Vicenda Soprintendenza: anche la Provincia di Catanzaro ricorre al TAR

“Dopo il ricorso presentato al TAR del Lazio dal Comune di Catanzaro contro la decisione del Ministero dei Beni Culturali di stabilire a Crotone la sede della nuova Soprintendenza, l’iter si rafforza con un nuovo atto di intervento proposto dalla Provincia di Catanzaro e sostenuto legalmente anche dall’avvocato Raffaele Mirigliani, che ringraziamo per aver preparato il ricorso a titolo gratuito”. Lo affermano, in una nota, Alleanza Civica per Catanzaro; Cara Catanzaro; Catanzaronelcuore; Centro studi politico-sociale Don Francesco Caporale; Liberamente Calabria; Petrusinu ogni minestra; Venti da Sud

È un’ottima notizia che va nella direzione di irrobustire e condividere una battaglia assolutamente legittima per la quale auspichiamo un esito positivo, ovvero l’annullamento e/o la riforma del decreto ministeriale n. 21 dello scorso 28 gennaio firmato da Dario Franceschini. Si ricorderà infatti che quella firma giunse come un inaspettato e violento pugno nello stomaco per Catanzaro, lasciando non solo tanta amarezza e incredulità ma soprattutto perplessità per il metodo con cui si è giunti a quel decreto e, ancora di più, per l’indifferenza mostrata nei confronti di una comunità – quella catanzarese, appunto – che da decenni invocava il Ministero competente allo scopo di ottenere l’importante ufficio. Per comprendere bene la vicenda e inquadrarla nei suoi giusti elementi di valutazione, è sufficiente un dato tanto semplice quanto lapidario: Catanzaro subisce il torto di essere l’unico capoluogo di regione in Italia a non essere dotato di una Soprintendenza. L’unico. Infatti tali uffici – di assoluto prestigio giacché incidono sulla tutela e sulla valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico, paesaggistico e archivistico – sono stati ubicati, a suo tempo, a Reggio e a Cosenza. Ma non a Catanzaro. Persino il Segretariato del MIBACT, che per legge deve essere ubicato nel capoluogo regionale, è allocato altrove! C’è dunque qualcosa che non va; e chi ne minimizza la portata o ritenga campanilistiche tali osservazioni, è complice di questa insostenibile anomalia. Alla luce di tutto ciò, e ricordando le battaglie ingaggiate molti decenni fa per sanare questo vulnus, reiterate con sensibilizzazioni fatte alla classe politica da parte di intellettuali e associazioni, la comunità catanzarese pensava di poter finalmente vedere una soluzione alla fine dello scorso anno quando il ministro Franceschini dichiarò di voler dare una nuova organizzazione alla rete di tutela del patrimonio culturale: in quell’occasione propose infatti la creazione, in Calabria, di una nuova Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio afferente ai territori provinciali di Catanzaro e Crotone, staccandoli da Cosenza. Sembrava fatta, sia perché l’aspettativa di Catanzaro fosse ampia e ben motivata, sia perché invocata da sempre. E invece no. Il nuovo ente gemmato da Cosenza, dal 5 febbraio viene inopinatamente assegnato a Crotone.  Il capoluogo di regione continua ad essere beffato e ad essere oggetto di umiliazioni istituzionali. La riforma del ministro Franceschini non solo non ha sanato l’anomalia vigente ma, se possibile, l’ha incancrenita dal momento che ha indotto una “lotta” fra due città e due territori, Catanzaro e Crotone, che avrebbero fatto a meno di scontrarsi con le carte bollate dentro le aule dei tribunali. Scelta, peraltro, obbligata da un capoluogo di regione che non può accettare supinamente l’ennesimo sberleffo. Si consideri altresì che la beffa è ancora più eclatante laddove si evidenzi che tutti i parametri indicati dallo stesso Ministero per individuare una sede idonea sono a vantaggio di Catanzaro. Dunque, l’indicazione di Crotone resta per noi un mistero! A dirla tutta, pensiamo che se anche questi valori non fossero stati dalla parte del capoluogo calabrese è comunque qui che si sarebbe dovuta ubicare la Soprintendenza, sia per ragioni di status istituzionale sia per l’anomalia sopra menzionata. Pertanto salutiamo con favore il ricorso della Provincia così come fatto con quello del Comune, pur auspicando che la buona politica ed il Ministero si ravvedano e rivedano le proprie scelte informandole alla razionalità, al buon senso, alle buone prassi, prima ancora che sia un giudice ad emettere una sentenza”.

È un’ottima notizia che va nella direzione di irrobustire e condividere una battaglia assolutamente legittima per la quale auspichiamo un esito positivo, ovvero l’annullamento e/o la riforma del decreto ministeriale n. 21 dello scorso 28 gennaio firmato da Dario Franceschini. Si ricorderà infatti che quella firma giunse come un inaspettato e violento pugno nello stomaco per Catanzaro, lasciando non solo tanta amarezza e incredulità ma soprattutto perplessità per il metodo con cui si è giunti a quel decreto e, ancora di più, per l’indifferenza mostrata nei confronti di una comunità – quella catanzarese, appunto – che da decenni invocava il Ministero competente allo scopo di ottenere l’importante ufficio. Per comprendere bene la vicenda e inquadrarla nei suoi giusti elementi di valutazione, è sufficiente un dato tanto semplice quanto lapidario: Catanzaro subisce il torto di essere l’unico capoluogo di regione in Italia a non essere dotato di una Soprintendenza. L’unico. Infatti tali uffici – di assoluto prestigio giacché incidono sulla tutela e sulla valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico, paesaggistico e archivistico – sono stati ubicati, a suo tempo, a Reggio e a Cosenza. Ma non a Catanzaro. Persino il Segretariato del MIBACT, che per legge deve essere ubicato nel capoluogo regionale, è allocato altrove! C’è dunque qualcosa che non va; e chi ne minimizza la portata o ritenga campanilistiche tali osservazioni, è complice di questa insostenibile anomalia. Alla luce di tutto ciò, e ricordando le battaglie ingaggiate molti decenni fa per sanare questo vulnus, reiterate con sensibilizzazioni fatte alla classe politica da parte di intellettuali e associazioni, la comunità catanzarese pensava di poter finalmente vedere una soluzione alla fine dello scorso anno quando il ministro Franceschini dichiarò di voler dare una nuova organizzazione alla rete di tutela del patrimonio culturale: in quell’occasione propose infatti la creazione, in Calabria, di una nuova Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio afferente ai territori provinciali di Catanzaro e Crotone, staccandoli da Cosenza. Sembrava fatta, sia perché l’aspettativa di Catanzaro fosse ampia e ben motivata, sia perché invocata da sempre. E invece no. Il nuovo ente gemmato da Cosenza, dal 5 febbraio viene inopinatamente assegnato a Crotone.  Il capoluogo di regione continua ad essere beffato e ad essere oggetto di umiliazioni istituzionali. La riforma del ministro Franceschini non solo non ha sanato l’anomalia vigente ma, se possibile, l’ha incancrenita dal momento che ha indotto una “lotta” fra due città e due territori, Catanzaro e Crotone, che avrebbero fatto a meno di scontrarsi con le carte bollate dentro le aule dei tribunali. Scelta, peraltro, obbligata da un capoluogo di regione che non può accettare supinamente l’ennesimo sberleffo. Si consideri altresì che la beffa è ancora più eclatante laddove si evidenzi che tutti i parametri indicati dallo stesso Ministero per individuare una sede idonea sono a vantaggio di Catanzaro. Dunque, l’indicazione di Crotone resta per noi un mistero! A dirla tutta, pensiamo che se anche questi valori non fossero stati dalla parte del capoluogo calabrese è comunque qui che si sarebbe dovuta ubicare la Soprintendenza, sia per ragioni di status istituzionale sia per l’anomalia sopra menzionata. Pertanto salutiamo con favore il ricorso della Provincia così come fatto con quello del Comune, pur auspicando che la buona politica ed il Ministero si ravvedano e rivedano le proprie scelte informandole alla razionalità, al buon senso, alle buone prassi, prima ancora che sia un giudice ad emettere una sentenza”.
Redazione Calabria 7

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