“Non ci fu diffamazione”, il gip di Vibo archivia le accuse di Emanuele Mancuso

Il gip del Tribunale di Vibo Valentia, Brigida Cavasino, ha dichiarato inammissibile il reclamo presentato da Emanuele Mancuso, l’ex rampollo dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta di Limbadi, oggi collaboratore di giustizia. Definitivamente archiviate quindi le accuse di diffamazione aggravata per le quali erano stati denunciati il segretario nazionale della Fsp (la Federazione sindacale di polizia) Giuseppe Brugnano e Lia Staropoli, l’attivista antimafia di Limbadi, presidente dell’associazione “ConDivisa”.

Ricorso inammissibile

Ricorso inammissibile

La vicenda nasce dalla chiusura di un gruppo facebook fondato dallo stesso Emanuele Mancuso e che vedeva fra gli amministratori Carmine Cocciolo, già condannato in Cassazione a 3 anni e 4 mesi per estorsione. All’atto della chiusura del gruppo, Giuseppe Brugnano e Lia Staropoli si erano complimentati con la polizia postale, mentre secondo quanto sostenuto da Mancuso la chiusura sarebbe avvenuta per volontà degli stessi amministratori del gruppo. Da qui la querela per diffamazione già archiviata nel dicembre del 2019 da un altro gip del Tribunale di Vibo, Antonio Di Matteo. Emanuele Mancuso (difeso dall’avvocato Antonia Nicolini) è stato condannato alle spese processuali e al pagamento di un’ammenda di 300 euro. Giuseppe Brugnano e Lia Staropoli erano difesi dall’avvocato Silvana Curcio.

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