Vengo solo per servire. Il motto episcopale scelto da monsignor Schillaci

“Ministrare non ministrari”(Mt 20,28 ). “Non per essere servito, ma per servire”. Sono tratte dal Vangelo di Matteo le parole del motto episcopale adottato da monsignor Giuseppe Schillaci, vescovo eletto di Lamezia Terme,  laddove l’Evangelista cita le parole di Gesù quando identifica il ruolo fondamentale del “Figlio dell’uomo” mandato dal Padre “non per essere servito ma per servire”. La madre di Giacomo e di Giovanni, figli di Zebedeo, chiede un posto di onore per i figli nel Regno di Dio.  Nelle parole di Gesù ai suoi discepoli si inscrive ogni ministero all’interno della Chiesa, comunità di fratelli e sorelle, che si servono gli uni gli altri, e tra i quali chi ha autorità è servo di tutti i servi come il Cristo.

Lo stemma scelto Monsignor Schillaci è contraddistinto da uno scudo di foggia bucranica (rinascimentale), classico e frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica e una croce trifogliata in oro, gemmata con cinque pietre rosse che richiamano le Cinque Piaghe di Cristo. La torre che campeggia nello scudo ha qui più significati: vuole ricordare il paese di origine di Mons. Schillaci, Adrano, località dell’entroterra catanese, nel cui centro storico si erige una torre normanna dell’XI secolo e, nel contempo, richiama la città di Lamezia nel cui stemma appare la torre, nota come la torre di Malta. In araldica la torre è simbolo di protezione in quanto, nei tempi antichi, era l’ultimo edificio fortificato in cui gli abitanti del castello trovavano rifugio una volta che il nemico era penetrato nella corte; essa qui assume anche un significato mariano: è Maria, la “Turris eburnea” delle Litanie lauretane, alla cui materna protezione Mons. Schillaci affida il suo nuovo ministero pastorale.

Lo stemma scelto Monsignor Schillaci è contraddistinto da uno scudo di foggia bucranica (rinascimentale), classico e frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica e una croce trifogliata in oro, gemmata con cinque pietre rosse che richiamano le Cinque Piaghe di Cristo. La torre che campeggia nello scudo ha qui più significati: vuole ricordare il paese di origine di Mons. Schillaci, Adrano, località dell’entroterra catanese, nel cui centro storico si erige una torre normanna dell’XI secolo e, nel contempo, richiama la città di Lamezia nel cui stemma appare la torre, nota come la torre di Malta. In araldica la torre è simbolo di protezione in quanto, nei tempi antichi, era l’ultimo edificio fortificato in cui gli abitanti del castello trovavano rifugio una volta che il nemico era penetrato nella corte; essa qui assume anche un significato mariano: è Maria, la “Turris eburnea” delle Litanie lauretane, alla cui materna protezione Mons. Schillaci affida il suo nuovo ministero pastorale.

Nel “capo” dello scudo, posizione privilegiata, troviamo il libro della Parola di Dio, l’Alpha e l’Omega, il Principio e la Fine; la verità rivelata a noi giunta con la Sacra Scrittura, è l’alto tramite di conoscenza del progetto di salvezza che il Padre ha preparato per noi. L’oro è il primo tra i metalli nobili, simbolo quindi della prima tra le Virtù teologali, la Fede, grazie alla quale possiamo attingere con filiale osservanza alla verità che promana dalla Sacra Scrittura. Il rosso è il colore dell’amore e del sangue: l’amore intenso e assoluto del Padre che invia il Figlio a versare il proprio sangue per noi.

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