Nel primo semestre 2020 sono in calo gli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali: 319 contro i 336 dello stesso periodo dell’anno precedente. Una diminuzione del 5,1%, trend che viene confermato anche dall’andamento del fenomeno nel terzo trimestre 2020 che registra 143 episodi rispetto al secondo trimestre dello stesso anno che, invece, ne regista 182.
E’ quanto risulta dai report dell’Osservatorio costituito al Viminale, organismo che monitora il fenomeno sul territorio, con l’obiettivo di favorire e potenziare lo scambio di informazioni e il raccordo tra Stato e gli enti locali, e ovviamente individuare strumenti di contrasto e indicare strategie di prevenzione.
E’ quanto risulta dai report dell’Osservatorio costituito al Viminale, organismo che monitora il fenomeno sul territorio, con l’obiettivo di favorire e potenziare lo scambio di informazioni e il raccordo tra Stato e gli enti locali, e ovviamente individuare strumenti di contrasto e indicare strategie di prevenzione.
E’ emersa comunque una ulteriore novità nell’ambito dell’analisi del fenomeno: ora si concretizzano forme di minaccia attraverso l’uso di social network, canali web e informazione online. Di qui l’esigenza di compiere un esame anche dal punto di vista del modus operandi di chi si rende protagonista di atti intimidatori, finora caratterizzato principalmente in atti fisici, verbali o danneggiamenti. La particolarità di questa modalità del ricorso ai social sta nel fatto che così è resa più comune e veloce l’intimidazione che, a portata di click, consente a chiunque di porre in essere una condotta minatoria, offensiva o diffamatoria nei confronti di un amministratore locale.
Tornando ai dati relativi al primo semestre 2020, risulta che la regione che ha segnalato il maggior numero di atti intimidatori è stata la Puglia con 41 eventi rispetto ai 33 dell’anno precedente, seguita da Lombardia (37), Campania (33), Sicilia (31), Calabria (29), Emilia Romagna (23), Lazio (19), Sardegna (16), Veneto (15) e Toscana (14).
Nel complesso degli atti intimidatori registrati nel primo semestre di quest’anno, 177 sono di matrice ignota (55,4%), 46 per tensioni sociali (14,4%), 40 per tensione politica (12,5%), 35 di natura privata (10,9%), 20 di criminalità comune (6,2%) e 1 di criminalità organizzata (0,3%).
Spostando il periodo di osservazione dell’andamento del fenomeno ai primi 9 mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, si registra un aumento dei casi in Basilicata (da 0 a 10), in Campania (da 41 a 54), nel Lazio (da 15 a 29). Calano, invece, in Liguria (da 28 a 19), nelle Marche (da 10 a 7), in Piemonte (da 33 a 28), in Sardegna (da 39 a 20), in Sicilia (da 70 a 56) e in Toscana (da 25 a 19).
E’ emersa comunque una ulteriore novità nell’ambito dell’analisi del fenomeno: ora si concretizzano forme di minaccia attraverso l’uso di social network, canali web e informazione online. Di qui l’esigenza di compiere un esame anche dal punto di vista del modus operandi di chi si rende protagonista di atti intimidatori, finora caratterizzato principalmente in atti fisici, verbali o danneggiamenti. La particolarità di questa modalità del ricorso ai social sta nel fatto che così è resa più comune e veloce l’intimidazione che, a portata di click, consente a chiunque di porre in essere una condotta minatoria, offensiva o diffamatoria nei confronti di un amministratore locale.
Tornando ai dati relativi al primo semestre 2020, risulta che la regione che ha segnalato il maggior numero di atti intimidatori è stata la Puglia con 41 eventi rispetto ai 33 dell’anno precedente, seguita da Lombardia (37), Campania (33), Sicilia (31), Calabria (29), Emilia Romagna (23), Lazio (19), Sardegna (16), Veneto (15) e Toscana (14).
Nel complesso degli atti intimidatori registrati nel primo semestre di quest’anno, 177 sono di matrice ignota (55,4%), 46 per tensioni sociali (14,4%), 40 per tensione politica (12,5%), 35 di natura privata (10,9%), 20 di criminalità comune (6,2%) e 1 di criminalità organizzata (0,3%).
Spostando il periodo di osservazione dell’andamento del fenomeno ai primi 9 mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, si registra un aumento dei casi in Basilicata (da 0 a 10), in Campania (da 41 a 54), nel Lazio (da 15 a 29). Calano, invece, in Liguria (da 28 a 19), nelle Marche (da 10 a 7), in Piemonte (da 33 a 28), in Sardegna (da 39 a 20), in Sicilia (da 70 a 56) e in Toscana (da 25 a 19).