Una città da cambiare dalle fondamenta. Si, ma come? L’idea di sviluppo che l’attuale Amministrazione comunale persegue lascia poco respiro all’iniziativa privata, fa poco o nulla per frenare la fuga dei cervelli e lo spopolamento delle attività commerciali dal centro cittadino, punta alla realizzazione di opere pubbliche il cui completamento si perde spesso nelle lungaggini e nei meandri della burocrazia. È quanto sostengono le forze politiche e sociali che si sono ritrovate nei giorni alla biblioteca comunale, unite nell’intento di puntellare le basi di un progetto per una “Vibo Valentia diversa”. Parola chiave: innovazione. Politica, sociale, culturale. L’iniziativa è nata come una sorta di “spin-off” del tavolo che il centrosinistra ha avviato in vista dell’appuntamento elettorale del 2014. A promuoverla in prima persona il consigliere comunale del M5S Domenico Santoro che ha chiamato a raccolta partiti, associazioni, sindacati, società civile – rappresentati da esponenti di varia connotazione politica – per tracciare principi e idee orientate alla “futura gestione dell’Amministrazione comunale”.
Dibattito a più voci sul futuro di Vibo
Dibattito a più voci sul futuro di Vibo
Un dibattito a molte voci che ha provato ad allargare il ragionamento su un’alleanza futuribile per il governo della città. Sul piatto tanti i temi sviscerati dai partecipanti: dall’urbanistica alle politiche ambientali, dalla sanità al lavoro, dalla fusione tra Comuni allo stato delle frazioni, dal porto al Pnrr fino alle politiche culturali e a quelle sociali. In avvio dei lavori, coordinati dal giornalista Gianluca Prestia, è stato proprio Santoro a rimarcare prospettive che guardino alla “discontinuità, alla competenza, ad un uso massivo della tecnologia dove il Comune deve andare dal cittadino e non viceversa. Ed ancora no alla criminalità, no alla massoneria deviata che ha bloccato la città per decenni, sì alla sostenibilità ambientale”.
“Puntare sulle opportunità”
La voce del sindacato è arrivata per mezzo di Enzo Scalese della Cgil. “Bisogna partire dalle opportunità che uniscono i pezzi strategici della società. Le politiche del governo nazionale, nella realtà, mettono in crisi i nostri territori quando non evidenziano le nostre opportunità, ovvero il porto, le industrie, il centro storico, il turismo. Tutte opzioni valide da sfruttare appieno”. C’era anche il Wwf con Angelo Calzone: “Tutto ciò che è accaduto nella città in questi anni è stato deciso senza coinvolgimento dei cittadini, senza partecipazione. Un esempio sono le ristrutturazioni delle piazze. Invece occorreva realizzare laboratori progettuali con i cittadini che non devono subire le trasformazioni ma devono essere partecipi essi stessi della trasformazione. I problemi ambientali in città sono molti, ci sono stati degli interventi spot (pubblicitari), ma ci si chiede a cosa servono per esempio le bici pubbliche senza un piano di mobilità sostenibile e senza piste ciclabili?” si è chiesto.
Il nodo della fusione tra Comuni
La fusione tra Comuni al centro dell’intervento di Diego Brancia di Progetto Valentia: “La nostra proposta della fusione dei 14 Comuni in una unica città, “Valentia”, è un progetto elaborato in due anni e mezzo, ma non siamo riusciti a far deliberare proprio il Comune di Vibo Valentia. Vi è una difficoltà a percepire la volontà della società civile che invece è pronta a questa eventualità. Senza ciò questo territorio non ha futuro, un territorio che ha perso circa 27.000 abitanti, e che nel tempo vedrà sparire servizi importanti come l’ospedale, il tribunale, ecc.”.
“Costruire la vera alternativa”
Di taglio più politico l’intervento del consigliere regionale Antonio Lo Schiavo (Liberamente progressisti), promotore del cosiddetto “campo largo”. “È arrivato il momento di costruire qualche cosa di diverso e tenere insieme le forze che provengono dal basso e costruire una vera alternativa. Ognuno di noi non è autosufficiente se non insieme agli altri. La constatazione che la città è in difficoltà, che perde abitanti, che rischia di rassegnarsi ad invecchiare, ci deve spingere a costruire un fronte comune alternativo al centrodestra e realizzare un’idea di città più forte e giusta”. Anche per il consigliere regionale del Pd Raffaele Mammoliti “occorre partire dalla situazione di crisi della città per tendere ad un forte cambiamento. Come per l’ospedale, elemento che presenta forti negatività, ma su tutto bisogna mettere in evidenza che a Vibo vi è un blocco di potere che gestisce nodi cruciali e che occorre sciogliere”.
“Il Comune mortifica l’iniziativa privata”
Per l’avvocato Pino Pasquino “chiunque ha governato ha messo l’interesse personale davanti a tutto. Una conseguenza di ciò è la differenza fisica dei nostri quartieri, con degrado e molto abusivismo. Ad esempio Vibo Marina poteva essere un volano di sviluppo con il porto e con il progetto dell’imprenditore Cascasi, progetto ancora incagliato, ove il Comune lo danneggia con richieste dissennate. Ed ancora c’è da evidenziare che il dissesto economico di Vibo è stato creato da politici che successivamente sono stati premiati”.
“Blocco sociale da battere”
Gilberto Floriani, già direttore del Sistema bibliotecario vibonese, ha segnalato come a Vibo esiste “un blocco sociale al governo difficile da battere, e dall’altra parte l’opinione pubblica è consapevole che in questi anni non sia accaduto nulla di rilevante per la città. La città ha sprecato un milione di euro con il progetto “Città del libro”, mentre potete osservare cosa è riuscita a fare la città di Ivrea. Vibo ha due facce ben visibili: una al centro abbastanza pulita, mentre le frazioni sono lasciate nel degrado e mortificate dalla sporcizia”. Il segretario provinciale del Pd Giovanni di Bartolo “la città è sull’orlo di un baratro, con le imposte più alte per ancora 10 -15 anni. Pertanto occorre rilanciare un progetto con altri pezzi della società e dare un messaggio chiaro di unità che comunque non basta poiché occorre sottoscrivere un patto con cittadini al fine di ricostruire il senso di una comunità unita”.
Romeo: “Candidato se lo vorrà il tavolo”
Presente anche Enzo Romeo, animatore del centro studi Progetto Vibo Valentia. “Stiamo lavorando ormai da molti mesi per una nuova realtà culturale e politica che abbia la partecipazione alla base per la discussione. Il mio obiettivo è di unire il centrosinistra e di battere le destre poiché Vibo è una città che vive di ordinarietà”. Quindi ha chiarito: “non sono candidato a sindaco, lo sarò solo se il tavolo si esprimerà in mio favore”.
“Crollo economico e demografico”
A concludere gli interventi il parlamentare pentastellato riccardo Tucci: “c’è tanta sofferenza in questa città, se la destra vince da vent’anni sarà anche per colpa nostra, ma al contempo ho dovuto registrare nella Vibo Valentia un crollo economico e demografico. Ora la cittadinanza chiede a questa maggioranza: cosa sei fatto in questi quattro anni di amministrazione? Io personalmente mi sono adoperato per portare 12 milioni nelle casse comunali di Vibo, ma il risultato quale è stato? In conclusione occorre un’idea per cambiare ed essere organizzati fra di noi per una concreta visione di una gestione alternativa della Città di Vibo Valentia”. Tra gli intervenuti anche lo scrittore e storico Michele Furci, l’architetto Gino Achille, l’avvocato Ferdinando Pietropaolo, il presidente della Pro loco di Vibo Marina Enzo De Maria, il presidente dell’associazione dei residenti del Pennello Massara. (m. s)