“Vertenza Sant’Anna Hospital? Una partita giocata sulla pelle dei malati e dei lavoratori”

La senatrice Granato e il vicepresidente nazionale del Codacons Di Lieto: "È ora di scacciare i mercanti dal tempio e attuare il dettato costituzionale"
Sant'Anna 04

“Una partita giocata sulla pelle dei malati e dei lavoratori. Così potrebbe sintetizzarsi l’affaire Sant’Anna Hospital, con gli operatori umiliati ed “usati” come scudi umani per continuare a garantire ad un privato l’accreditamento presso il Servizio sanitario regionale, mentre Longo ancora latita con il piano di fabbisogno dell’Asp di Catanzaro! Il decreto Calabria bis prevede la possibilità di assunzioni extra debito per 60 mln di euro per tre anni, per un totale di 180 milioni, ma ancora il commissario non ha mosso un dito. La Corte Costituzionale si è anche pronunciata perché lo Stato dia una squadra al Commissario, per questo è stata anche presentata una interrogazione parlamentare, ma anche a Roma evidentemente hanno di meglio da fare”. E’ quanto dichiarano in una nota Bianca Laura Granato, senatrice ed esponente del gruppo parlamentare L’Alternativa c’è, e il vicepresidente nazionale del Codacons Francesco Di Lieto.

“Stucchevole rincorsa a diventare sponsor del privato”

“Stucchevole rincorsa a diventare sponsor del privato”

“Intanto – continuano – mentre la sanità pubblica calabrese scivola sempre più in basso in caduta libera, da tempo assistiamo ad una stucchevole rincorsa ad indossare la maglia di sponsor del privato. Esponenti di ogni schieramento scendono in piazza per difendere la proprietà ed il “diritto” all’accreditamento. Ma l’accreditamento deve essere un atto consequenziale all’accertamento dei requisiti, non è un atto dovuto ai lavoratori, un cavillo burocratico, ma un atto dovuto ai pazienti che hanno diritto ad essere assistiti in sicurezza e ai contribuenti che hanno diritto a finanziare prestazioni rese da una struttura convenzionata perché idonea ad erogarle”.

“Salute merce da svendere”

I lavoratori – si legge – sono buoni solo come scudi umani, infatti in piazza, a favore del privato scende sia chi ha sempre dipinto la privatizzazione selvaggia come la panacea di tutti i mali, sia chi, con la scusa dei lavoratori, in concreto ha finito per tutelare gli interessi dei padroni, senza contare quelli che un giorno inneggiano a Gino Strada per regalare alla Calabria una sanità pubblica e l’altro plaudono al privato amico.
E così, grazie a complicità diffuse, abbiamo relegato la salute ad una “merce” da (s)vendere e su cui lucrare. Mentre sul servizio pubblico si fanno economie ormai insostenibili con tagli di posti letto e turnazioni massacranti per i lavoratori. Il lavoro pubblico quanto privato, se subordinato, è ad ogni livello diventato insostenibile.

Oggi, in questo sfacelo di commissari, generali, prefetti, Asp sciolte per mafia, debiti fuori controllo, imprenditori e prenditori, dovremmo ripensare alla riforma del ‘78. Quando il nostro paese pensò alla nazionalizzazione, assumendo la proprietà dei servizi sanitari; ritenendo che tutti gli operatori sanitari (ma proprio tutti) dovessero diventare dipendenti pubblici. La soluzione è quella di nazionalizzare il Sant’Anna, facendolo diventare pubblico. È ora di scacciare i mercanti dal tempio ed attuare il dettato costituzionale. La sanità non può essere una merce su cui far profitto e i lavoratori non possono essere utilizzati per derogare a regole che esistono a tutela anche di questi ultimi”.

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