E’ quanto deciso dalla Corte d’assise di Catanzaro dinanzi alla quale resta imputato il solo Antonio Prostamo. L’ex fidanzata e altri due imputati saranno giudicati dal Tribunale di Vibo
di Mimmo Famularo – Si divide in tre tronconi il processo per l’omicidio di Francesco Vangeli, il giovane di Filandari scomparso nell’ottobre del 2018 e il cui corpo non è stato ancora ritrovato. Davanti alla Corte d’assise di Catanzaro resta infatti imputato il solo Antonio Prostamo, 31 anni di San Giovanni di Mileto, mentre il fratello Giuseppe Prostamo, 35 anni, ha scelto il rito abbreviato. Entrambi sono accusati in concorso tra di loro di omicidio.
di Mimmo Famularo – Si divide in tre tronconi il processo per l’omicidio di Francesco Vangeli, il giovane di Filandari scomparso nell’ottobre del 2018 e il cui corpo non è stato ancora ritrovato. Davanti alla Corte d’assise di Catanzaro resta infatti imputato il solo Antonio Prostamo, 31 anni di San Giovanni di Mileto, mentre il fratello Giuseppe Prostamo, 35 anni, ha scelto il rito abbreviato. Entrambi sono accusati in concorso tra di loro di omicidio.
Le tre posizioni stralciate
Nella prima udienza dinanzi alla Corte d’assise di Catanzaro il giudice Alessandro Bravin ha accolto le eccezioni presentate dall’avvocato Tommaso Zavaglia, legale dell’ex fidanzata di Francesco Vangeli, Alessia Pesce, stralciando la posizione di quest’ultima non ravvisando le aggravanti mafiose. Pertanto gli atti sono stati trasmessi alla Procura di Vibo. L’incompetenza funzionale è stata estesa anche agli altri due imputati Alessio Porretta, 24 anni di Filandari, e Fausto Signoretta, 29 anni di Jonadi, per i quali resta sempre competente la Dda di Catanzaro per via dell’aggravante mafiosa ma non essendo contestato l’omicidio la dovranno essere eventualmente giudicati dal Tribunale collegiale di Vibo e non più dalla Corte d’assise di Catanzaro.
Ingannato, ucciso e gettato nel fiume Mesima
Secondo l’accusa Francesco Vangeli sarebbe stato attirato in un tranello, ferito mortalmente con un colpo di fucile, chiuso in un sacco di plastica e ancora agonizzante gettato nel fiume Mesima. Ad uccidere Vangeli sarebbero stati i due fratelli di San Giovanni di Mileto, Antonio e Giuseppe Prostamo che avrebbero agito in concorso con altre due persone ancora in fase di identificazione. Sono accusati, a vario titolo, di una sfilza di reati tutti aggravati dal metodo mafioso: omicidio, distruzione e soppressione di cadavere oltre a minaccia e detenzione di arma clandestina. I fatti si sono consumati tra il pomeriggio e la sera del 9 ottobre 2018. Vangeli è stato attirato con un pretesto nella casa di Antonio e Giuseppe Prostamo a San Giovanni di Mileto. E’ qui che il giovane di Filandari sarebbe stato ferito dal colpo di fucile, rinchiuso in un sacco nero di plastica e ancora moribondo trasportato a bordo della sua auto nei pressi del fiume Mesima dove, moribondo, è stato gettato. Quindi i suoi presunti assassini hanno bruciato la macchina nel tentativo di cancellare quante più tracce possibili.
Il ruolo dell’ex fidanzata
Tra gli imputati figura pure Alessia Pesce, la giovane donna contesa da Antonio Prostamo e Francesco Vangeli. Uno dei moventi dell’omicidio, probabilmente il principale, sarebbe proprio questo. La ventunenne che oggi vive a San Giovanni di Mileto è accusata di aver reso delle false dichiarazioni al pubblico ministero nel tentativo di depistare le indagini. La Pesce sarebbe stata anche brutalmente percossa da Antonio Prostamo che per questo motivo è accusato anche di maltrattamenti in famiglia.
Tradito dagli amici
Un ruolo fondamentale in questa vicenda lo avrebbero rivestito due “amici” di Vangeli: Alessio Porretta e Fausto Signoretta, entrambi accusati di favoreggiamento aggravato dal metodo mafioso. Il primo avrebbe accompagnato la vittima a San Giovanni di Mileto a bordo della Ford Fiesta poi data alle fiamme. Secondo le indagini, prima di arrivare a destinazione, i due si sarebbero fermati a Nao (frazione di Ionadi) per informare Fausto Signoretta e chiedere di interessarsi alla vicenda per trovare una soluzione nei contrasti esistenti tra i Prostamo e Francesco Vangeli “anche in virtù – sottolineano gli inquirenti – della sua vicinanza ai Mancuso”. Signoretta ha infatti tenuto a battesimo la figlia di Giuseppe Mancuso, quest’ultimo figlio di Giovanni. Una mediazione fallita perché – da quanto emerge dall’inchiesta – Signoretta veniva costretto in malo modo dai Prostamo ad allontanarsi dalla loro abitazione mentre Porretta sarebbe stato riaccompagnato a casa lasciando da solo al proprio destino il povero Vangeli.
Il collegio difensivo e le parti civili
I cinque imputati sono difesi dagli avvocati Sergio Rotundo, Giovanni Vecchio, Giuseppe Grande, Tommaso Zavaglia, Giovambattista Puteri. I familiari di Francesco Vangeli si sono costituiti parte civile con gli avvocati Nicodemo Gentile, Francesca Comito e Antonio Cozza. Il processo in Corte d’Assise per Antonio Prostamo è stato rinviato al 27 ottobre prossimo.