Disservizi piattaforma Sue, Lo Schiavo: “In Calabria software di seconda mano preso dalla Sardegna”

La denuncia del consigliere regionale e presidente del Gruppo Misto a palazzo Campanella: "E' l'ora di cambiare registro"

“La nuova presa di posizione degli ordini professionali tecnici calabresi sul malfunzionamento della piattaforma Sportello unico dell’edilizia (Sue) e la relativa diffida alla Regione Calabria, riporta d’attualità una problematica ormai annosa, fonte di gravi disservizi per gli operatori che hanno inevitabili conseguenze su tutta la collettività. Già nel novembre scorso, attraverso un’apposita interrogazione a risposta scritta avevo chiesto chiarimenti in ordine alle disfunzioni registrate sulla piattaforma Sue e agli interventi previsti”. A riferirlo, in un comunicato stampa, è il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, presidente del Gruppo misto Liberamente progressisti, intervenendo sui problemi legati al funzionamento della piattaforma Sue.

“A quell’interrogazione – prosegue Lo Schiavo – è pervenuta solo pochi giorni fa la nota di riscontro da parte del Dipartimento regionale Infrastrutture e Lavori pubblici. Ma è una risposta che, ancora una volta, non lascia ben sperare. Nella replica, infatti, si ammette che le problematiche originano dalla “sostanziale obsolescenza della piattaforma che, a suo tempo, la Regione ha scelto di utilizzare, trattandosi di un software acquisito mediante contratto di riuso della piattaforma informatica in dotazione alla Regione Sardegna”. L’analisi condotta, si spiega, “rileva che la piattaforma è in grado di consentire l’accesso ad un numero di utenti ‘elevato’, circa un migliaio (comunque insignificante per i tempi moderni) a fronte di un deciso calo della performance, fino al punto di saturazione massima in cui il sistema non riesce a consentire altri accessi e, contestualmente, coloro che hanno avuto accesso non riescono a fare alcuna operazione”. Il dipartimento informa che sono stati pianificati tre differenti tipologie di interventi, a breve, medio e lungo periodo, attraverso i quali si prevede, nel breve periodo, di “contingentare il numero di accessi introducendo una soglia calibrata” tramite un “elimina code”. Per il medio periodo si è previsto di “risolvere tutti i principali colli di bottiglia insiti nella logica di funzionamento della piattaforma presa in riuso e, in particolare, una trasformazione della modalità di lavorazione”. Nel lungo periodo, si aggiunge, “è prevista una completa riscrittura del software così da consentire una migrazione nel cloud della piattaforma ed un funzionamento con accessi illimitati e performance dettate solo dalla qualità della connessione degli utenti e non già dai limiti prestazionali della piattaforma”. Fin qui, dunque, siamo davanti ai soliti buoni propositi che, se da un lato restituiscono la presa d’atto di una situazione ormai insostenibile, dall’altro non sembrano offrire una soluzione definitiva in tempi brevi alle tante disfunzioni lamentate dagli ordini professionali tecnici, cui va tutta la mia solidarietà e vicinanza. Ma è soprattutto il software preso di “seconda mano” dalla Sardegna l’elemento che più fa riflettere. Sarebbe forse il caso di prevedere l’acquisto di un nuovo programma, aggiornato e più efficiente, e maggiormente consono alle esigenze del contesto calabrese”.    

“A quell’interrogazione – prosegue Lo Schiavo – è pervenuta solo pochi giorni fa la nota di riscontro da parte del Dipartimento regionale Infrastrutture e Lavori pubblici. Ma è una risposta che, ancora una volta, non lascia ben sperare. Nella replica, infatti, si ammette che le problematiche originano dalla “sostanziale obsolescenza della piattaforma che, a suo tempo, la Regione ha scelto di utilizzare, trattandosi di un software acquisito mediante contratto di riuso della piattaforma informatica in dotazione alla Regione Sardegna”. L’analisi condotta, si spiega, “rileva che la piattaforma è in grado di consentire l’accesso ad un numero di utenti ‘elevato’, circa un migliaio (comunque insignificante per i tempi moderni) a fronte di un deciso calo della performance, fino al punto di saturazione massima in cui il sistema non riesce a consentire altri accessi e, contestualmente, coloro che hanno avuto accesso non riescono a fare alcuna operazione”. Il dipartimento informa che sono stati pianificati tre differenti tipologie di interventi, a breve, medio e lungo periodo, attraverso i quali si prevede, nel breve periodo, di “contingentare il numero di accessi introducendo una soglia calibrata” tramite un “elimina code”. Per il medio periodo si è previsto di “risolvere tutti i principali colli di bottiglia insiti nella logica di funzionamento della piattaforma presa in riuso e, in particolare, una trasformazione della modalità di lavorazione”. Nel lungo periodo, si aggiunge, “è prevista una completa riscrittura del software così da consentire una migrazione nel cloud della piattaforma ed un funzionamento con accessi illimitati e performance dettate solo dalla qualità della connessione degli utenti e non già dai limiti prestazionali della piattaforma”. Fin qui, dunque, siamo davanti ai soliti buoni propositi che, se da un lato restituiscono la presa d’atto di una situazione ormai insostenibile, dall’altro non sembrano offrire una soluzione definitiva in tempi brevi alle tante disfunzioni lamentate dagli ordini professionali tecnici, cui va tutta la mia solidarietà e vicinanza. Ma è soprattutto il software preso di “seconda mano” dalla Sardegna l’elemento che più fa riflettere. Sarebbe forse il caso di prevedere l’acquisto di un nuovo programma, aggiornato e più efficiente, e maggiormente consono alle esigenze del contesto calabrese”.    

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