I Bonavota, il commercialista e “l’avvocata”. Gratteri: “Così la ‘ndrangheta ricicla il denaro in Europa”

Il procuratore di Catanzaro spiega il sofisticato sistema di riciclaggio e svela la truffa all'ex vice ministro dell'Oman: "Non contestata per effetto della Cartabia"

di Mimmo Famularo – Ha un nome l’operazione messa a segno all’alba di oggi dai carabinieri del Ros. Si chiama “Assocompari” ed è il terzo capitolo di Rinascita che segue la colossale inchiesta sfociata poi nel maxiprocesso “Rinascita Scott” e in quella successiva denominata “Petrolmafie”. Se il primo capitolo aveva disegnato la mappa della ‘ndrangheta vibonese decapitandola dei vertici, il secondo si era occupata del business degli idrocarburi. In questo nuovo step la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri apre un nuovo fronte: quello del riciclaggio internazionale e fa luce sugli affari illeciti della cosca Bonavota di Sant’Onofrio, ritenute una delle articolazioni di ‘ndrangheta più potenti e pericolose della provincia di Vibo con ramificazioni a Filogaso, Maierato e Pizzo ma anche nel Lazio, in Liguria e in Piemonte. “Questa – ha detto il procuratore Nicola Gratteri in conferenza stampa – è la terza fase di Rinascita Scott. Già avevamo intravisto anche se non in modo nitido come oggi questo riciclaggio che ha interessato la Danimarca, l’Inghilterra, la Francia, il Cipro e l’Ungheria. E’ un riciclaggio sofisticato che la ‘ndrangheta da sola non poteva fare ma doveva rivolgersi al mondo delle professioni. Noi siamo riusciti a dimostrare, grazie anche all’aiuto di EuroJust e alla intercettazioni ambientali in uno studio di un’avvocata in Ungheria, il sistema di riciclaggio per conto della ‘ndrangheta”.

Il sistema di riciclaggio e la banca delle criptovalute

Il sistema di riciclaggio e la banca delle criptovalute

Tutto nasce dagli accertamenti patrimoniali effettuati dai carabinieri del Ros nel corso del primo capitolo di Rinascita Scott. La attenzioni degli investigatori si erano in particolare soffermati sulla figura di un commercialista, nato a Roma ma residente a Milano. Il suo profilo era già emerso nelle inchiesta “Crimine” e “Infinito” dove gli inquirenti avevano documentato le sue attività con la cosca Pelle di San Luca. Sarebbe stato lui il collante tra gli esponenti dei Bonavota partiti da Sant’Onofrio e l’avvocata di Budapest destinataria di un mandato d’arresto europeo dopo essere stata intercettata dalla polizia ungherese. Così gli inquirenti sono riusciti a ricostruire il flusso finanziario che coinvolgeva agenzie e istituti bancari di altri paesi come Cipro, Francia, Danimarca e Regno Unito. Il denaro faceva in pratica il giro d’Europa passando da un conto a un altro con l’obiettivo di far perdere ogni traccia e tornare “pulito” in Italia dove veniva reinvestito in acquisti di immobili, ville, società, persino uno yacht. Tutto finito sotto sequestro per un valore complessivo di tre milioni di euro anche se i Ros ipotizzano un giro di affari ancora più ingente e sotto questo profilo le indagini potrebbero aprire nuovi scenari e nuovi sviluppi investigativi. “Intanto – ha aggiunto Gratteri – siamo riusciti a individuare in Ungheria una banca specializzata in criptovalute e la ‘ndrangheta è molto interessata a questo istituto di credito”.

La truffa all’ex vice ministro dell’Oman

È emersa anche una truffa per due milioni di euro ai danni di un ex vice ministro dell’Oman che, però, la Dda di Catanzaro non ha potuto contestare, in mancanza della denuncia della parte offesa come richiesto dalla riforma Cartabia, cosa che ha motivato l’evidente disappunto dello stesso Gratteri.  “Nel corso di questa indagine – ha sottolineato il procuratore di Catanzaro – purtroppo non abbiamo potuto contestare una truffa aggravata di due milioni di euro perché per effetto della riforma Cartabia ci vorrà la querela della parte offesa e non siamo riusciti a rintracciarla. Si tratta di un vice ministro dell’Oman, nazione che non fa parte ovviamente del trattato di Schengen; non c’è un trattato bilaterale e fare la rogatoria internazionale per chiedere se volesse fare querela ci avrebbe fatto perdere molto tempo. Per questo motivo non abbiamo potuto chiedere la custodia cautelare per la truffa aggravata”. Alla conferenza stampa, oltre al procuratore Gratteri, hanno partecipato anche il vicecomandante del Ros dei carabinieri Gianluca Valerio, il comandante del secondo Reparto Investigativo del Servizio Centrale del Ros, Massimiliano D’Angelantonio e il comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, Luca Toti: in collegamento  il vicepresidente di Eurojust, Filippo Spiezia, che ha rimarcato “la collaborazione a livello internazionale e in particolare il contributo delle autorità ungheresi, e questo non era scontato”, evidenziando il fatto che “il modello avviato alla Procura di Catanzaro diventa sempre più un punto di riferimento nelle indagini contro la criminalità organizzata”.

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