Welfare, Cisl: “Non sono stati spesi fondi inclusione sociale”

“I fondi ‘SIA’, contributi per il sostegno dell’inclusione attiva in Calabria, sono rimasti quasi totalmente inutilizzati. Uno strumento del Governo studiato per mitigare i disagi delle tante famiglie calabresi che vivono una condizione di disagio e di disgregazione sociale. Oltre 50 milioni previsti nel triennio 2016-2019 per progetti di attivazione sociale e lavorativa, coordinati e programmati da una rete integrata di interventi, indicati dai servizi sociali dei Comuni e coordinati dagli ambiti territoriali”.

Lo affermano, in una nota, Rosi Perrone, Segretario generale della Cisl di Reggio Calabria e Pasquale Loiacono, segretario generale della Fnp Cisl Metropolitana. “In questo processo di avviamento di un ‘welfare plan’, avrebbero dovuto lavorare – spiegano – su input dei comuni, sinergicamente i centri per l’impiego, i servizi sanitari, le scuole, i soggetti del terzo settore, le parti sociali e tutta la comunità. In Calabria, secondo i dati riportati da Gazzetta del Sud, i Comuni, avrebbero avviato programmi solo per 2,4 milioni, sugli oltre 50 previsti dal triennio sopra citato. Il ‘Sia’, sostituito il primo gennaio 2018 dal reddito d’inclusione, garantiva un effettivo aiuto alle famiglie perché incontrava e acquisiva le istanze di prossimità, dagli anziani al doposcuola, ai tirocini formativi, ai servizi di assistenza ed assistenza educativa, al sostegno ai non autosufficienti, prevedendo finanche l’assunzione della figura di un assistente sociale ogni 10.000 abitanti. Quindi oltre ai servizi sociali, ne avrebbe tratto vantaggio anche il livello occupazionale del territorio della Città Metropolitana”.

Lo affermano, in una nota, Rosi Perrone, Segretario generale della Cisl di Reggio Calabria e Pasquale Loiacono, segretario generale della Fnp Cisl Metropolitana. “In questo processo di avviamento di un ‘welfare plan’, avrebbero dovuto lavorare – spiegano – su input dei comuni, sinergicamente i centri per l’impiego, i servizi sanitari, le scuole, i soggetti del terzo settore, le parti sociali e tutta la comunità. In Calabria, secondo i dati riportati da Gazzetta del Sud, i Comuni, avrebbero avviato programmi solo per 2,4 milioni, sugli oltre 50 previsti dal triennio sopra citato. Il ‘Sia’, sostituito il primo gennaio 2018 dal reddito d’inclusione, garantiva un effettivo aiuto alle famiglie perché incontrava e acquisiva le istanze di prossimità, dagli anziani al doposcuola, ai tirocini formativi, ai servizi di assistenza ed assistenza educativa, al sostegno ai non autosufficienti, prevedendo finanche l’assunzione della figura di un assistente sociale ogni 10.000 abitanti. Quindi oltre ai servizi sociali, ne avrebbe tratto vantaggio anche il livello occupazionale del territorio della Città Metropolitana”.

Per la Cisl “occorre una vera e propria task force di progettisti e professionisti interni agli enti che nel caso di necessità siano debitamente formati, in grado di indirizzare l’azione delle amministrazioni comunali nell’elaborazione di proposte valide capaci di intercettare la grande ‘domanda’ che arriva dalle famiglie in difficoltà e al contempo, offrire servizi la cui spesa possa essere giustificata con celerità e compiutezza, soprattutto per quanto concerne lo stato d’avanzamento dei progetti – passaggio indispensabile per l’erogazione delle varie e successive tranche di pagamento – onde evitare di perdere risorse preziose per l’assistenza sociale dei territori della Città Metropolitana. I Comuni non devono perdere tempo e finanziamenti e la proroga al 2020 sarà un banco di prova che non può andare sprecato”.

“A poche settimane dal rinnovo di importanti consessi comunali della provincia di Reggio Calabria, la nostra idea – spiegano i due sindacalisti – è che i candidati e le intere coalizioni si facciano carico anche di questa assoluta esigenza per chi è in difficoltà, e per le famiglie che avrebbero bisogno di piccoli interventi di politica sociale e che questo tema rientri oggi nei programmi e domani nella concretezza dell’azione di governo dei candidati eletti.

E questo appello lo rivolgiamo soprattutto a coloro i quali sono impegnati politicamente in quelle frazioni o parti di territori periferici e ‘pedemontani’ che non riescono a far sentire la propria voce a questo proposito è da sottolineare come in più occasioni abbiamo evidenziato l’esigenza di avere comuni e realtà amministrative più forti, più grandi e con un maggior peso di contrattazione politica; fermamente convinti del fatto che molti comuni dell’area tirrenica o ionica, o del circondario reggino, avrebbero la necessità di iniziare un percorso comune, attraverso una rivoluzione culturale in grado di sottacere eventuali campanilismi e contorte logiche identitarie, per mettersi assieme e dar vita alla fusioni di comuni, prendendo esempio dalla terza città della Calabria Rossano/Corigliano e dai Casali del Manco. Unire per crescere e non per accentuare le differenze, questa deve essere la chiave di lettura per innescare un percorso referendario”.

Redazione Calabria 7

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