Disparità tra Nord e Sud, Puccio (Pd): “Sistema attuale un meccanismo perverso”

Un allarme lanciato dal Responsabile Pd Giovanni Puccio nato dalle differenze tra Nord e Sud e i problemi che ne scaturiscono.

“Lo abbiamo detto e ripetuto, ci siamo mobilitati sul territorio, abbiamo proposto ordini del giorno nei Consigli comunali, promosso una petizione, coinvolto in incontri e dibattiti pubblici il mondo del sociale, sindacale, del sapere: Lo Stato deve rivedere con assoluta urgenza i meccanismi della spesa e dei trasferimenti nei confronti del Sud.” Lo afferma il Responsabile Organizzativo del Pd Calabria Giovanni Puccio che, preoccupato, tratta la tematica delle differenze tra Nord e Sud.

“Lo abbiamo detto e ripetuto, ci siamo mobilitati sul territorio, abbiamo proposto ordini del giorno nei Consigli comunali, promosso una petizione, coinvolto in incontri e dibattiti pubblici il mondo del sociale, sindacale, del sapere: Lo Stato deve rivedere con assoluta urgenza i meccanismi della spesa e dei trasferimenti nei confronti del Sud.” Lo afferma il Responsabile Organizzativo del Pd Calabria Giovanni Puccio che, preoccupato, tratta la tematica delle differenze tra Nord e Sud.

“Il nostro allarme – aggiunge Puccio – sull’ipotesi di autonomia differenziata ricercata da alcune importanti regioni del Nord era basato su un principio che non può più essere derogato: Ogni cittadino italiano ha diritto agli stessi servizi, alla stessa assistenza sanitaria, all’educazione e formazione. Princìpi cardine della nostra Costituzione che l’ipotesi di autonomia differenziata metteva seriamente a rischio. Ciò detto, però, abbiamo anche il dovere di sottolineare che dal 2009 ad oggi non si è messo mano ad un altro e determinante fattore che sta impoverendo sempre più il Meridione. Infatti, dall’anno in cui il governo Berlusconi attraverso il suo ministro leghista Calderoli ha varato la legge sul federalismo fiscale è calata una vera mannaia su tutti i cittadini del Sud.

Il meccanismo perverso, che continua a premiare i Comuni del Nord, è semplice: Fino alla determinazione dei LEP (Livelli essenziali di prestazione) lo Stato continuerà ad erogare agli enti locali le stesse somme determinate dalla cosiddetta “spesa storica”. Ovvero, tanto per essere ancora più chiari, se un Comune del Veneto o della Lombardia spende 3mila euro l’anno in servizi per cittadino tale somma continuerà ad essere assicurata. Di converso questo vuol dire che se nel 2009 un Comune della Calabria o della Sicilia ne spendeva solo 300 tale somma non potrà essere modificata. E tenuto conto delle oggettive e conclamate difficoltà di bilancio che gli Enti locali hanno, il loro margine di manovra per tentare di modificare tale situazione è praticamente inesistente considerato che la stragrande maggioranza dei Comuni si trova in precarie condizioni di equilibrio finanziario.

Tutto questo – continua il – non è più accettabile. Come ci hanno spiegato gli esperti di Openpolis e Report, che hanno stilato una speciale classifica, tra le prime sette città italiane che hanno subito il maggiore taglio di trasferimenti statali a causa del federalismo fiscale ci sono due Comuni campani e ben cinque Comuni calabresi. Sono dati davvero da allarme sociale: Reggio Calabria (41,6 milioni di euro in meno), Corigliano Rossano (meno 15,5 milioni di euro), Crotone (meno 13,2 milioni di euro), e Lamezia Terme (meno 13,1 milioni di euro), Catanzaro (meno 15,1 milioni di euro).

Ora non è difficile comprendere che simili tagli incidono fortemente sui servizi da rendere ai cittadini e di conseguenza sulla loro qualità complessiva di vita e che la gran parte dei trasferimenti dello Stato finisce nelle casse dei Comuni del Nord che non hanno visto ridotto di un euro le somme ricevute dal 2009 ad oggi. Tale situazione, che è bene sottolineare si sta ancora verificando, è figlia di un progetto chiaro di una forza politica che da sempre ha messo al primo posto gli interessi (soprattutto economici) di una determinata area geografica del Paese a scapito delle altre.

Un progetto che nato nel 2009 voleva perpetrare anche con la proposta di autonomia differenziata una “secessione” di fatto dell’Italia, riproponendo proprio i perversi criteri della spesa storica. Di fronte a tutto questo, ogni ulteriore indugio in direzione di una doverosa ed equa distribuzione delle risorse statali, rappresenta un nuovo e più pesante macigno per le speranze di crescita sociale ed economica della Calabria e del Meridione d’Italia.

E’ arrivato il momento – conclude Puccio – che il Parlamento e il Governo decidano di porre a termine a quella che, oltre ad essere una vera ingiustizia sociale, è la più evidente ed insopportabile negazione dei princìpi fondamentali della Costituzione.”

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