di Giovanni Bevacqua – La Calabria non è a rischio saturazione reparti Covid. Partiamo dalla buona notizia, così da rendere più digeribile quella cattiva: la Calabria è a rischio saturazione reparti Covid. Ebbene sì e non è una contraddizione. Dalle nostre parti il passo da compiere è così breve che non si può stabilire con certezza dove ci troviamo. Per avere un quadro il più chiaro possibile, ci siamo affidati al dottor Domenico Minniti, presidente AAROI-EMAC sezione Calabria, Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani – Emergenza ed Area Critica.
Numeri alla mano
Numeri alla mano
Partiamo dalla domanda principale: quanti posti letto di terapia intensiva abbiamo in Calabria? Nonostante il commissario ad acta Guido Longo ne abbia citato 156, chi quei reparti li conosce, perché li vive quotidianamente, parla di “una forbice tra 141 e 145”. Prima della pandemia questi erano soltanto 107. Oggi circa 50 sono stati destinati ai pazienti Covid.

Il dottore Minniti li suddivide così: “16 posti letto al Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, 11 posti letto all’Annunziata di Cosenza, 14 posti letto al Gom di Reggio Calabria e 6 posti letto al Policlinico Universitario di Germaneto, a Catanzaro”. Conti alla mano in Calabria ci sarebbero 47 posti letto a disposizione per curare i pazienti Covid affetti da patologia severa.
Adesso ragioniamo sui numeri regionali della pandemia. Nell’ultimo bollettino della Regione Calabria si contano 34 pazienti per cui si è reso necessario il ricovero in terapia intensiva. Questo significa che, calcolatrice alla mano, ne restano disponibili solamente altri 13.
Un possibile Centro Covid Hospital e la “strategia sbagliata” della Regione
Numeri che vanno presi con il beneficio d’inventario perché soggetti a possibili variazioni dettate dalla necessità. Per essere pratici: se c’è una persona, (o anche due), che necessita con urgenza di un posto letto, non si può pensare che l’ospedale non sia in grado di trovarglielo. Il problema è che non si dovrebbe mai arrivare a questo punto. Perché, sebbene il Covid abbia cambiato tutte le regole del gioco, nel mondo le persone continuano ad ammalarsi di altro, continuano a doversi operare per patologie diverse, continuano a morire non direttamente per colpa della pandemia. Ed è in questa logica che, a parere del dottor Minniti, “la Regione ha sbagliato strategia concentrando le terapie intensive Covid nei 4 centri Hub calabresi”. “Sarebbe stato meglio – spiega – realizzare un autentico Centro Covid Hospital, verso cui indirizzare tutti i pazienti”. Minniti aveva, tra l’altro, indicato una possibile strada da seguire, sfruttando alcuni Ospedali Spoke, almeno uno per area, nord, centro, sud dato che provvisti “dei reparti utili per il trattamento della patologia” e di altri “facilmente convertibili” sarebbero stati dotati delle Unità Operative necessarie al trattamento di questi pazienti, si sarebbero evitate pericolose commistioni, difficili peraltro da controllare, nei percorsi sporco/pulito in strutture che non sono state progettate per questo scopo. E li, si sarebbero dovuti concentrare gli interventi strutturali di ampliamento dei posti letto e organizzativi attraverso l’incremento del personale. Ma scegliendo di avvalersi dei quattro Hub calabresi, invece, si è finiti per gravare inevitabilmente sull’offerta sanitaria globale. (Per chi volesse googlare il termine Hub, in senso ospedaliero viene utilizzato per indicare “un centro di riferimento”)
Meno interventi programmati e meno persone in Ospedale
Il personale sanitario che oggi si sta occupando dei reparti Covid, infatti, non si è aggiunto all’esistente. Lo stesse Minniti tiene a precisare che “sono state tolte forze agli altri reparti”. Si pensi a una Chirurgia, una Cardiologia, una Ortopedia o qualunque altro reparto.Oggi si trovano in formazione ridotta perché una parte ceduta al servizio della lotta al Covid. Il problema non è che ci si sta spendendo per uscire da questa maledetta pandemia, visto che “il personale sanitario in generale era già ridotto al minimo”.
Posti letto in terapia intensiva: Calabria ultima in Italia
Il problema di fondo, a quanto pare, è una programmazione non appropriata ai livelli demografici della nostra regione. Non si parla della Sanità in generale ma di un solo settore di essa: la terapia intensiva. “In Calabria – sottolinea Minniti – partiamo da un numero di posti letto rapportato alla popolazione decisamente più basso rispetto alla media nazionale. Prima della pandemia il numero di posti letto medio in Italia era 8 ogni 100mila abitanti. Noi viaggiavamo a una media di 5 ogni 100mila abitanti: un terzo in meno rispetto al dato medio nazionale”.
Difatti la Calabria è ben lontana dall’obiettivo di 14 posti letto ogni 100mila abitanti previsti dal DL 34/2020 con l’attivazione da parte delle Regioni e Province Autonome di nuovi ricoveri in terapia intensiva. Con la media del 5.5, aggiornata al 24 marzo 2021, si attesta (ancora una volta, sic!) ultima in Italia.
Il motivo, secondo il dottor Minniti, è dovuto al fatto che “negli anni, i posti letto di terapia intensiva in Calabria, sono stati distribuiti male, per cui abbiamo terapie intensive che, così come sono organizzate, sono francamente inutili. Ne è esempio la Rianimazione quali quello di Castrovillari con i suoi soli 2 posti letto, un numero limitato che andrebbe assolutamente aumentato”. E poi elenca i numeri calabresi al di fuori degli Hub: “Crotone ha solo 4 posti letto a fronte di un bacino d’utenza importante; Rossano solo 4 posti letto; Vibo Valentia 6 posti letto; Cetraro 5; Polistena 11; Locri 9 e Lamezia 11/12 posti letto”.
E non solo questo. A suo parere anche una sbagliata davvero poco funzionale distribuzione dei posti letto, soprattutto in relazione alle esigenze della popolazione calabrese. “La provincia di Catanzaro – spiega Minniti – è quella che ha il maggior numero di posti letto di terapia intensiva. Ma l’attuale offerta sanitaria risulta sproporzionata dato che, ad esempio, la provincia di Cosenza che ha un numero di abitanti maggiore, ne presenta invece un numero minore. Non è accettabile proporzionata che ne abbia di più della provincia di Cosenza, quarta in Italia per densità di popolazione”.
Dunque si sa anche dove è necessario intervenire per colmare questo gap che vede la Calabria molto indietro rispetto al resto del Paese. Si attendono solo gli interventi per ridurlo affinché ai calabresi sia garantito un diritto che la nostra Carta Costituzionale declina come esigibile.