Gentile (rispetto al quale, invece, il pubblico ministero Graziella Viscomi aveva invocato la condanna a 4 anni di reclusione, più pene accessorie). Ha vinto la linea difensiva che ha insistito per l’assoluzione dei suoi assistiti per insussistenza dei fatti contestati che vanno a vario titolo dall’abuso di ufficio in concorso, alla corruzione propria e alla turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Altri undici imputati, tra amministratori, tecnici comunali, professionisti e imprenditori, coinvolti nella stessa inchiesta sono già stati rinviati a giudizio il 12 marzo scorso (LEGGI QUI) e l’udienza dibattimentale inizierà il prossimo 11 febbraio.
L’inchiesta e le “carte false” per gli amici
Un’ inchiesta che ruota intorno ad un giro di appalti affidati agli amici, in base ad accordi raggiunti via telefono e alle utilità che ne potevano derivare, incarichi aggiudicati per ottenere visite mediche gratuite o il posto assicurato in azienda per sistemare il figlio, dove il dominus per investigatori e inquirenti è Ubaldo Valentino, che risponde di ben 14 ipotesi di accusa e che ha optato per il rito ordinario. Sarebbe stato lui ad affidare incarichi direttamente, senza un regolare bando di gara, falsificando atti per favorire gli amici, “inventando” di aver tenuto conto di altri preventivi, prima di affidare quel determinato mandato al privilegiato di turno. E sarebbe stato sempre lui ad archiviare un procedimento amministrativo avviato per accertare un abuso di ufficio, avvantaggiando persone dalle quali aveva a sua volta ricevuto molteplici incarichi, favori elargiti sempre e comunque per ricevere un proprio tornaconto personale.
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