“Ho dimostrato di non deflettere né di fronte alla inefficienza burocratica né di fronte alla pretese criminali, devo trovare, oltre alle risorse finanziarie, anche le risorse spirituali per una avventura così complessa”. Sono le parole dell’imprenditore vibonese Francesco Cascasi a seguito dell’approvazione, dopo ben 22 anni, del progetto per la realizzazione di un pontile per la nautica da diporto sulla banchina Cristoforo Colombo, e del quale sottolinea “le reali ragioni che hanno determinato un tale eccezionale ritardo”.
La vicenda
La vicenda
Una vicenda che risale, quindi, al 2000 (e non al 2005) quando la ‘Cadi Srl’ presentò il progetto per la concessione demaniale di un’area attrezzata per la nautica da diporto. L’investimento assai rilevante prevedeva l’occupazione di circa 1500 mq di suolo demaniale e 30,000 mq di specchio acqueo, per oltre 10 milioni di euro con una ricaduta occupazionale di circa 100 addetti. Cascasi ha dovuto affrontare non pochi ostacoli, non solo burocratici: “Vi fu l’interesse della criminalità organizzata – racconta – che pretendeva di ottenere il 50% della concessione, ‘minacciandolo (come si legge capo di imputazione formulato dalla procura distrettuale antimafia nell’ambito del processo Costa Pulita, in corso di svolgimento) nel anche del fatto che, qualora non avesse aderito a tale richiesta, non avrebbe ottenuto i necessari provvedimenti autorizzatori per la gestione del pontile, così evocando la notorietà dell’influenza della cosca sugli apparati amministrativi competenti'”.
Le ragioni del ritardo
L’imprenditore vibonese ripercorre quindi con dovizia di particolari le tappe della vicenda segnalando in primis come la Conferenza dei servizi per l’approvazione del progetto preliminare si chiuse senza l’assunzione di un provvedimento finale “tanto che sono stato costretto a ricorrente al Tar il quale, accogliendo il ricorso, ha diffidato l’amministrazione ad adottare il provvedimento dovuto. L’organismo fu riconvocato ma anche questa volta non decise dato che nel frattempo l’amministrazione Costa aveva emanato la delibera di Giunta del 25 maggio 2003 con la quale veniva disposto, per non pregiudicare la realizzazione di opere pubbliche per appena 17.000 euro, al fine di non compromettere le soluzioni progettuali delle opere che si andranno a realizzare nell’area del Porto di Vibo Valentia, di non rilasciare autorizzazioni o concessioni edilizie per interventi che interessano lo specchio d’acqua, di rilasciare autorizzazioni o C.E. per interventi di ristrutturazione adeguamento rinnovo di manufatti esistenti nell’area a terra”.
Il progetto preliminare
La sua approvazione avvenne addirittura nel 2014. Una volta presentato il progetto definitivo venne richiesta la sottoposizione a Via (Valutazione di impatto ambientale) e, di fronte la contestazione di questo appesantimento burocratico, l’amministrazione comunale, “senza convocare la conferenza dei servizi, decise di archiviare il progetto. Vi fu quindi un ennesimo ricorso al Tar che accolse il mio ricorso e invito l’amministrazione a convocare nuovamente l’organismo”. Pretesa la sottoposizione alla ‘Via’, la Cadi Sr, «con grande dispendio economico, presentò il progetto al Ministero per la Transizione Ecologica che nel mese di settembre finalmente dichiara che il progetto non deve essere sottoposto a ‘Via’”.
Ok al progetto definitivo dopo 22 anni
Cascasi racconta che l’approvazione del progetto non ha destato in lui “alcun entusiasmo ma rammarico e preoccupazione. Rammarico – spiega – perché si è persa definitivamente l’occasione per uno sviluppo sostenibile dell’area portuale di Vibo Marina: siamo arrivati in ritardo a cogliere le opportunità che stavano nascendo negli anni duemila per la nautica da diporto; oggi gli operatori economici hanno investito altrove e la riconversione è più difficile”.
Preoccupazione imprenditoriale e personale
Una preoccupazione imprenditoriale, afferma ancora l’imprenditore, perché “non sono sicuro della coincidenza tra quanto affermato dall’amministrazione comunale e gli atti che invece vengono assunti: ricordo che sono ancora bloccati i miei progetti per la realizzazione alberghiera; la timidezza con il quale è stata affrontata la questione dei depositi della ‘Meridionale Petroli’ e la mancata revisione del Piano di emergenza esterna che determinano il soffocamento dell’area balneare di via Vespucci; la mancanza di realizzazione di infrastrutture per l’accesso allo stabilimento realizzato per il rimessaggio, l’amministrazione non solo non ha ampliato la sede stradale ma non ha ritenuto neppure di farlo con la mia partecipazione finanziaria alle opere. Soprattutto – aggiunge – ho accolto l’approvazione del progetto definitivo con seria preoccupazione personale perché devo realizzare un importante investimento sul quale i costi sono lievitati a livelli proibitivi ed è molto alto il rischio per la sostenibilità economica”.
Francesco Cascasi – che sta pensando ad una conferenza stampa per affrontare con la dovuta completezza – si dice quindi preoccupato della possibilità di “esser stritolato in una tenaglia che vede da una parte una amministrazione evidentemente non in grado di sostenere e favorire gli investimenti dei privati e una criminalità organizzata ancora pervasiva e che potrebbe voler intervenire per rendere difficile l’attuazione del progetto. Dato che ho dimostrato di non deflettere né di fronte alla inefficienza burocratica né di fronte alla pretese criminali, devo trovare, oltre alle risorse finanziarie, anche le risorse spirituali per una avventura così complessa”. (f.p.)