di Giovanni Bevacqua – Il 20 settembre oltre 50 milioni di italiani sono chiamati a esprimersi sul referendum costituzionale relativo al taglio dei parlamentari. Voluto con forza dal Movimento 5 Stelle, si pone l’obiettivo di ridurre sensibilmente il numero di deputati e senatori in carica al Governo. Abbiamo quindi fatto un giro tra la gente per provare a capire le idee del popolo. Ma è bastato davvero poco per capire che buona parte degli intervistati non aveva ben chiare le motivazioni alla base del voto: “Sinceramente non si è capito molto su cosa si voglia fare. Non è chiaro se il taglio dei parlamentari può rappresentare davvero un’agevolazione a livello economico o se è meglio averne di più per avere più partecipazione, soprattutto a livello regionale”. Un disorientamento abbastanza comune. “Ritengo che al momento ci sia ancora molta confusione – ci dicono – e che si faccia solo propaganda sia da una parte che dall’altra. Per quanto mi riguarda sarà una decisione dell’ultimo minuto”.
Facciamo chiarezza: deputati
Facciamo chiarezza: deputati
Il 20 settembre si verrà chiamati al voto per esprimere favore positivo o negativo in merito alla modifica di 3 articoli della Costituzione italiana.
Nello specifico parliamo dell’articolo 56, con una riduzione del numero dei deputati della Camera da 630 a 400 e della circoscrizione estero con riduzione dei deputati da 12 a 8.
Segue l’articolo 57, con una riduzione del numero dei senatori da 315 a 200 e della circoscrizione estero da 6 a 3. Nella partita si vuole portare a 3 il numero minimo di senatori rappresentativi di ogni regione e non più 7 come attualmente previsto.
Senatori a vita
Infine l’articolo 59 con una riduzione a 5 del numero di senatori a vita che il presidente della Repubblica può nominare.
La voce del popolo
Ma non manca chi sembra avere le idee abbastanza chiara sulle proprie intenzioni: “In questo momento, con tutte le problematiche che ci sono, ritengo il taglio dei parlamentari una questione in secondo piano. Ci sono tante altre cose più importanti da fare. Soprattutto con l’imminente apertura delle scuole preferirei capire cosa faranno i nostri figli e come dovremo comportarci”.
Un pensiero che si contrappone a chi si dice “sinceramente più propenso per la qualità che per la quantità”.
Ma i pareri si susseguono e c’è chi dichiara apertamente dove metterà la crocetta, anche se non mancano i dubbi: “Io propenderei per il sì anche se c’è da dire che non c’è stata molta chiarezza al riguardo. Sono state date informazioni troppo diluite e poco chiare. Alcuni dicono che il ‘sì’ ridurrà i costi di 100 milioni altri che saranno solo 60 milioni”. “D’altro canto – continua – si parla di un parlamento diluito e quindi di bassa rappresentatività. Ovvero sarebbero di meno i parlamentari delle singole regioni. Quindi confermo il mio orientamento verso il ‘sì’ ma con tante riserve”.
A concludere: “Taglio dei parlamentari sì perché ci sarebbe una riduzione dei costi per il nostro Paese che attualmente sta attraversando una fase particolarmente delicata. Avremmo risorse economiche in più anche per affrontare l’attuale momento covid. E soprattutto da parte dei cittadini ci sarebbe più facilità nel controllare l’operato dei propri rappresentanti”.