Rinascita Scott, i giudici di Vibo: “Il carabiniere Ventura spregiudicato. Ma non c’è concorso esterno”

Il collegio di Vibo spiega la condanna a 5 anni e 6 mesi per il militare accusato di favoreggiamento aggravato dalle modalita mafiose

“Manca una ricostruzione organica e sistematica di una messa a disposizione del carabiniere nei confronti delle consorterie criminali, necessaria per integrare il concorso esterno. Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia rese sul suo conto ancorché credibili, si rivelano generiche”. I giudici del Tribunale di Vibo nel motivare la sentenza di condanna a 5 anni e 6 mesi nei confronti del militare Antonio Ventura, nell’ambio del processo Rinascita Scott, spiegano che il materiale probatorio emerso e gli episodi di rivelazione di segreto d’ufficio aggravati dall’agevolazione mafiosa, non integrano gli estremi del concorso esterno in associazione mafiosa, trattandosi di singoli fatti di favoreggiamento continuato aggravato dalla finalità di agevolazione dell’associazione mafiosa del clan dei Piscopisani.

Il comportamento spregiudicato

Il comportamento spregiudicato

E al riguardo il Tribunale collegiale, presieduto da Brigida Cavasino precisa la distinzione netta tra concorso esterno e favoreggiamento: nel primo il concorrente interagisce organicamente e sistematicamente con gli associati, mentre nel secondo aiuta in maniera episodica gli associati ad eludere le investigazioni della polizia o a sottrarsi alle ricerche. Per i giudici: “L’aiuto fornito da Ventura ai sodali non può qualificarsi come sistematico, le cointeressenze che il carabiniere aveva in relazione all’agenzia di investigazioni privata della moglie, nella quale collaborava, e al sostegno che entrambi fornivano ad alcuni professionisti e ad appartenenti del Rotary Act e della massoneria, se certamente sono indice di un comportamento spregiudicato tenuto da un appartenente arma, non può qualificarsi anche come elemento rivelatore di un concorso esterno. 

Il pentito Arena: “Il carabiniere passava notizie alle cosche”

Secondo il collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena, Ventura avrebbe passato notizie alle cosce, “si dimostrava disponibile e diceva che c’erano indagini su diversi soggetti senza specificare l’inchiesta precisa. Erano comunque notizie inerenti la faida tra i Piscopisani e i Patania di Stefanaconi”, ribadendo di aver parlato più volte con Ventura ma solo in due occasioni in modo riservato, faccia a faccia. “Quando Ventura ha avuto problemi non abbiamo più saputo nulla”. Ma perché il militare che è stato in servizio anche al Nucleo investigativo di Vibo avrebbe dovuto vestire i panni dell’infedele e fare la spia per conto dei clan? “Ventura – chiarisce il collaboratore – non veniva pagato. Lo faceva per amicizia. Se la vedeva con i periti anche in virtù del suo status di carabiniere. Loro fingevano dei falsi incidenti, poi Ventura se la vedeva con i periti per la liquidazione e nessuno contestava nulla”.  Ma per i giudici si tratta di dichiarazioni generiche, episodiche, che non integrano il reato di concorso esterno

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