(a.m.) – Aziende onnipresenti nei grandi appalti della provincia di Reggio Calabria, con la “protezione” del potente clan ‘ndranghetista dei Piromalli di Gioia Tauro.
Questo il sistema criminale che imperversava nel Reggino e che tra i 63 ssoggetti coinvolti, vede il deputato della Lega Domenico Furgiuele, fra le persone indagate nell’ambito dell’operazione “Waterfront” della Dda e della Guardia di Finanza di Reggio Calabria. L’accusa mossa al parlamentare leghista è quella di turbata libertà degli incanti in qualità di ex legale rappresentante dellaTerina costruzioni, tra le ditte imputate dagli inquirenti di essere coinvolte nell’operazione. Il reato è contestato in due episodi, avvenuti nel 2015 e nel 2016, così come imputato dal procuratore aggiunto Calogero Paci e dal sostituto procuratore Gianluca Gelso.
Questo il sistema criminale che imperversava nel Reggino e che tra i 63 ssoggetti coinvolti, vede il deputato della Lega Domenico Furgiuele, fra le persone indagate nell’ambito dell’operazione “Waterfront” della Dda e della Guardia di Finanza di Reggio Calabria. L’accusa mossa al parlamentare leghista è quella di turbata libertà degli incanti in qualità di ex legale rappresentante dellaTerina costruzioni, tra le ditte imputate dagli inquirenti di essere coinvolte nell’operazione. Il reato è contestato in due episodi, avvenuti nel 2015 e nel 2016, così come imputato dal procuratore aggiunto Calogero Paci e dal sostituto procuratore Gianluca Gelso.
Furgiuele, legale rappresentante dell’azienda di cui deteneva le quote di maggioranza fino al 2 maggio 2018, avrebbe commesso il reato in concorso su lavori relativi all’eliporto dell’ospedale di Polistena e alla viabilità nel Comune di San Giorgio Morgeto. Il deputato della Lega, assieme ad altri rappresentanti legali di altre imprese, avrebbe concordato e partecipato alla presentazione di un’offerta condizionando il risultato della gara a proprio favore. A Furgiuele, oltre la misura cautelare applicata di divieto di esercitare attività imprenditoriale per 12 mesi, sono stati bloccati tutti i conti correnti, libretti di deposito al portatore e/o nominativi, contratti di acquisto di titoli di Stato, azioni, obbligazioni, certificati di deposito, assicurazioni, intestati presso istituti di credito pubblici o privati, casse rurali, direzioni provinciali P.T., società assicurative, finanziarie o fiduciarie, società di intermediazione mobiliare, con importo superiore a € 3.000, e delle quote di partecipazione sociali intestati alle predette persone fisiche.
Secondo l’accusa l’uomo chiave della manipolazione delle gare d’appalto era l’imprenditore Giorgio Morabito, che determinava, eseguendo le decisioni dei Piromalli, il vincitore e le offerte delle 43 ditte coinvolte, tutte note a Morabito.
Di seguito tutte le misure cautelari eseguite nel corso dell’operazione Waterfront: 14 le persone sono state sottoposte ai domiciliari: Francesco Bagalà (classe 1977), Francesco Bagalà (classe 1990), Giorgio Morabito, Angela Nicoletta, Carlo Cittadini, Giorgio Ottavio Barbieri, Cristiano Zuliani, Francesco Migliore, Filippo Migliore, Alessio La Corte, Vito La Greca, Francesco Mangione, Giovanni Fiordaliso; Domenico Gallo.
Divieto di esercitare attività imprenditoriale: Andrea Amato, Antonio Barbaro, Francesco Ciambriello, Antonio Cilona, Sergio Cittadini, Giuseppe Cosentino, Demetrio De Angelis, Francesco Deraco, Gianluca Fiore, Iacopo Granchi, Rossano Granchi, Angelo Sebastiano Locatelli, Giuseppe Loprete, Leonardo Maiolo, Mattia Mattogno, Domenico Maugeri, Ludovica Giuseppina Miceli, Giovanni Oliveri, Giuseppe Patrice Oliveri, Antonino Papalia, Alessandro Piccirilli, Francesco Pileggi, Fortunato Igor Pisano, Vincenzo Polifroni, Carlo Pollaccia, Giovanni Romano, Agostino Ruberto, Giovanni Todarello, Francesca Trunfio.