Truffa e abuso d’ufficio, tra gli indagati Mauro e Giudiceandrea (NOMI)

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Falso in atto pubblico e abuso d’ufficio le accuse contestate dalla Procura di Cosenza a sei tra dirigenti ed ex dirigenti dell’Azienda sanitaria provinciale, sottoposti a divieto di dimora per ordine del gip. Le ipotesi di reato contestate si riferiscono alla gestione dei bilanci ed alla progressione di carriera.

Le Indagini

Le Indagini

Le indagini della Guardia di finanza hanno consentito di far luce sulla falsificazione dei bilanci consuntivi dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza nel triennio 2015-2017, con lo scopo di riportare perdite di esercizio di gran lunga inferiori a quelle effettive e consentire così un allineamento posticcio dei dati contabili dell’Aso a quelli del bilancio preventivo regionale, che consolida i dati di bilancio di tutte le aziende sanitarie calabresi.

“Sistema Cosenza”

Nel corso dell’operazione, denominata Sistema Cosenza, i finanzieri hanno anche ricostruito come le assegnazioni di importanti incarichi dirigenziali, dissimulate sotto forma di procedure rispettose dei principi di legalità e trasparenza, siano in realtà avvenute in violazione dei più elementari principi normativi in materia. I casi più eclatanti hanno riguardato la formulazione di delibere di assunzione nelle quali i requisiti di partecipazione venivano predeterminati in funzione dei titoli e dei curricula degli aspiranti, in un’ottica marcatamente clientelare. In particolare, le attività investigative hanno evidenziato una serie di reati di falso e di abusi d’ufficio per l’attribuzione di incarichi di responsabilità all’interno dell’Azienda, in violazione della specifica normativa di settore.

Le indagini eseguite dalle fiamme gialle del nucleo di polizia economico finanziaria di Cosenza hanno svelato che la disastrosa situazione economica-finanziaria e patrimoniale in cui versa l’Asp cosentina è dovuta ad un sistema di malaffare che, stratificatosi nel corso degli anni ed aggravato da una sostanziale inefficacia del sistema dei controlli, ha consentito di occultare il depauperamento delle risorse dell’Ente sanitario, con inevitabili ripercussioni sulla capacità di garantire livelli essenziali di assistenza adeguati. È emerso il doloso occultamento di una preponderante quota del contenzioso legale sorto negli anni dal 2015 al 2017 e, conseguentemente, l’insufficiente imputazione degli accantonamenti annuali al fondo rischi e oneri, che è risultato del tutto inadeguato rispetto alla sua funzione, cioè la copertura prudenziale dei possibili rischi giudiziari.

Irregolarità gestionali e contabili

Il contenzioso legale pendente è di oltre mezzo miliardo di euro, che potrebbe anche essere sottostimato. Inoltre sono stati rilevati. Un marcato disallineamento tra il saldo di cassa effettivo e quello risultante a bilancio, motivato dal mancato regolarizzo di oltre 54 milioni di euro di “sospesi di cassa”, ovvero di somme non più disponibili in quanto già pagate dal tesoriere, nella stragrande maggioranza dei casi per effetto dei “pignoramenti presso terzi” ottenuti in sede giudiziale dai creditori dell’Azienda.

La mancata contabilizzazione degli incassi dei crediti vantati nonché la mancata svalutazione e stralcio di quelli da ritenersi inesigibili; i crediti di cui al bilancio consuntivo al 31 dicembre 2017 sono stati appostati sulla base di dati extracontabili e, pertanto, non rispecchiano i dati risultanti dalla contabilità. Ma, nonostante le gravi irregolarità gestionali e contabili ed i pareri contrari espressi dal collegio sindacale, i bilanci del triennio 2015-2017 sono stati comunque approvati dagli organi di controllo istruttorio. La Procura della Repubblica ha chiesto per gli indagati anche misure interdittive, su cui si pronuncerà il gip dopo gli interrogatori.

I Nomi

Tra i nomi finiti al centro dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Cosenza compaiono Giovanni Lauricella (divieto di dimora a Cosenza), Francesco Giudiceandrea (divieto di dimora in Calabria) e Remigio Magnelli (divieto di dimora a Cosenza), l’ex commissario straordinario dell’Asp di Cosenza, Raffaele Mauro (divieto di dimora in Calabria), i dirigenti Luigi Bruno e Maria Marano (divieto di dimora in Calabria). Le persone finite sotto inchiesta sono 19 in totale.

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