Usura, imprenditore costretto a pagare 8mila euro al mese: condannati due lametini

Uno degli imputati nel corso del processo avrebbe offerto del denaro alla vittima per ritrattare le accuse a suo carico innanzi al giudice

di Maria Teresa Improta – Avrebbe offerto del denaro alla vittima di usura per ritrattare le accuse a suo carico innanzi al giudice. L’imprenditore Antoio Pettinato costretto a lasciare la Calabria per trasferirsi altrove dopo il tracollo delle proprie attività, sarebbe stato avvicinato dal 48enne Giuliano Caruso di Lamezia Terme. Nel 2019, in momenti diversi, gli avrebbe intimato di dichiarare, nel corso del dibattimento in cui risultava imputato per usura ai suoi danni insieme al ragioniere lametino 61enne Gianfranco Antonello Muraca, circostanze non rispondenti al vero, invitandolo a non costituirsi come parte civile. In cambio l’imprenditore avrebbe ottenuto l’annullamento del debito da 180mila euro che ritenevano ingiustamente di vantare nei suoi confronti. Oltre a ciò avrebbero promesso di provvedere a sostenere tutte le spese di viaggio per raggiugere il Tribunale di Lamezia Terme, e fornirgli assistenza legale gratuita da parte di un avvocato che si sarebbe occupato di seguire il processo.

Il rifiuto della vittima

Il rifiuto della vittima

Pettinato, difeso dal legale di fiducia Michele Gigliotti del Foro di Catanzaro, non accettò l’accordo. Anzi. Si è costituito parte civile chiedendo il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali per un totale di 3 milioni di euro. La vicenda, oggi conclusasi con la pronuncia del giudice Rossella Prignani del Tribunale di Lamezia Terme che ha condannato Caruso a una pena di 2 anni e 8 mesi e Muraca a 1 anno e 4 mesi con una provvisionale per la parte civile pare a 50mila euro, nasce da un iniziale prestito di 250mila euro. La somma che però Pettinato avrebbe dovuto restituire (con un tasso usuraio del 27,60%) era  di ben 414mila euro mascherata come “Contratto di associazione in partecipazione” agli utili della società Eurotrasporti Pettinato. La vittima e i suoi familiari avrebbero dovuto versare a Caruso 5.750 euro al mese per sei anni oltre a pagare una polizza sulla vita per 12 anni sempre a beneficio di Caruso di circa 3mila euro. Ottomila euro al mese che hanno portato l’imprenditore al tracollo.

Le richieste di denaro

Un turbinio infinito di richieste di denaro ai danni di Pettinato, già in precarie condizioni economiche, scoperto a seguito delle indagini della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, nonostante la veste legale dietro la quale si era tentato di mascherare l’usura. Un vortice originato dal versamento di 5 assegni circolari da 50mila euro ciascuno a favore dell’imprenditore in difficoltà che, per poter continuare a lavorare, accettò che tale somma confluisse in una nuova società: la Eurotrasporti. Un’impresa rivelatasi fallimentare e che portò Pettinato a non percepire il proprio stipendio per due anni, saldando con ritardo le spettanze di fornitori e operai pur di garantire gli 8mila euro mensili promessi ai propri usurai. Quando informò Caruso e Muraca di non essere più in grado di pagare, i due ridussero l’importo mensile preteso arrivando a 2.820 euro, ma fecero lievitare il numero delle rate da versare da 72 a 120. Una gogna che sarebbe dovuta durare altri 10 anni, il tutto con regolari contratti registrati all’Agenzia delle Entrate lametina. Sul tentativo di far ritrattare la vittima il processo è stato aggiornato al prossimo 12 gennaio 2022 innanzi al Tribunale monocratico di Lamezia Terme.

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