Verso le Primarie del Pd, Elly Schlein è certa di vincere: “O si cambia o si muore”

Il vicepresidente dell'Emilia Romagna: "La vecchia nomenklatura dietro di me? È un'affermazione sessista, tipica di una società patriarcale"
Elly Schlein

Giorgia Meloni “sarà una ennesima delusione per chi l’ha votata. La destra non è cresciuta, ha sempre i suoi dodici milioni di elettori che si sono affidati prima a Berlusconi, poi a Salvini e ora a Meloni. Nonostante siano divisi. Sta a noi fare esplodere quelle contraddizioni”. Lo dice la candidata alla segreteria del Partito Democratico, Elly Schlein – ieri a Catanzaro (LEGGI), in una intervista al Corriere della Sera.

Le divisioni interne

Le divisioni interne

Riguardo alle divisioni all’interno dell’opposizione, Schlein sottolinea che “noi tutti abbiamo il dovere di costruire l’alternativa al governo più di destra della storia Repubblicana. Ma prima occorre che il Pd risalga. Cambiando tutto: volti, visione e metodo: non serve cambiare solo i nomi tenendosi il metodo sbagliato. Basta con la cooptazione. Apriamoci alle donne, ai giovani, alle energie migliori. Scegliamo i nuovi dirigenti in base alla competenza, non alla fedeltà”.

“Una affermazione sessista”

In risposta a chi dice che dietro di lei ci sia la vecchia nomenklatura del partito, da Franceschini a Bettini, Schlein taglia corto: “È una affermazione sessista, tipica di una società patriarcale, per cui se una donna si fa strada dev’essere sempre strumento di qualcun altro. Serve una rottura, una cesura netta con il passato. Preferisco cento volte i dirigenti che hanno capito che o si cambia o si muore, rispetto a quelli che accusano me e fingono di aver passato gli ultimi anni nei campi a raccogliere margherite, anziché nelle stanze dove si sono prese tutte le decisioni del partito, comprese le alleanze”. Infine, alla domanda se pensa di vincere al congresso, Schlein risponde: “Ne sono assolutamente certa. Lo sento. Avverto una mobilitazione incredibile. Lei non ha idea di quanta gente voglia partecipare”.

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