di Danilo Colacino – L’assenza di Giovanni Merante e Antonio Triffiletti dalla seduta di ieri del consiglio comunale si presta almeno a un paio di articolate letture da parte dei commentatori. La prima, e più ovvia, è la loro palese ostilità nei confronti del vicesindaco Ivan Cardamone – come noto tallianiano di ferro (peculiarità evidentemente sgradita ai due) – e di conseguenza alla pratica a lui tanto cara sul Museo del Mare in discussione quale primo “vero” punto all’ordine del giorno.
Ma siccome nulla è ciò che sembra, almeno a dar retta a una famosa corrente filosofica greca presocratica, perché non riflettere su un altro ipotetico scenario? La partita a sé giocata con buona dose di coraggio dalla coppia, finora inossidabile, Merante-Triffiletti che si vuole sì affrancare dal coordinatore di Forza Italia Mimmo Tallini, ma anche mandare un messaggio a Sergio Abramo.
Ma siccome nulla è ciò che sembra, almeno a dar retta a una famosa corrente filosofica greca presocratica, perché non riflettere su un altro ipotetico scenario? La partita a sé giocata con buona dose di coraggio dalla coppia, finora inossidabile, Merante-Triffiletti che si vuole sì affrancare dal coordinatore di Forza Italia Mimmo Tallini, ma anche mandare un messaggio a Sergio Abramo.
Il telegramma ad Abramo di Merante e Triffiletti. Un avviso che potrebbe suonare come l’indisponibilità a fungere da grilli parlanti di un sindaco che parrebbe non avere memoria da elefante con i suoi sostenitori, scaricando i più ingombranti non appena s’intraveda la chance di surrogarli. A riguardo, per informazioni basti chiedere – ironia della sorte – proprio al solito Tallini e a un altro Sergio, il giornalista ed ex capo dell’ufficio stampa di Palazzo De Nobili, di cognome Dragone che di Abramo fu strettissimo collaboratore e stratega salvo poi venire allontanato per sopraggiunte divergenze di carattere personale. Storie vecchie e non collegabili? Può darsi. Ma se il fronte compatto pro Abramo neppure ci pensa, i “meno filogovernativi” un po’ di conti potrebbero farseli. E magari, dopo aver ragionato ad ampio spettro, giungere alla determinazione di rammentare al primo cittadino che il supporto invocato deve essere frutto di un accordo strutturale. Un patto a lunga gittata, poco suscettibile alla “volatilità del tempo”. Supposizioni o spigolature da notisti? Forse. Di certo, però, ci sono le spaccature nella maggioranza. E sulla questione è molto più difficile obiettare o confutare le tesi giornalistiche.
Il centrodestra a spicchi.
La verità è sotto il sole come il romanzo di una coalizione in cui un giovane consigliere rimbrotta un assessore, peraltro titolare di una delega di peso, come fosse un’avversaria politica e non un’alleata. Una sorta di affronto all’elegante signora. E che dire dell’imbarazzo di un altro membro della Giunta che denota persino un certo imbarazzo nel dover partecipare a un’iniziativa congiunta con un componente del civico consesso della sua medesima coalizione. “Poco da dire”, quindi, ovvero la frase che pronuncerebbe in un’occasione come questa – con il caratteristico slang personale – l’inflessibile giudice di Masterchef Joe Bastianich, mutuandola dai frangenti in cui si trova a giudicare un brutto piatto realizzato dai pretendenti al trono di miglior cuoco amatoriale d’Italia. “Una dramma, una problema”, come aggiungerebbe poi sornione Joe con la conseguenza di esprimere una severa bocciatura di quanti puntano a un obiettivo senza una chiara prospettiva per centrarlo