La domenica della doppia “W”, l’Italia alla conquista di Wimbledon e di Wembley

La voglia di azzurro percorrerà interamente i poco più di 15 chilometri che separano Wimbledon da Wembley, i due simboli più forti della Londra fatta d'erba

Una domenica sportiva che capita pochissime volte nella vita. Tennis e calcio. Matteo Berrettini e i ragazzi di Roberto Mancini. Game, set, match da una parte e il triplice fischio dall’altra. L’attesa per i nostri portabandiera che si accingono a tentare l’impresa è tanta. La voglia di azzurro percorrerà interamente i poco più di 15 chilometri che separano Wimbledon da Wembley, i due simboli più forti della Londra fatta d’erba, linee bianche e reti. Ma anche di diritti, rovesci, punizioni e rigori, falchi elettronici e Var. Per fortuna la contemporaneità è esclusa e le due avventure possono essere seguite senza fare zapping.

Un pomeriggio a Wimbledon

Un pomeriggio a Wimbledon

Si inizia subito dopo pranzo con la rinuncia alla classica pennichella del weekend. Sul campo centrale di Wimbledon, intorno alle 15, scende in campo il primo italiano in grado di raggiungerne la finale del più prestigioso torneo di tennis del mondo. Matteo Berrettini, romano, 25 anni, ha un nuovo appuntamento con la storia dopo averne già scritto, proprio questi giorni, alcuni capitoli.Per consacrarsi ai vertici manca un ultimo tassello, il più alto e perciò il più difficile da scalare. Il suo avversario sarà il super favorito della vigilia Novak Djokovic, numero uno del mondo. Il serbo cerca a Wimbledon il ventesimo titolo dello Slam della sua lunga carriera in trenta finali disputate, per raggiungere in questa particolare classifica Rafa Nadal e Roger Federer e per alimentare un sogno chiamato “Grande Slam” dopo i successi nel 2021 in Australia e al Roland Garros.

Sull’erba di Wembley

Dopo cena, invece, in prima serata, va in scena l’atto conclusivo di Euro 2020 tra Inghilterra e Italia. Una partita che mette di fronte le due squadre che maggiormente hanno convinto, per gioco e dedizione, tifosi e critica. E anche qui le aspettative sono altissime, così come la pressione che stanno generando. La Nazionale dei Tre Leoni attende di alzare un trofeo dal 1966, edizione casalinga dei Mondiali, per soddisfare un bisogno emotivo, che lacera chi il gioco del calcio lo ha creato, lungo 55 anni. Gli Azzurri, allo stesso modo, sperano di cancellare oltre 50 anni di delusioni continentali e dimenticare che l’ultimo successo è targato 1968.

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