Vendemmia al carcere di Catanzaro. Detenuti bonificano l’area

La vendemmia è una fase della stagione agricola caratterizzata da un indiscusso fascino: è stata spesso rappresentata nell’arte, nel cinema, nella letteratura, come il momento in cui si raccolgono insieme i frutti di un percorso di lavoro in comune. Un significato che è stato evidente anche il primo ottobre, nel carcere di Siano a Catanzaro, durante la raccolta dell’uva da vino prodotta dalla vigna coltivata dai detenuti.

L’agricoltura come terapia

L’agricoltura come terapia

“L’agricoltura ha fatto parte sia dell’attività trattamentale che dell’attività specificamente ergoterapica dei ristretti con problemi psichiatrici” ha affermato la direttrice della Casa circondariale di Catanzaro, Angela Paravati “e il nostro istituto ha avviato un rapporto di collaborazione con l’azienda vitivinicola Dell’Aera, di Soveria Simeri, che ha dato la disponibilità a trasformare quest’uva di ottima qualità in bottiglie di buon vino: un particolare ringraziamento va a Matteo e al suo staff”. L’obiettivo è che queste esperienze possano essere un importante volano per creare opportunità di lavoro per i detenuti: è stata bonificata un’area molto grande grazie al lavoro dei detenuti, sotto la guida dell’assistente capo coordinatore Francesco Cosentino. La superficie sarà destinata alla coltivazione dell’uva da vino e l’idea è creare lì uno sbocco lavorativo per le persone la cui pena è in corso, le quali presso il carcere di Catanzaro hanno anche la possibilità di frequentare l’istituto tecnico agrario. E’ fondamentale che il percorso di rieducazione abbia come esito la possibilità di avere un lavoro onesto, e la tradizione vitivinicola calabrese non va sottovalutata.

Simbolo di rinascita

L’azienda Dell’Aera si estende su una superficie di circa 20 ettari e si occupa da generazioni della trasformazione delle uve. I vigneti occupano un territorio rurale a circa 350 metri sul livello del mare, a pochi chilometri da Catanzaro. Insomma, in una realtà come quella calabrese, colpita dalla disoccupazione e dalla desertificazione demografica, uva e vino possono dare ancora lavoro. E forse potranno dare una chance anche a chi sta svolgendo un percorso di reinserimento nel carcere di Siano. E’ simbolico anche il periodo in cui avviene la raccolta dell’uva: tra settembre e ottobre, quando, dopo l’estate, tutti ricominciano a lavorare e a studiare, con rinnovata voglia. La finalità rieducativa della pena, prevista dall’articolo 27 della nostra Costituzione, sta tutta qui: nel dare la possibilità di ricominciare. Una possibilità che va cercata, e che forse può essere trovata anche in un grappolo d’uva.

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