ESIMI ED ESIMIE | Mario Tassone e il suo record di legislature in Parlamento

E' il politico calabrese vivente che detiene il record delle legislature in Parlamento. Ne ha fatte nove come Misasi e entrambi ne hanno una in meno di Giacomo Mancini
corsa al quirinale

di Vincenzo Speziali – Mario è certamente il politico calabrese vivente che detiene il record delle legislature in Parlamento. Precisamente ne ha fatte nove come Riccardo Misasi e entrambi ne hanno una in meno di Giacomo Mancini senior, il quale si è fermato a dieci e ancora dall’oltretomba è convinto che il povero Craxi non gli abbia permesso -attraverso un suo piano, desiderio o intrigo interno al Psi – di aggiungerne un’undicesima e poi magari…anche la dodicesima.

Tassone invece, con costanza, mai quiescenza, è riuscito a restare in Parlamento dal 1976 fino al 2013, quando l’UDC di Pier “Caltagirone” -de iure uxoris, in illo tempore- cioè il mio amico Casini, pensò bene di estrometterlo con motivazioni politicamente ineccepibili, all’insegna del rinnovamento, Deo gratias. Ciò premesso, aggiungo che la tal cosa avrebbe potuto toccare Mario prima o poi, pure perché lui, onestamente non risulta essere né De Gasperi né Moro, oppure né Fanfani né Andreotti ed anche né Forlani né De Mita, anche se ha un suo riconosciuto peso specifico mica da poco. Tassone, invece, la prese male, anzi malissimo, e a tutt’oggi, continua a bofonchiare “contro quello lì” – cioè il mio amico Pier per l’appunto- il quale non se lo fila affatto e con il suo silenzio paziente, sembra persino stupirsi della pluripermanenza tassoniana a Montecitorio, la quale in realtà bisogna spiegare che al netto del computo di legislature però, pur se nove ufficialmente, sono da contarne dieci concretamente.

Tassone invece, con costanza, mai quiescenza, è riuscito a restare in Parlamento dal 1976 fino al 2013, quando l’UDC di Pier “Caltagirone” -de iure uxoris, in illo tempore- cioè il mio amico Casini, pensò bene di estrometterlo con motivazioni politicamente ineccepibili, all’insegna del rinnovamento, Deo gratias. Ciò premesso, aggiungo che la tal cosa avrebbe potuto toccare Mario prima o poi, pure perché lui, onestamente non risulta essere né De Gasperi né Moro, oppure né Fanfani né Andreotti ed anche né Forlani né De Mita, anche se ha un suo riconosciuto peso specifico mica da poco. Tassone, invece, la prese male, anzi malissimo, e a tutt’oggi, continua a bofonchiare “contro quello lì” – cioè il mio amico Pier per l’appunto- il quale non se lo fila affatto e con il suo silenzio paziente, sembra persino stupirsi della pluripermanenza tassoniana a Montecitorio, la quale in realtà bisogna spiegare che al netto del computo di legislature però, pur se nove ufficialmente, sono da contarne dieci concretamente.

Difatti, se nel biennio 94/96, il nostro Mario si vide fuori dalla Camera, egli lo impiegò con zelo, sempre a Roma e sempre nella politica che conta, come Capo della Segreteria del PPI prima e dopo del CDU -già allora, ma nemmeno effimero del presunto Nuovo di oggi- con Rocco Buttiglione Segretario Nazionale del Partito, di cui “Maruzzu” (come lo chiama, affettuosamente Franco Petramala) era il vero motore e dominus, in virtù del motivo di come il filosofo in questione, bravissima persona, non è che capisse molto della materia nella quale si trovava ad applicarsi, ovvero la politica. Volete un esempio? Per il buon Rocco, contava più un certo Prof Bibi Pollini -nominato suo Consigliere (ed io aggiungerei del nulla)- di tutta la schiatta dei parlamentari ed ex parlamentari o dirigenti vari, malcapitatamente confluiti in quel caravanserraglio a guida filosofale, ovvero di Buttiglione.
All’epoca dei fatti io ero già Segretario Nazionale del Movimento Giovanile e Mario arrivava a Piazza del Gesù – sede storica della Direzione Nazionale- di buon mattino, col sigaro mezzo spento in bocca (si era convertito dalle sigarette, stando a stretto contatto, durante il periodo di cui parliamo, con notori consumatori di mezzi toscani, cioè sempre Buttiglione e la buonanima di Franco Marini), giungendo con l’incedere dal passo svelto -nel suo ufficio, precedentemente occupato in epoca diversa ma con lo stesso ruolo, da Riccardo Misasi (il quale gestiva un vero Partito, insieme ad un vero potere!)- e Tassone, iniziava la giornata, come se affrontasse una via crucis, con il solo Pilieci (suo storico collaboratore), nella parte di Simone da Cirene, dunque il Cireneo.

Per la verità, anche io facevo capolino spesso, per vedere se c’era bisogno di aiuto e sostegno e poi perché così avevamo stabilito con Angelo Donato, il quale a sua volta era -nella fase di cui sto parlando- Presidente del Consiglio Nazionale e noi tre avevamo compiuto la scelta di stare dalla parte di Rocco, seppur io ed Angelo -lo ammetto onestamente- per motivazioni diverse da quelle di Mario Tassone: il sottoscritto e Donato, miravamo a facilitare il percorso di unificazione con il CCD di Casini (nostro alleato, in ossequio alla comune appartenenza alla vecchia corrente forlaniana, nella quale abbiamo militato con lui), mentre Tassone, più prosaicamente, mirava ad assicurarsi, il ritorno a Montecitorio e poi…vedere sul da farsi.
Sia come sia, le cose andarono nel modo in cui immaginammo Angelo ed io, pure se con strascichi e difficoltà, le quali non sto a raccontare per evitare di tediare voi lettori, ma accennando, en passant, quanto le tensioni tra la nostra “ridotta forlaniana” e lui con Gemelli e Pilieci -chiaramente per motivi solamente politici, in base a strategie con tattiche differenti- ci furono e il clima non era dei più facili: la coerenza e il senso dell’appartenenza, però, sono sempre state un cardine della mia persona, perciò mi dispiace ancora tanto per le “rotture” sopravvenute nell’occasione, pur non pentendomene!

Intendiamoci, a Mario devo molto, moltissimo e gli sono e sempre gli sarò riconoscente – nonostante poi lui alle volte, con me, diviene vittima dalla ‘Sindrome di Urano’, ovvero, improvvisamente, comincia a combattere (senza vincere!) il sottoscritto, perché si fa sobbillare da ‘gelidi frigidi’ e stanziali astanti, nei culturalissimi Bar Comunale (a Catanzaro) durante l’inverno e Bar Centrale (a Montepaone) in estate- però il pensiero l’ho sempre garbato verso la sua persona e soffro per queste cantonate che prende, in quanto poi, non riesce a ravvedersene, fino alla prossima puntata politica, in cui ci ritroveremo, inevitabilmente.
Già, in fondo è così, dato che il nostro non è solo un rapporto politico, bensì personale e affettivo, vista l’amicizia, principalmente con mia madre e con la famiglia di mamma in generale, senza contare il fatto che io sono stato compagno di classe di sua figlia Rossella (assieme al mio migliore amico, Vincenzo Ferrari e ad un altro caro amico, Antonio Ciacci).
Con un velo di tristezza nel cuore, la quale si impossessa dell’animo e del sentimento, ricordo anche come mi volesse infinitamente bene, soprattutto Caterina -l’indimenticabile Caterina- ovvero la moglie di Mario, con la quale, assieme pure a lui, abbiamo persino compiuto un viaggio dei parlamentari cattolici a Damasco, nel Settembre 2009 e ridevamo di gusto circa la poca discrezione con cui i ‘servizi’ siriani mi controllavano passo passo, per i miei evidenti e noti motivi di carattere coniugale.

Che ridere in quei giorni e in quelle sere, per tale situazione, con Caterina che si divertiva a sentire i miei commenti salaci (conditi con le solite battute di cui sono aduso); Mario che da par suo mi faceva sponda; Totò Cuffaro nella parte di chi dava il la`; Maurizio Lupi invitante alla cautela (seppur divertendosi per l’insolita situazione); Gigi Meduri (assieme alla moglie Annamaria) a mettere il carico da novanta; Angelino Alfano, invece, convinto (lo sarà ancora adesso? Boooh…vai a vedere) come la “tutela dell’occhio indiscreto” fosse per lui e non per me (dimenticando il piccolo particolare che mia moglie non è la fantomatica nipote di Mubarak).
Con Mario e Caterina poi, rammento la cena che abbiamo fatto assieme io e Joumana, la sera del 30 Dicembre 2012, quando eravamo alla vigilia delle elezioni 2013 e per l’appunto l’UDC, decise di escludere dalle candidature non solo Tassone, ma molti altri ancora, perche`il Vate dell’epoca -Mario Monti, precisamente- impose ciò, senza possibilità di replica o difesa, al punto tale da fare rischiare persino la permanenza di Lorenzo Cesa in Parlamento: cosa volete? Sic transit gloria mundi!

Tassone comunque, è bene ricordarlo – pur se a fronte della sua umana disponibilità si circonda di soggetti improbabili, alla stregua di una qualsiasi chiacchera, magari a Bovalino- ripeto, di ruoli ne ha ricoperti molti e come dicevo ha svolto con impegno ogni funzione nella quale si è trovato a cimentarsi, cominciando dalla sua prima segreteria regionale della DC calabrese negli anni 1972/1976 (ritornandoci nel biennio 1988/1990) e poi via via gli altri incarichi, come l’ininterrotta “esibizione” di Sottosegretario, prima al Mezzogiorno (Fanfani V), poi ai Lavori Pubblici (Craxi I, II e Fanfani VI), durante il quinquennio 1982/1987, rientrando al Governo nel 2001/2006 nella qualità di Vice Ministro con delega ai Trasporti (Berlusconi II e III).
Quando non è stato presente negli esecutivi, la sua vita era in Commissione Difesa o Affari Costituzionali (dove svolgeva le mansioni di Capogruppo per la DC e per l’UDC) o nelle parlamentari congiunte come Terrorismo e Stragi, Comitato Atlantico e Antimafia (in cui ha ricoperto, per entrambe le ultime due, la Vicepresidenza), oppure in quella di Controllo sui Servizi (alla sua epoca Copaco) come Segretario.

A tal proposito è sovente una mia battuta irriverente (…ma certamente calzante e che tocca il cuore della verità), ovvero quando pure durante le nostre riunioni, per meglio fare capire la sua grande esperienza della quale tutti siamo convinti (chi più, chi meno!) io a bruciapelo gli faccio: “Tasso` mi devi spiegare una cosa e cioè il tuo segreto: com’è possibile che tu sia stato cinque anni nel periodo 82/87 tra il Ministero del Mezzogiorno e dei Lavori Pubblici (per di più con la delega di presiedere l’ANAS) e nel mentre di Tangentopoli non ti è arrivato nemmeno lo straccio di un avviso di garanzia? Sei il quarto mistero di Fatima! O non contavi nulla, oppure sei veramente tu l’uomo dei Servizi, il grande gestore…altro che quell’anima candida di Minniti (il quale, per inciso, è convinto di esserlo solo perché Francesco Cossiga lo ha illuso, blandendolo, per meglio manipolarlo, come si fa con i neofiti e gli sprovveduti, in coerenza con chi è evanescente come la sostanza bianca in uso alle signore: chiaramente la cipria!)”.
La sua risposta, tranchant, benché lusingata: “Vicenzo (…dice proprio Vicenzo, come mi appella con dolcezza finto burbera!) sei sempre il solito irriverente… però anche tu non scherzi in materia!”.
Con questo teatrino chiudiamo gli incontri e qualcuno sottovoce -sarà Gemelli? Sarà Manti? Sarà un altro?- soggiunge sospirando: “.. e anche per oggi avete lanciato il segnale e chi deve capire, capira`!”. Mia chiosa finale: tranquilli non siamo, certamente, alla stregua del dilettante con cui Cossiga -nei suoi ultimi tempi- giocava e si trastullava, per passatempo. E che passatempo!

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