Perth e Ardore sotto shock: “Pep” Raco ucciso da un attivista del BlackLivesMatter

di Mario Meliadò – Ci si può dichiarare antirazzisti e poi assassinare un uomo per motivi razziali? Chissà. Forse, sì…

A Perth, capitale dell’Australia Occidentale – due milioni d’abitanti, la metropoli si trova nella parte Sud-Ovest dell’enorme Stato –, le indagini su un recentissimo fatto di sangue che ha sconvolto la città, ma anche messo in stato di shock l’intera comunità calabrese, starebbero andando proprio in questa direzione.

A Perth, capitale dell’Australia Occidentale – due milioni d’abitanti, la metropoli si trova nella parte Sud-Ovest dell’enorme Stato –, le indagini su un recentissimo fatto di sangue che ha sconvolto la città, ma anche messo in stato di shock l’intera comunità calabrese, starebbero andando proprio in questa direzione.

Stando a fonti locali, infatti, proprio per motivi legati alla sua italianità potrebbe essere stato assassinato, la mattina di sabato scorso 4 luglio, Giuseppe Raco, quarantenne di Ardore – Jonica reggina –, titolare di un avviatissimo night club di Perth, il Paramount Nightclub di Northbridge.
Un’autentica celebrità
, nella sua città australiana d’adozione, in cui centinaia di amici, estimatori e clienti del club lo chiamavano confidenzialmente solo Pep. L’uomo è stato brutalmente assalito la mattina di sabato: in concreto le sue condizioni escludevano la possibilità che sopravvivesse, ma solo ieri pomeriggio Raco è stato dichiarato clinicamente morto al Royal Perth Hospital.

Stando a quotate fonti locali, a spaccare la testa a pugni a “Pep” Raco sarebbe stato un giovinastro di colore, Jaylen Dimer. La polizia di Perth ha anche già diffuso il video in cui – le immagini, per la verità, sono molto confuse e sgranate – si nota Dimer assalire con violenza il cittadino ardorese a Northbridge, non lontano dal locale, per la precisione davanti a una kebabberia in cui il quarantenne club manager era entrato per comprare del cibo d’asporto per sé e la sua famiglia. Per motivi da accertare, sarebbe però sorta una rissa verbale con un gruppo di giovinastri che stava davanti al locale; in particolare, a scatenare la furia dell’omicida in quel momento specifico, sarebbe stato un micidiale cocktail d’alcool e stupefacenti da parte di Jaylen Dimer, che ha finito per prendere a pugni forsennatamente il “rivale” di turno, fino a togliergli la vita.

Vari particolari gettano però tutti nello sconforto più profondo.

Intanto, “Pep” Raco era un apprezzato e amatissimo padre di famiglia. Con l’amatissima, splendida moglie Enza avevano un figlio in tenera età; e la donna aspettava il secondo figlio della coppia.
E l’affetto generale verso il club manager italiano arrivavano a tal punto, che sùbito dopo la notizia della sua uccisione – diventata di dominio pubblico, a Perth, alla fine del weekend –, la comunità ha pensato di fare qualcosa. Così, intorno alle 10 di oggi (ora italiana), un’amica di Raco, Kelly Godfrey, ha pensato di lanciare una sottoscrizione online per aiutare i familiari a coprire i 20mila dollari d’importo necessari per le esequie “in grande stile” previste per l’ardorese immigrato in Australia: ebbene, nel giro di un paio d’ore 20 sottoscrittori – alcuni anonimi, parecchi australiani, ma molti altri con cognomi calabresissimi come Audino, Modafferi o Pizzata – avevano già versato oltre 9.600 dollari, quasi metà dell’importo totale, e molto probabilmente nelle prossime ore l’obiettivo del fundraising promosso dalla Hospitality family di Perth sarà raggiunto per intero.

«Raco era un marito premurosissimo e un padre, strappato a questo mondo troppo presto – si legge nel drammatico testo che accompagna la raccolta-fondi –. Pep sarà certamente ricordato per il suo “ciao!” con cui accoglieva affettuosamente gli avventori e il doppio bacio sulla guancia a ogni persona che incontrava: mancherà per sempre al team del Paramount Nightclub, alla sua famiglia e agli amici la positività con cui guardava alla vita e “sangue, sudore e lacrime” che tributava a ogni aspetto del lavoro e della quotidianità».

Solo per dare un’idea di quanto fosse conosciuto e amato il manager italiano, la notizia della sua tragica morte è in home nella pagina dedicata sui social network alla nightlife in una metropoli come Perth.
«Era una bella persona», dice chi lo conosceva; e così lo ricordano anche i più significativi media dell’intera area dell’Australia Occidentale, di cui Perth è la capitale. E quanto al “versante calabrese”, sono decine gli affettuosissimi messaggi di congedo da “Pep” Raco e dalla moglie Enza sotto un post che, sui social network, hanno voluto dedicargli Fortunato Stillittano e Valentina Donato del “Progetto Tarantella” che, inevitabilmente, anche a Perth aveva avuto alcune delle sue fortunate tappe. «Ci è bastato poco per capire che bella persona eri – si legge nel post –. Ci saremmo dovuti rivedere a marzo a Perth, ma il virus non l’ha permesso… Ti vogliamo ricordare così, con il sorriso e il rispetto che ti apparteneva».

Ma ancor più sconcerto nasce dalla circostanza svelata da un quotato giornalista di Perth, Avi Yemini: proprio Dimer – il colored aggressore di Raco – avrebbe partecipato, due settimane fa appena, a una delle numerosissime manifestazioni promosse in tutto il mondo all’insegna del Black Lives Matter, motto ormai planetario, dopo la barbara uccisione di George Floyd a Minneapolis da parte della Polizia del Minnesota. E, paradosso amaro, ad armare i pugni letali del giovane omicida potrebbero essere stati proprio l’essere bianco/europeo di Raco, in sostanza il suo colore della pelle, insomma proprio quell’odio razziale che invece dovrebbe essere azzerato dai veri propugnatori del Black Lives Matter; tutto, per intero, anche l’avversione contro veri o presunti “suprematisti bianchi”.
Tanto che il collega di Perth Yemini, nel firmare un editoriale video sul fatto di sangue, ha concluso: «Tutte le vite contano allo stesso modo, tutte: anche quelle dei neri, certamente. Ma non esclusivamente quelle».

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