E’ stato bello ed è stato vero. Nessuno potrà mai cancellare imprese, gioie, emozioni di una stagione che è già nella storia. Neanche una sconfitta pesante e dolorosa. Cala il sipario sulla magnifica cavalcata del Catanzaro, finisce il sogno del ritorno in Serie A, restano negli occhi le grandi prestazioni fornite dalla squadra di Vincenzo Vivarini. La Cremonese ha riportato i giallorossi con i piedi per terra e stavolta la rimonta clamorosa, insperata, incredibile non è arrivata. In finale ci vanno loro, i grigiorossi di Giovanni Stroppa che si giocheranno l’ultimo pass per la Serie A affrontando nel doppio spareggio il Venezia che ieri sera ha eliminato dai playoff il Palermo, altra regina del Sud. I padroni di casa segnano tre gol nei primi quaranta minuti di gioco e nella ripresa calano anche il poker spegnendo le ultime speranze del Catanzaro.
Grazie lo stesso Catanzaro
Grazie lo stesso Catanzaro
La scalata verso l’Olimpo del calcio italiano si è interrotta in semifinale. Quei benedetti playoff che avevano alimentato un entusiasmo dilagante potevano diventare maledetti contro il Brescia, colpito e affondando ai titoli di coda da Donnarumma, Brignola e dalla doppietta di Iemmello, sintesi perfetta di un Catanzaro da incorniciare nell’album dei ricordi più belli di una storia quasi centenaria. Contro la Cremonese non è riuscito l’ennesimo miracolo. Applausi lo stesso, a spellarsi le mani, a scena aperta. Lo merita anche il Catanzaro di stasera, travolto dalla tempesta grigiorossa che in meno di quaranta minuti ha spazzato via le ultime speranze coltivate dagli oltre quattromila tifosi giallorossi che ci hanno creduto con un’ultima spedizione colorando di giallorosso lo “Zini”. Di più evidentemente era davvero difficile dare e avere. Resta un patrimonio tecnico e umano dal quale dovrà e potrà ripartire il presidente Floriano Noto al quale va il tributo di un’intera città e di un’intera regione portata in alto da un’impresa calcistica, sostenibile comunque vincente anche senza il trionfo finale. Il club giallorosso, come l’Atalanta qualche giorno fa, ha dimostrato nel calcio dei petroldollari si può sognare pure se la proprietà è italiana, in questo caso calabresisissima, e dietro non c’è un fondo o un mecenate. Grazie lo stesso Catanzaro.
Tempesta grigiorossa
A Cremona il coefficiente di difficoltà era elevato alla massima potenza specie dopo il due a due dell’andata strappato con le unghie e con i denti all’apice dell’ennesima rimonta e dell’ennesima impresa. Gli uomini di Stroppa non hanno lasciato scampo ai giallorossi per l’occasione vestiti di blu: Vazquez ha subito scavalcato e infilato Fulignati con un tiro dal limite scagliato quasi a mettere in chiaro le cose. Buonaiuto, che il primo gol tra i professionisti lo aveva segnato alla Vibonese un decennio fa, ha raddoppiato poco dopo deviando al volo di stinco un assist al bacio di Castagnetti. Tutto molto bello per i tifosi di casa, bilancio fin troppo pesante per quelli di fede giallorossa. L’accenno di rimonta del Catanzaro si è stampato sulla traversa scheggiata da Vandeputte prima del tris grigiorosso capolavoro di altruismo che porta la firma di Coda al tramonto di un primo tempo sostanzialmente dominato dalla Cremonese. Ripresa senza un mordente e senza un senso. Vivarini prova il tutto per tutto con Brignola che stavolta non segna e viene pure espulso per proteste. In superiorità numerica, i padroni di casa dilagano calando il poker con Sernicola su cross dell’ex rendese Collocolo e assist di Maier. Il gol di Antonini, sugli sviluppi di un corner, rende meno amaro il risultato finale ma non cambia la sostanza. Titoli di coda per la stagione del Catanzaro e fine di un sogno, si spera non di un ciclo.