Bambino perde l’udito dopo un’immersione per una diagnosi sbagliata in Calabria

L'errata diagnosi dei medici calabresi, secondo il Tribunale, e il mancato trattamento farmacologico ha compromesso la possibilità di recuperare l'udito

Ha perso l’udito per una diagnosi sbagliata dell’Ospedale di Locri. E’ stato il Tribunale di Reggio Calabria nei giorni scorsi con sentenza n. 654/2022 a decretare che la sordità di un 22enne sarebbe stata dettata da errata iniziale diagnosi di chetosi quando aveva 12 anni. Il ragazzo ha citato a giudizio l’ospedale e a distanza di 10 anni ha ottenuto un primo verdetto. “Il 18 agosto 2002, quando aveva dodici anni, – si legge in una nota dell’avvocato Emanuela Foligno – era stato ricoverato presso l’Ospedale di Locri, dove era giunto dal Pronto Soccorso di Siderno, in quanto aveva manifestato ripetuti episodi di vomito con vertigini e sindrome neurovegetativa; gli veniva praticata terapia elettrolitica e, in data 20 agosto 2002, veniva dimesso con la diagnosi di chetosi. Il giorno dopo si è recato autonomamente da uno specialista in otorinolaringoiatria, che gli ha diagnosticato uno stato di sordità improvvisa percettiva all’orecchio destro. Lo stesso giorno con la famiglia si recava presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Messina, reparto di otorinolaringoiatria, ove gli veniva confermata la diagnosi di sordità improvvisa destra”.

L’immersione in acqua

L’immersione in acqua

“Tale patologia – informa l’avvocato Emanuela Foligno – era presumibilmente ed improvvisamente insorta in conseguenza di una breve immersione in acqua, avvenuta circa quattro giorni prima, in seguito alla quale aveva accusato senso di pienezza auricolare destro, vertigini oggettive accompagnate da nausea vomito, sudorazione, ipoacusia ed acufeni continui a destra. In data 04 settembre 2002 veniva dimesso da Messina con confermata diagnosi di sordità improvvisa destra; a causa dell’errata diagnosi dell’Ospedale di Locri (chetosi), la sua patologia si era stabilizzata, compromettendo irreversibilmente la capacità auditiva dell’orecchio destro. La errata diagnosi aveva compromesso la possibilità di recupero dell’udito che sarebbe stata possibile ove i sanitari di Locri avessero tempestivamente formulato la corretta diagnosi (sordità improvvisa destra), intervenendo con l’opportuno trattamento farmacologico. Il Tribunale osserva che la cartella clinica redatta dai sanitari del Presidio Ospedaliero di Locri , non può dirsi completa. Mancano diverse annotazioni che ne depotenziano il valore di prova: non viene indicata l’ora dell’uscita; nelle pagine dedicate all’anamnesi personale viene riportato esclusivamente che il bambino viene accolto per vomito e nulla si scrive in relazione alla tante informazioni richieste; nella parte dedicata all’esame obiettivo si evidenzia “Lingua impaniata, alito acetonemico, attività cardiaca e respiratoria regolari” , ma nulla viene rappresentato nelle condizioni generali e prima impressione e nella parte relativa al sospetto diagnostico”.

I referti del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Locri

“Ancora, dal certificato del medico di guardia della Divisione di Accettazione e Pronto Soccorso dell’Ospedale di Locri si evince che il sanitario non effettuava alcuna diagnosi, limitandosi a riportare il sintomo vomito di n.d.d . e solo al momento delle dimissioni – ricorda l’avvocato Emanuela Foligno – si indicava quale diagnosi di dimissione “ Chetosi “. Ne deriva che, rispetto alla omessa diagnosi e valutazione della sordità improvvisa destra, non può ritenersi in alcun modo dotata di importanza eziologica la condotta del minore di mancata dichiarazione dell’episodio dell’immersione in acqua, ovvero delle vertigini oggettive accompagnate da segni neurovegetatvi concomitanti. Anzi. Proprio la circostanza che il minore, al quale era stata già somministrata presso il Pronto Soccorso di Siderno nel pomeriggio del 18 agosto 2002, una flebo soluzione elettrolitica, continuasse ad avere episodi di vomito e disidratazione, a fronte di esami di laboratorio negativi per infezioni e dell’esito dell’esame delle urine che evidenziava la presenza di chetoni 15, avrebbe dovuto spingere i sanitari a prolungare il ricovero, fare ulteriori esami diagnostici, clinici, strumentali per investigare la causa del vomito, della disidratazione ovvero, in ultimo, della stessa chetosi che, di per sé, indica la sola presenza di chetoni nelle urine, ma non ne spiega l’origine causale. I medici avrebbero dovuto compiere ulteriori atti ed accertamenti, anche attraverso consulenze specialistiche, per addivenire ad una diagnosi definita sulle cause del malessere al fine di affrontarlo con la più corretta ed appropriata terapia farmacologica, senza dimettere in condizioni generali discrete il minore”.

La perizia medica

“Dalla perizia tecnica emerge “ipoacusia di grado grave profondo a destra e normoacusia sinistra , e che la grave ipoacusia neurosensoriale destra è l’esito di una sordità improvvisa destra che i sanitari dell’Ospedale di Locri nei tre giorni di degenza non diagnosticarono, pur in presenza di sintomatologia evidente, non prescrivendo terapia steroidea tempestiva che probabilmente avrebbe ridotto l’entità del danno cellulare e quindi funzionale dell’orecchio destro del paziente . E scientificamente risaputo che – ricorda l’avvocato Emanuela Foligno – nella sordità improvvisa più breve è il delay (tempo tra l’inizio della sintomatologia e l’inizio della terapia cortisonica) maggiori sono le possibilità di reversibilità del danno cocleare o di esiti permanenti meno gravi. Scarsi infatti sono stati i risultati di miglioramento dell’ipoacusia destra, malgrado le giuste procedure clinico terapeutiche messe in atto da medici del policlinico di Messina dove il paziente fu ricoverato”. Il consulente, ha quindi riconosciuto una compromissione della funzionalità biologica imputabile all’ospedale di Locri valutabile tra il 10% ed il 12% “.

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