Alla fine l’unica vera sorpresa l’ha riservata un altro prof, cioè Valerio Donato, che ha di fatto smentito di aver ritirato la candidatura rappresentando invece nel dibattito una posizione critica rispetto al percorso seguito fin qui. Per il resto l’enclave del Pd catanzarese riunitasi ieri ha confermato le previsioni dando il via libera, a maggioranza, alla candidatura a sindaco di Nicola Fiorita. Il professore universitario e leader di “Cambiavento”, dunque un esterno al partito, è in pole position per le Amministrative di primavera: se supererà gli altri passaggi su di lui punteranno non solo i dem ma anche i 5stelle e le altre sigle del “Nuovo Centrosinistra”.
L’accordo tra correnti nel Pd
L’accordo tra correnti nel Pd
Manca infatti, per il Pd, il placet della segreteria nazionale, ma il nome di Fiorita era già parso in netto vantaggio nel gradimento della nomenclatura dem (e anche nei movimenti che si collocano più a sinistra) rispetto a quello di Donato e degli altri due papabili, Fabio Guerriero e Aldo Casalinuovo. L’investitura, o quella che si aspirava fosse tale, è stata preceduta e sarà seguita da mugugni e distinguo: li avevano manifestati già ieri alcuni dirigenti locali (LEGGI QUI) e non mancheranno di arrivarne altri. Sembra però che il via libera dell’assemblea sia arrivato dopo una sorta di accordo non ufficiale su Fiorita tra alcune aree del Pd, in particolare quelle che fanno riferimento al deputato Antonio Viscomi e al consigliere regionale Ernesto Alecci. La corrente di quest’ultimo, “Base riformista”, punterebbe a conquistare la segreteria provinciale con Giusy Iemma e per Guerriero potrebbe magari spuntare un incarico di prestigio all’interno del Pd. Ma quando si tratta dei dem, specie in Calabria e specie a Catanzaro, non è mai così facile chiudere le partite e qualche sorpresa rispetto allo scenario cristallizzato, magari anche attraverso il passaggio romano, è sempre dietro l’angolo.
L’unità e il fattore tempo
Al di là dei mal di pancia, se la partita fosse invece chiusa Fiorita avrebbe dalla sua due vantaggi politici. Primo: avrebbe unito intorno a sé quasi tutto il centrosinistra, mentre quando ci aveva provato la prima volta, alle elezioni del 2017, la coalizione attuale era divisa in tre candidati (oltre a lui Bianca Laura Granato ed Enzo Ciconte). Secondo: potrebbe provare a recuperare il gap di consensi storico rispetto al centrodestra sfruttando il fattore tempo. Il condizionale però è d’obbligo. Il centrodestra infatti è ancora impantanato nelle divisioni interne e il candidato che potrebbe ricompattarlo, magari con un intervento romano, per ora non si vede. Matteo Salvini aveva detto che voleva l’aspirante sindaco entro Natale, ma al di là della scadenza tutti sanno che la forza dei voti in città pende sempre da quella parte, al di là di divisioni apparentemente insuperabili che vengono poi puntualmente superate al momento (e con il nome) giusto.
s. pel.