Il Comandante del II Reparto Investigativo del Ros, colonnello Massimiliano D’Angelantonio ha commentato la cattura del latitante Pasquale Bonavota. “Gli ultimi giorni sono stati particolarmente importanti per l’attività investigativa che a Genova erano rivolte anche nei confronti della moglie del latitante Pasquale Bonavota. Un nostro dispositivo l’aveva agganciata e pedinata anche in territorio francese – ha spiegato D’Angelantonio come riporta LaPresse – Avevamo la sensazione che potesse esserci un incontro per cui grazie a un complesso dispositivo tecnico siamo riusciti a coprire meglio il circuito e abbiamo individuato una ristretta area di Genova dove ritenevamo che il latitante fosse presente. Questa mattina durante una serie di verifiche abbiamo localizzato il latitante all’interno di una Chiesa, è stato fermato mentre stava pregando”.
Il covo del latitante
Il covo del latitante
Molto smagrito e dimesso rispetto alle foto di identificazione diffuse, Bonavota è stato rintracciato dopo un pedinamento nel centro storico. Perquisito anche il suo appartamento nel quartiere di San Teodoro, dove sono stati trovati 20mila euro in contanti, almeno 4 carte d’identità, diversi abbonamenti del bus e una decina di cellulari, come riporta Genova Today. A portare i carabinieri all’identificazione è stata un’attività di indagine sulla cerchia di contatti del boss, in particolare sulla moglie, un’insegnante residente a Sampierdarena. “Era da solo, in raccoglimento, nulla ci fa pensare che dovesse incontrare qualcuno o fare altro rispetto a quello che lo abbiamo visto fare”, ha commentato il comandante provinciale dei carabinieri di Genova Gerardo Petitto. “Ha esibito un documento falsificato intestato a una persona di Sant’Onofrio, in provincia di Vibo Valentia, ma è stato riconosciuto subito”.