I carabinieri fanno luce sul tentato omicidio avvenuto nel Vibonese. Identificato l’autore della sparatoria. All’origine un diverbio tra un ragazzo e un donna
di Mimmo Famularo – La provincia di Vibo Valentia come il Far west. Dopo la sparatoria avvenuta la scorsa settimana in località Feudotto alla periferia di Vibo, un’altra tragedia è stata sfiorata a Coccorinello, minuscola frazione di Joppolo, piccolo centro che si affaccia sulla splendida costa tirrenica vibonese. Splendida, ma anche pericolosa perché in questa provincia si fa presto ad armarsi e a sparare. E’ successo ancora nel giro di pochi giorni. Un altro tentato omicidio sul quale stanno indagando i carabinieri della Stazione di Joppolo coordinati dalla Compagnia di Tropea sotto la supervisione della Procura di Vibo guidata da Camillo Falvo, prontamente informata su quanto accaduto.
di Mimmo Famularo – La provincia di Vibo Valentia come il Far west. Dopo la sparatoria avvenuta la scorsa settimana in località Feudotto alla periferia di Vibo, un’altra tragedia è stata sfiorata a Coccorinello, minuscola frazione di Joppolo, piccolo centro che si affaccia sulla splendida costa tirrenica vibonese. Splendida, ma anche pericolosa perché in questa provincia si fa presto ad armarsi e a sparare. E’ successo ancora nel giro di pochi giorni. Un altro tentato omicidio sul quale stanno indagando i carabinieri della Stazione di Joppolo coordinati dalla Compagnia di Tropea sotto la supervisione della Procura di Vibo guidata da Camillo Falvo, prontamente informata su quanto accaduto.
Il diverbio e il tentato omicidio
Il fatto si è verificato intorno alle 23 di ieri, domenica 20 settembre 2020. All’origine di tutto un’accesa discussione tra un ragazzo di appena 17 anni e una donna del posto nei pressi di un bar. Parole forti ma solo parole. Il punto è che il diverbio non si è fermato lì ma avrebbe coinvolto altre persone: il patrigno del ragazzo (un bulgaro) e il marito della donna (un pregiudicato del posto). Il chiarimento tra i due è però finito a colpo di pistola. A sparare sarebbe stato il marito della donna in questione che, secondo le prime ricostruzioni, lo avrebbe minacciato (“Ora ti ammazzo”), poi si sarebbe procurato una pistola, lo avrebbe atteso sotto casa per poi esplodere tre colpi. Per fortuna, nessuno dei proiettili è andato a segno. Il bulgaro è rimasto illeso. Nessun ferito ma tanto spavento. Sul posto sono quindi intervenuti i carabinieri che hanno avviato le indagini per ricostruire l’accaduto nei particolari. Nella notte sono state effettuate anche una serie di perquisizioni e gli investigatori, guidati dal capitano della Compagnia dei carabinieri di Tropea Nicola Alimonda, hanno identificato tutti i protagonisti della vicenda, compreso l’autore della sparatoria. Attesi i primi provvedimenti dell’autorità giudiziaria già nelle prossime ore.
Una provincia Far west
Proprio un anno fa, la provincia di Vibo Valentia salì alla ribalta indossando la maglia nera per “omicidi volontari”. Un record poco invidiabile affibbiato dal “Sole24Ore” secondo cui il Vibonese è il territorio dove nel 2018 si è ucciso di più in Italia. La classifica si riferiva a quello che è stato l’annus horribilis che ha proiettato la provincia di Vibo più volte agli onori della cronaca nera e giudiziaria. Addirittura sette gli omicidi commessi nel giro di pochi mesi, da aprile ad ottobre 2018. Quell’anno nell’arco temporale di pochi mesi a Vibo e in provincia è accaduto infatti di tutto e di più: dall’autobomba che fece saltare in aria nelle campagne di Limbadi Matteo Vinci fino all’omicidio di Francesco Vangeli, il giovane di Filandari ucciso e gettato verosimilmente nel fiume Mesima. In mezzo la mattanza avvenuta tra Nicotera e Limbadi con due morti e tre feriti; l’assassinio di Stefano Piperno, ammazzato e ritrovato carbonizzato in auto a Preitoni; l’agguato a Francesco Timpano commesso in spiaggia a Nicotera Marina e, ancora, l’uccisione di Massimo Ripepi, freddato a Piscopio proprio un anno fa. Sette morti in pochi mesi in un territorio dal grilletto troppo facile che il “Sole24Ore” dipinge come il Far west d’Italia. Ciò che però le statistiche non hanno evidenziato è che tutti i fatti di sangue sono stati risolti in tempi record da carabinieri e polizia che, sotto il coordinamento della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro e della Procura di Vibo, hanno assicurato alla giustizia i presunti responsabili. Appena qualche giorno fa il procuratore Camillo Falvo si era soffermato in un incontro pubblico proprio sulla necessità di “disarmare” un territorio dove circolano troppe armi clandestine. Magistratura e forze di Polizia, non a caso, sono a lavoro per porre un argine a un fenomeno particolarmente diffuso. Un lavoro straordinario ma necessario su un territorio dove basta uno sguardo sbagliato o una parola fuori posto per pagare con la vita.