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Viaggio lungo la costa tirrenica: devastazioni ambientali ed ecomostri pesano come la morte sul turismo calabrese

Centinaia di chilometri di arenile ubicati a ridosso della statale 18 invasi da erbacce, rifiuti e liquami fognari

Chilometri e chilometri di spiagge omeriche costeggiano la Statale 18 che unisce le due punte estreme della Calabria. Da Nord a Sud del litorale costiero, attraversando i territori delle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia, Catanzaro e Cosenza. Un fotografia delle devastazioni arrecate all’ambiente da uno sviluppo turistico insensato e caotico. In questo tour in auto, dal finestrino, si è visto scorrere immagini incredibili che testimoniano lo scempio provocato dalla mano dell’uomo. Quale mente perversa abbia potuto, in questi ultimi 50 anni, “comandare” un disastro di tali proporzioni? C’è da chiedersi, inoltre, se i controlli da parte degli organi competenti siano stati effettuati. Visto il disastro ambientale sembrerebbe di no.

Disastro ambientale

Disastro ambientale

In questa lunga e infuocata “marcia” si è toccato con mano i disastri provocati dall’abusivismo edilizio, dagli scarichi fognari e dalle discariche a cielo aperto ubicate negli alvei delle fiumare, sotto i ponti o a ridosso degli arenili. Dopo aver visto tali disastri ambientali abbiamo cercato di parlare con alcuni operatori turistici di Gallico, Bagnara, Palmi, Ricadi, Amantea, Paola, Scalea e Cetraro. Purtroppo abbiamo raccolto soltanto nervosi silenzi che raccontano inconfessabili complicità tra amministratori e imprenditori del settore balneare. Di fronte a cotanti “orrori” ci vorranno decenni per risanare le spiagge invase per chilometri da erbacce e rifiuti di ogni genere. Anni e anni, inoltre, ci vorranno per demolire palazzi a cinque piani, villette e interi agglomerati residenziali costruiti senza autorizzazioni a poche centinaia di metri dalla battigia.

Gli alvei dei torrenti “avvelenati”

Altro scempio difficilmente sanabile sarà la messa in sicurezza degli alvei delle centinaia di torrenti “avvelenati” che vomitano le loro acque gonfie di liquami fognari nel mare Tirreno. Addirittura in alcuni tratti costieri abbiamo visto stabilimenti balneari aperti in prossimità della foce di alcuni fiumarelle le cui acque scorrono h24 nere e malsane. Altre gravi inadempienze, che andrebbero attenzionate dalla magistratura, dalla Capitaneria di porto, dal Noe di Reggio Calabria e dalle Amministrazioni comunali, sono lo smaltimento dei fanghi della depurazione e gli scarichi fognari abusivi che sono a migliaia lungo la fascia costiera.

Un’emergenza da governare

La Calabria, con queste emergenze mai affrontate e risolte dalla governance regionale, non avrà mai un turismo di qualità in grado di attrarre i flussi turistici internazionali. Ci vorrà almeno mezzo secolo per adeguare l’industria turistica calabrese agli standard di sicurezza richiesti dalla Comunità Europa. Non sarà certamente facile. Almeno si cominci a migliorare il ciclo della depurazione e a bonificare le centinaia di chilometri di costa invasi da rifiuti ed erbacce che per lunghi tratti hanno cancellato le stesse spiagge. L’input deve partire dalla Regione che fino adesso ha fatto soltanto proclami. Dal presidente Roberto Occhiuto e dal sub commissario nazionale alla depurazione Tonino Daffinà ci aspettiamo il primo passo.

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