Violenza al carcere di Catanzaro, proteste per mancato trasferimento

CArcere di CAtanzaro

Violenza nel carcere di Catanzaro, ma il soggetto in questione rimane ancora al suo posto. E’ il senso di un comunicato congiunto firmato da sette organizzazioni.

“Le scriventi Organizzazioni Sindacali non possono che apprezzare il  modus operandi  del Capo del Dipartimento che di fatto rappresenta un netto cambiamento di passo rispetto a chi lo ha preceduto, soprattutto per la sensibilità che ha dimostrato nell’ accertarsi direttamente delle condizioni di salute  delle persone aggredite e manifestandogli  la sua vicinanza e solidarietà.

“Le scriventi Organizzazioni Sindacali non possono che apprezzare il  modus operandi  del Capo del Dipartimento che di fatto rappresenta un netto cambiamento di passo rispetto a chi lo ha preceduto, soprattutto per la sensibilità che ha dimostrato nell’ accertarsi direttamente delle condizioni di salute  delle persone aggredite e manifestandogli  la sua vicinanza e solidarietà.

Così esordiscono i rappresentanti sindacali in merito alle telefonate effettuate dal nuovo Capo del Dipartimento al personale vittima di aggressione.

Che continuano ancora …

LA PROMESSA

E pur tuttavia da giorno 5 giugno, in cui ha affermato che avrebbe intrapreso le dovute iniziative nei confronti del detenuto che ha aggredito 3 colleghi con una sedia, che ancora attendono un intervento.

Ritengono che non vadano assolutamente sottovalutate le minacce che proferisce tutti i giorni e che di fatto si ricorda, spesso, di metterle in atto.

 Le minacce e le aggressioni creano incertezze, insicurezze e soprattutto tolgono significato alla parola tutela nel momento in cui nei confronti di tali tipi di detenuti non vengono presi provvedimenti  esponendo di fatto il personale,  in servizio presso il più grande Istituto della Calabria, Casa Circondariale “Ugo Caridi “ di Catanzaro , a seri rischi.

 Forse anche presso questo Istituto – così come accaduto di recente in altri Penitenziari – bisognerà attendere che inizino le rivolte, che nel tentativo di sedarle vengano poi denunciati i Poliziotti Penitenziari, che i detenuti violenti passino dalle minacce ai fatti, che il personale venga ricoverato negli ospedali prima di vedere un intervento fattivo teso a garantire sicurezza agli agenti in servizio e nessuna impunità ai detenuti violenti?

Tale interrogativo si pongono le OOSS con l’amarezza che deriva da tale forma di inoperosità ma anche con la caparbietà di chi crede fermamente nella Giustizia.

I FATTI DI SIANO

Non si può ancora assistere a quanto accaduto negli ultimi mesi presso l’Istituto Penitenziario di Siano in cui sono arrivati detenuti tradotti da diverse parti d’Italia legati all’ordine ed alla sicurezza e tali misure non vengano poi adottate nei confronti dei detenuti che hanno posto in essere le stesse azioni nel Carcere di Catanzaro.

 Questo doppio-pesismo fa male al morale ma ancor di più disorienta chi fa dell’abnegazione e della professionalità le sue armi.

 Al coraggio ed alla responsabilità messa in campo dai Poliziotti Penitenziari devono corrispondere anche efficaci livelli di sicurezza e di tutela.

Cosa bisognerà attendere ancora?    

Il comunicato congiunto è firmato da Sappe (Gallo), Osapp (Giugno), UilpaPP (Giorgianni), Sinappe (Giannicola), FNS Cisl (Giuliano), CNPP (Giancotti) e CGIL (Garcea),                                               

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