Us Catanzaro, quando una sconfitta si trasforma in preoccupante umiliazione

Antonio Calabro catanzaro

di Antonio Battaglia – Una lezione di calcio. La Ternana che diventa professoressa e mette il Catanzaro dietro la lavagna. Ineccepibile, bellissima e vincente, da far accapponare la pelle. Una sorta di bomba atomica, che esplode in campo e spazza via tutti i giocatori giallorossi che provano a fronteggiarla.

In casa Catanzaro diventa difficile analizzare un’umiliazione così. La diagnosi più accreditata è ricollegabile soprattutto a un’errata disposizione tattica iniziale, che ha lasciato campo libero in maniera spropositata alle iniziative dei padroni di casa. Calabro, per sua stessa ammissione, ha sbagliato strategia. Affrontare la Ternana cercando di imporre il proprio gioco con un discutibile 3-4-1-2 equivale a sfidare in velocità una Ferrari con un’utilitaria. Difesa che fa acqua da tutti i pori, marea di palloni persi a centrocampo, poca spinta degli esterni, attacco impalpabile. 

In casa Catanzaro diventa difficile analizzare un’umiliazione così. La diagnosi più accreditata è ricollegabile soprattutto a un’errata disposizione tattica iniziale, che ha lasciato campo libero in maniera spropositata alle iniziative dei padroni di casa. Calabro, per sua stessa ammissione, ha sbagliato strategia. Affrontare la Ternana cercando di imporre il proprio gioco con un discutibile 3-4-1-2 equivale a sfidare in velocità una Ferrari con un’utilitaria. Difesa che fa acqua da tutti i pori, marea di palloni persi a centrocampo, poca spinta degli esterni, attacco impalpabile. 

La lezione della Ternana

Poche idee e troppi errori. La sconfitta capita a tutti, ma qui siamo molto al di là. Quella del “Liberati” è un’umiliazione. Un cinque a uno è difficile da sopportare comunque lo si veda. Infastidisce chi vince, perché esce imbarazzato, come se si fosse scagliato sul corpo di un avversario già abbondantemente surclassato. Sconcerta, soprattutto, chi perde: quindici minuti di coraggio (e fortuna) a ridosso dell’intervallo non possono bastare in una contesa che avrebbe meritato certamente più impegno. 

ll pacchetto arretrato era, a detta stessa di Calabro, il primo reparto da rifondare. E invece ci si ritrova a lamentarsi dell’assenza di un vero difensore che sappia impostare la manovra. Il Catanzaro avrebbe molte cose da imparare dopo la lezione di calcio a tinte rossoverdi: l’ardore che il team di Lucarelli ha messo in campo dopo un poker sul gobbone, le Aquile difficilmente lo avrebbero mostrato. A scanso di equivoci, basti pensare alle vittorie casalinghe arrivate “tra mille rischi” contro Paganese e Foggia.

Mancanza di identità

Dunque, se il match di ieri era dai più considerato la “prova del nove”, la prestazione e il risultato finale azzerano ogni tentativo di salvare il salvabile, certificando in maniera netta la differenza che in questo momento vige tra il Catanzaro e le vere corazzate del girone. Non sul piano della qualità, ma dell’identità tattica che ancora oggi manca quasi completamente.

Per Calabro adesso arriva il compito più difficile: ricaricare la squadra e ritrovare le idee. Mercoledì contro il Palermo urge subito un segnale per dimostrare che quanto accaduto è solo uno sfortunato, quanto straziante, incidente di percorso. Sarà necessario trovare buone soluzioni nel minor tempo possibile per tenere alto l’agonismo e una classifica che, altrimenti, rischierebbe di compromettersi anzitempo. 

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