Viaggio tra le “incompiute” di Vibo: lo scandalo delle tangenziali e i milioni di euro sprecati

Due grandi opere che avrebbero dovuto cambiare il volto della città ma che oggi rappresentano il monumento dello spreco di denaro pubblico

Sono due delle opere incompiute più importanti del Vibonese. Milioni di euro spesi, una montagna e un costone sventrati per consentire un migliore deflusso del traffico veicolare. Sono le due tangenziali che avrebbero dovuto decongestionare il traffico cittadino finite col rappresentare un monumento allo spreco di denaro pubblico.

La tangenziale est, storia di un’incompiuta

La tangenziale est, storia di un’incompiuta

Una strada pericolosissima, soggetta a caduta massi. E’ la tangenziale est, un simbolo negativo che caratterizza gli ultimi 30 anni (la prima progettazione risale infatti al 1985) con una causa in corso ferma come gli interventi di messa in sicurezza. Se vedrà mai la luce è una domanda alla quale forse neanche l’oracolo di Delfi sarebbe in grado di rispondere. Tant’è che la vicenda era finita sia davanti la magistratura penale che quella contabile.
L’avvio della realizzazione della strada risale al 1997 quando l’allora commissario prefettizio del Comune di Vibo, a seguito di un accordo di programma con l’amministrazione provinciale, con delibera nr 83 del 9 ottobre dello stesso anno, aveva effettuato il progetto in variante allo strumento urbanistico vigente per i lavori di completamento della Tangenziale Est. Stesso provvedimento aveva adottato il Comune di Stefanaconi che aveva rettificato I’Accordo di programma stipulato tra i due enti precedenti. Il 14 dicembre del 1998 il presidente della Giunta regionale, attraverso un proprio decreto, aveva approntato la variante al regolamento edilizio con annesso il programma di fabbricazione di Stefanaconi, il costo dell’opera in complessivi 13 miliardi di lire. Quindi l’approvazione del progetto esecutivo con un’asta pubblica aggiudicata all’Associazione temporanea di imprese Lista Srl con sede a Policoro e Lista Appalti Srl, con sede a Valsinni. Il tutto per un prezzo di 3 milioni e 608mila euro. Siamo al 2006, precisamente al 22 marzo, quando la società “Vibo Sviluppo Spa” comunicava la rimodulazione dei progetti infrastrutturali ammessi alle agevolazioni del “Patto Territoriale spec. in turismo” di Vibo deliberando l’ulteriore somma di 750.000 euro per la messa in sicurezza. Nel giugno del 2006 l’approvazione del progetto esecutivo per un importo totale di 6 milioni e 713mila euro. Dopo i tragici fatti del successivo 3 luglio il Commissario delegato per l’emergenza alluvionale aveva incaricato, tra gli altri, il presidente della Provincia di Vibo, a provvedere a tutti gli adempimenti che presupponevano un’azione di area vasta. Con quella nr 97 del 19 giugno 2009, sempre a firma del Commissario delegato si era disposto l’accreditamento di poco più di 2 milioni di euro nei confronti del soggetto attuatore (sempre la Provincia) per l’esecuzione dei lavori di consolidamento della zona in frana versante est di Vibo che aveva determinato l’avvio per il terzo intervento sui luoghi. Il 21 giugno venne approvato il progetto esecutivo stralcio con il relativo quadro economico, per i lavori di completamento, messa in sicurezza per quasi 2 milioni. Ma tutto si bloccò nel momento in cui la strada iniziò ad essere un reale pericolo per gli automobilisti. Questo fece drizzare le antenne della Finanza e della Procura portando nel 2010 al sequestro dell’opera (poi il dissequestro) avvenuto pochi mesi prima di una tragedia sfiorata quando dal costone si staccò un grosso masso. In un’altra occasione la caduta le rocce colpirono un’automobile con gli occupanti che si salvarono per miracolo pur riportando ferite. In seguito, all’inchiesta della magistratura, si affiancò quella della giustizia contabile.

La tangenziale ovest e le dichiarazioni di dissesto finanziario

Da una tangenziale all’altra. Quella ovest, per intenderci, nel quartiere Affaccio-Cancello Rosso, in via Gallizzi, che avrebbe dovuto trovare sfogo in viale della Pace. Il sequestro del muraglione marcio di contenimento andato col tempo cedendo per via del dissesto idrogeologico dell’area, scattò il 16 maggio del 2011. Otto le persone indagate, tra imprenditori siciliani, tecnici regionali e il progettista ma i reati caddero ben presto prescritti e alla Procura non rimase che chiedere l’archiviazione.
Entrambi i costi sono gravati sui bilanci dei due enti locali (Provincia e Comune) rappresentando delle voci importanti nelle rispettive dichiarazioni di dissesto finanziario. Tuttavia la Provincia, con la faticosa uscita dal default, nel 2020 ha ottenuto, dal Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) un finanziamento di circa 7 milioni di euro necessario per avviare finalmente i lavori di messa in sicurezza dell’opera. Per la Tangenziale Ovest (che pesa a bilancio del Comune per 12 milioni di euro), invece, è tutto fermo, ormai da anni. (f.p.)

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