di Gabriella Passariello- Dopo il no del Riesame (LEGGI), nessun passo indietro nemmeno da parte del gip del Tribunale di Catanzaro Luca Bonifacio nei confronti del medico cardiologo, sedicente ginecologo indagato per violenza sessuale aggravata, truffa e interferenze illecite nella vita privata, che avrebbe ingannato diverse donne, anche una minorenne, sulla sua specializzazione in Ginecologia, mai conseguita, inducendole, secondo le ipotesi di accusa, col pretesto di effettuare visite mediche, a subire atti sessuali. Il giudice per le indagini preliminari ha confermato la misura cautelare in carcere disposta dalla collega Barbara Saccà che a febbraio scorso aveva vergato nei confronti del medico G. C., 51 anni, di Catanzaro ma residente a Soverato un contestuale decreto di sequestro preventivo di una copiosa documentazione, trovata sul cellulare, case esterno e hard disk,. Il gip ha bocciato l’istanza difensiva, basata su tre presupposti: l’arco temporale decorso dall’applicazione della misura, l’intervenuta sospensione dell’indagato dall’Ordine dei medici e sul suo stato psichico incompatibile con il sistema carcerario, motivando nel dettaglio la sua decisione.
“Non esistono i presupposti per affievolire la misura cautelare”
Quanto al primo aspetto, il dato temporale, per il giudice, va valutato anche in relazione alla gravità delle condotte poste in essere e allo stato “non appare significativo al punto da determinare un affievolimento delle esigenze cautelari già valutate in sede di emissione della misura originaria”. Rispetto all’intervenuta sospensione del medico dalla sua professione, si tratta, sottolinea il giudice, di un provvedimento per definizione a carattere temporaneo e in quanto tale non può offrire garanzie significative “sulla futura astensione del 51enne dalla commissione di ulteriori condotte criminose. Le condizioni di salute dell’indagato sono compatibili con il carcere” come attestato dalla relazione sanitaria aggiornata in atti, dalla quale emerge secondo quanto scrive il gip nel provvedimento, la sua costante sottoposizione a idonee visite.
Le visite abbinate alle richieste di autoerotismo
Secondo le ipotesi accusatorie il protocollo seguito da G. C., sarebbe stato ben collaudato: dopo aver eseguito l’elettrocardiogramma di rito ed esami cardiologici, avrebbe consigliato alle pazienti di approfondire esami diagnostici, invitandole a spogliarsi completamente, per poi ipotizzare un problema ginecologico consistente in una vaginite o in qualche ciste ovarica o in un flusso venoso nelle parti più basse del corpo. Visite abbinate alle richieste di autoerotismo, a volte con la sottoposizione a visione di filmati pornografici o con la stimolazione praticata dallo stesso medico con le dita o con oggetti di forma fallica, baciando le pazienti e portando la loro mano sulle sue parti intime, con la pretesa di sistemarle in posizione prona, “a gattoni”.
La telecamera nascosta e le immagini hard criptate
Documenti che rivelerebbero come tutte le visite venivano riprese da una telecamera installata proprio di fronte al lettino utilizzato dalle pazienti nello studio del medico chirurgo. I video contenenti espliciti atti sessuali sarebbero stati estrapolati dal camice bianco e salvati in una cartella criptata con codice pin presente nel suo telefonino cellulare e con un hard disk esterno. Dall’analisi dei dispositivi, è emerso come il medico si allontanava, mentre effettuava gli accertamenti, per interagire con il controller della telecamera e posizionarla in modo tale da avere, un’inquadratura perfetta delle parti intime delle ragazze, mentre praticavano l’auto stimolazione erotica da lui richiesta. Riprese accurate tanto da filmare tutti i particolari intimi delle pazienti, distese nel lettino in posizione prona e riprese direttamente con il proprio cellulare al quale erano collegati alcuni cavi simulando, così, lo svolgimento di un esame diagnostico.
Incastrato dalle dichiarazioni delle sue pazienti
Ad incastrare il medico le dichiarazioni di diverse vittime, che hanno rivelato il clichè utilizzato dal dottore: donne costrette a spogliarsi completamente, alle quali venivano inserite ovuli nelle parti intime per poi visitarle con uno strumento fallico, toccandole il seno e sfiorandole le labbra. E in quello studio oltre alle vittime c’era l’occhio di una telecamera nascosta posizionata all’interno del proprio studio medico e puntata in direzione del lettino su cui venivano effettuava le visite, procurandosi indebitamente immagini attinenti la vita privata di numerose pazienti, memorizzate e conservate sui propri dispositivi elettronici. L’uomo avrebbe, inoltre, dichiarato il falso: di essere un medico specializzato in Ginecologia, facendosi pagare somme variabili dai 100 ai 150 euro a visita quale compenso per la prestazione professionale svolta, con l’aggravante di aver commesso il fatto ingenerando nelle persone offese il timore di avere patologie tali da convincerle a visite ginecologiche (LEGGI).
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