La Dda di Catanzaro ha chiuso l’inchiesta “Secreta Collis” nei confronti di 32 indagati, coinvolti nella duplice organizzazione criminale, l’una operante nella gestione del traffico di sostanze stupefacenti e l’altra dedita al traffico di armi, con l’aggravante mafiosa, con base operativa nel quartiere Gagliano di Catanzaro.
Al vertice dei sodalizi, secondo i magistrati antimafia Antonio De Bernardo e Veronica Calcagno, che hanno vergato l’avviso di conclusione delle indagini, Domenico Rizza, il cui gruppo avrebbe avuto a disposizione una quantità industriale di mitra, caricatori, pistole, fucili, proiettili, silenziatori, un vero e proprio arsenale nascosto in contrada Cuturella o in luoghi impervi e difficili da raggiungere nella zona Nord-Ovest di Catanzaro, sotterrati all’interno di bidoni e nascosti tra la vegetazione. Sarebbe stato lui a mantenere stretti contatti con le cosche calabresi per la cessione di armi, curandone le trattative per l’acquisto e la vendita, coadiuvato dal suo uomo di fiducia Marco Riccelli e il figlio di Domenico, Vincenzo Rizza, con cui avrebbero deciso gli spostamenti delle armi da un luogo a un altro, mentre Emanuele Le Pera e la guardia giurata Manuel Argirò, avrebbero assunto il ruolo di partecipi dell’associazione. Quest’ultimo, in particolare, avrebbe acquistato armi e munizioni da rivenditori autorizzati, sfruttando il porto d’armi detenuto per via della sua attività professionale, procurando i contenitori necessari per nascondere non solo le armi ma anche la droga. Armi vendute alle più importanti cosche calabresi, dai Giampà di Lamezia, agli Arena di Isola, ai Mancuso di Limbadi, acquistate dalla ‘ndrangheta per difendersi nel periodo di conflitti tra gruppi e per commettere omicidi. Le attività intercettive e le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia hanno consentito di ricostruire il peso criminale di Domenico Rizza capace di fornire alla ‘ndrangheta armi in maniera trasversale.
Al vertice dei sodalizi, secondo i magistrati antimafia Antonio De Bernardo e Veronica Calcagno, che hanno vergato l’avviso di conclusione delle indagini, Domenico Rizza, il cui gruppo avrebbe avuto a disposizione una quantità industriale di mitra, caricatori, pistole, fucili, proiettili, silenziatori, un vero e proprio arsenale nascosto in contrada Cuturella o in luoghi impervi e difficili da raggiungere nella zona Nord-Ovest di Catanzaro, sotterrati all’interno di bidoni e nascosti tra la vegetazione. Sarebbe stato lui a mantenere stretti contatti con le cosche calabresi per la cessione di armi, curandone le trattative per l’acquisto e la vendita, coadiuvato dal suo uomo di fiducia Marco Riccelli e il figlio di Domenico, Vincenzo Rizza, con cui avrebbero deciso gli spostamenti delle armi da un luogo a un altro, mentre Emanuele Le Pera e la guardia giurata Manuel Argirò, avrebbero assunto il ruolo di partecipi dell’associazione. Quest’ultimo, in particolare, avrebbe acquistato armi e munizioni da rivenditori autorizzati, sfruttando il porto d’armi detenuto per via della sua attività professionale, procurando i contenitori necessari per nascondere non solo le armi ma anche la droga. Armi vendute alle più importanti cosche calabresi, dai Giampà di Lamezia, agli Arena di Isola, ai Mancuso di Limbadi, acquistate dalla ‘ndrangheta per difendersi nel periodo di conflitti tra gruppi e per commettere omicidi. Le attività intercettive e le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia hanno consentito di ricostruire il peso criminale di Domenico Rizza capace di fornire alla ‘ndrangheta armi in maniera trasversale.
I nomi dei 32 indagati
Domenico Rizza, detto Enrico, 68 anni, di Catanzaro; Vincenzo Rizza, 39 anni di Catanzaro; Marco Riccelli, 35 anni, di Catanzaro; Emanuele Enrico Lepera, 28 anni, di Catanzaro ; Manuel Argirò, 43 anni, di Catanzaro; Massimo Longo, 55 anni, di Catanzaro; Raffaele Iiritano, 55 anni, di Catanzaro; Francesco Agostino, 56 anni, di Catanzaro; Vittorio Gentile, 50 anni, di Catanzaro; Sergio Rubino, 47 anni, di Catanzaro; Giuseppe Caroleo, 51 anni, di Catanzaro; Angelo Posca, 53 anni, di Catanzaro; Salvatore Tedesco, 31 anni, di Catanzaro; Giuseppe Caliò, 25 anni, di Catanzaro; Rosario Nuccio Caliò, 38 anni, di Catanzaro; Vittorio Falvo, 33 anni, di Catanzaro; Andrea Caracciolo, 41 anni, di Catanzaro; Giampaolo Tripodi, 35 anni di Catanzaro; Loredana Ferraro, 25 anni di Catanzaro; Lorenzo D’Elia, 47 anni, di Catanzaro; Gaetano Muscia, 60 anni di Gioia Tauro; Santina Pasqualone, 50 anni, di Gioia Tauro; Christian Papasidero, 38 anni, di Tropea; Igor Guarino, 41 anni, di Milano; Alessandro Lanzo, 48 anni, di Catanzaro; Marinella Canino, 50 anni, Catanzaro; Luca Colao, 40 anni, Simeri Crichi ; Valerio Nisticò, 49 anni, Catanzaro; Valerio Nisticò, 49 anni di Catanzaro; Vincenzo Mario Domanico, 48 anni, di Soveria Mannelli; Massimo Cubello, 60 ani, di Catanzaro; Paolo Mazzoni, 26 anni, di Catanzaro; e Carmelo Ripepi, 22 anni di Vibo Valentia.
Le ipotesi di accusa
Nei confronti degli indagati si ipotizzano a vario titolo l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e associazione finalizzata al traffico di armi con l’aggravante di aver agevolato cosche di ‘ndrangheta, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, detenzione di droga.
Il diritto di difesa
Gli indagati, assistiti da un nutrito collegio difensivo (gli avvocati Nicola Tavano, Gregorio Viscomi, Aldo Ferraro, Francesco Severino, Raffaele Bruno, Gregorio Buccolieri, Alessandro Guerriero, Salvatore Iannone, Francesco Catanzaro, Francesco Gambardella, Antonio Ludovico, Francesco Iacopino, Daniela Scarfone, Michelangelo Miceli) avranno 20 giorni di tempo per chiedere di essere sentiti dai magistrati, rilasciare dichiarazione spontanee, depositare memorie difensive e compiere ogni altro atto utile per l’esercizio del diritto di difesa prima che la Dda proceda oltre con una richiesta di rinvio a giudizio.
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