“Siamo chiamati tutti a non arretrare neanche di un passo dinanzi all’arroganza del potere mafioso”: lo ha affermato il vicedirettore dell’Agi, Paolo Borrometi, da anni minacciato di morte dalla mafia del Ragusano.
Presentando il suo libro “Un morto ogni tanto” nel corso del “Festival Leggere e Scrivere”, la manifestazione culturale che per cinque giorni ospiterà nomi di primo piano della letteratura, dell’arte e della musica, Borrometi ha raccontato alla platea la sua esperienza professionale, i suoi sogni e le sue speranze.
Presentando il suo libro “Un morto ogni tanto” nel corso del “Festival Leggere e Scrivere”, la manifestazione culturale che per cinque giorni ospiterà nomi di primo piano della letteratura, dell’arte e della musica, Borrometi ha raccontato alla platea la sua esperienza professionale, i suoi sogni e le sue speranze.
“Dobbiamo sforzarci – ha detto – a essere più di quello che siamo, senza limitarci a chiedere un cambiamento. Dobbiamo invece cercare di incanalare il cambiamento culturale che parte dalle piccole cose. La lotta alle mafie è una lotta a oltranza fatta con la cultura e l’informazione.
Non esistono giornalisti antimafia – ha spiegato Borrometi – ma solo giornalisti che fanno semplicemente il loro dovere: quello di informare perché l’articolo 21 della Costituzione è prima di tutto rivolto ai cittadini che hanno il diritto ad essere informati.
E’ per questo che, nonostante le ristrettezze di una vita sotto scorta, continuo a fare ciò che ritengo utile: un giornalismo libero. Quello che non accontenta e scava e punge perché i veri editori dei giornalisti non sono coloro che pagano gli stipendi ma i lettori”. (redazione calabria7)