Soldi in cambio della revoca di un provvedimento di confisca di beni, un patto concluso tra un noto penalista, un imprenditore e in giudice, favorendo la ‘ndrangheta. Con l’accusa di corruzione in atti giudiziari con l’aggravante di aver agevolato la cosca Molè-Piromalli di Gioia Tauro, la Dda di Salerno ha chiesto il rinvio a giudizio del noto penalista catanzarese Giancarlo Pittelli, dell’imprenditore Rocco Delfino, di Gioia Tauro, attualmente detenuto, per aver aggiustato un provvedimento giudiziario in concorso con l’ex presidente della Corte di appello di Catanzaro Marco Petrini, per il quale la Direzione antimafia campana guidata da Giuseppe Borrelli, procede separatamente.
L’ex parlamentare di Forza Italia nel quadro di un più ampio impegno di far leva sulle sue relazioni istituzionali per la risoluzione delle vicende giudiziarie, che vede protagonisti Delfino e le società a lui di fatto riconducibili, avrebbe promesso al giudice Petrini, all’epoca dei fatti presidente della Corte di appello di Catanzaro sezione misure di prevenzione che accettava una somma di denaro soldi per la revoca del provvedimento di confisca dei beni di Delfino, imprenditore legato alla cosca Molè-Piromalli, somma imprecisata e alla fine accettata dal giudice, da corrispondersi all’esito della pronuncia, anche se la dazione di danaro non è avvenuta per il sopravvenuto arresto dell’avvocato e dell’imprenditore nell’ambito del processo Rinascita Scott.
L’ex parlamentare di Forza Italia nel quadro di un più ampio impegno di far leva sulle sue relazioni istituzionali per la risoluzione delle vicende giudiziarie, che vede protagonisti Delfino e le società a lui di fatto riconducibili, avrebbe promesso al giudice Petrini, all’epoca dei fatti presidente della Corte di appello di Catanzaro sezione misure di prevenzione che accettava una somma di denaro soldi per la revoca del provvedimento di confisca dei beni di Delfino, imprenditore legato alla cosca Molè-Piromalli, somma imprecisata e alla fine accettata dal giudice, da corrispondersi all’esito della pronuncia, anche se la dazione di danaro non è avvenuta per il sopravvenuto arresto dell’avvocato e dell’imprenditore nell’ambito del processo Rinascita Scott.
Soldi in cambio della revoca di confisca di beni
In particolare Pittelli e Petrini si sarebbero accordati fin da giugno 2018 per la consegna informale al giudice del ricorso relativo alla istanza di revocazione, differendone il deposito all’adesione di Petrini sulla fattibilità dell’operazione illecita condivisa e appoggiata da Delfino disposto ad investire 10mila euro per il buon esito del ricorso. In un promo momento, in assenza dell’ok del giudice, Pittelli il 13 luglio 2018 ha depositato formale rinuncia al ricorso e dal canto suo, Petrini avrebbe omesso di dichiarare inammissibile l’istanza di revocazione, fissando poi per il 17 ottobre 2018 la prima udienza di trattazione. Successivamente il penalista in pendenza di trattazione nel merito della procedura e in vista dell’udienza, avrebbe compulsato Petrini sull’esito della procedura, riferendo al cliente Delfino di aver parlato con il giudice, il quale tuttavia non aveva potuto dargli rassicurazioni. E a novembre 2019 in occasione di un ulteriore incontro, Petrini avrebbe accettato da Pittelli la promessa della consegna di una somma di denaro, quale corrispettivo della revoca del provvedimento di confisca dei beni di Rocco Delfino. Con l’aggravante di aver agito per agevolare la cosca Molè Piromalli alla quale Delfino era legato sostenendo le spese legali di Pino Piromalli detto Facciazza, esponente apicale dell’omonima organizzazione di ‘ndrangheta nei procedimenti in cui costui era assistito dall’avvocato Pittelli.
L’udienza preliminare e il collegio difensivo
Il gip distrettuale di Salerno Giandomenico D’Agostino ha fissato l’udienza preliminare per il prossimo 26 giugno e gli avvocati difensori Salvatore Staiano e Giandomenico Caiazza per Pittelli e Mirna Raschi e Guido Contestabile per Delfino, tenteranno di smontare le ipotesi accusatorie.