Cinghiali in Calabria, la situazione è grave: pronti alla carneficina

Cinghiali in città e nei centri abitati, Alecci: "Bisogna correre ai ripari"

I danni provocati in Calabria alle produzioni e alle strutture agricole da cinghiali selvatici nel 2020 sono raddoppiati, specie nel confronto tra il mese di maggio di quest’anno e lo stesso periodo del 2019.

Gli effetti restrittivi del lockdown hanno ampliato il fenomeno della presenza dei cinghiali sul territorio calabrese. E se una prima stima aveva fatto riferimento a 350mila capi presenti nella regione, dopo i tre mesi di blocco totale i numeri sono notevolmente lievitati.

Gli effetti restrittivi del lockdown hanno ampliato il fenomeno della presenza dei cinghiali sul territorio calabrese. E se una prima stima aveva fatto riferimento a 350mila capi presenti nella regione, dopo i tre mesi di blocco totale i numeri sono notevolmente lievitati.

Per questo, la Regione Calabria è corsa ai ripari ed ha approvato per il periodo maggio 2020-aprile 2021, il nuovo piano regionale di selezione degli ungulati, ottenendo il parere favorevole dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

Le soluzioni

Il piano prevede che le squadre di selettori entreranno in azione da subito, con facoltà di abbattere fino a 10.000 capi (rispetto ai 3.400 in precedenza indicati quale tetto massimo), operando su una superficie agro-silvo pastorale di circa 250.000 ettari.

Nello specifico, l’autorizzazione contenuta nel nuovo piano consentirà l’abbattimento di 6.800 capi in più, dei quali 2.720 maschi adulti, 4.080 femmine adulte, 1.672 maschi inferiori all’anno, 1.058 superiori all’anno, 2.410 femmine inferiori all’anno e 1.670 femmine superiori all’anno.

Numeri che, vista l’emergenza vissuta sul territorio, rappresentano solo un segnale, considerato il grido di allarme di agricoltori e imprenditori, ma anche le questioni relative alla sicurezza, dal momento che la presenza di cinghiali nei centri abitati è notevolmente aumentata, mettendo anche a rischio la circolazione stradale.

Coldiretti ha più volte ribadito che “la situazione è ormai fuori controllo e pericolosa perché i cinghiali non stanno più nelle campagne ma sono sempre più frequenti gli avvistamenti nei centri abitati e nelle periferie”.

In provincia di Reggio Calabria, ad esempio, Coldiretti ha avviato un monitoraggio continuo per “confermare ulteriormente con dati puntuali la drammaticità del fenomeno e perciò invitiamo cittadini e agricoltori a segnalare i danni ai nostri uffici anche se non si chiede il risarcimento”.

Necessario un intervento rapido

Stigmatizzati anche i ritardi nei pagamenti dei danni subiti dagli agricoltori, con la stessa Coldiretti che si è spinta fino a chiedere ai sindaci dell’area metropolitana di Reggio Calabria di procedere con un’ordinanza sindacale urgente per la cattura o abbattimento di cinghiali selvatici allo stato brado.

Preso atto della condizione emergenziale, la Regione Calabria ha approvato il piano di selezione, con l’assessore all’Agricoltura, Gianluca Gallo, che si è soffermato sulla necessità di “tutela degli agricoltori, degli allevatori e dei cittadini calabresi come priorità assoluta”.

“La pandemia ed il conseguente lockdown – ha aggiunto l’assessore Gallo – sono stati il detonatore di una situazione di per sé già esplosiva, favorendo la moltiplicazione dei cinghiali il cui numero è ulteriormente lievitato in breve tempo, specialmente nelle aree antropizzate, fino a divenire essi un pericolo sempre più serio non solo per le coltivazioni e gli allevamenti calabresi, ma anche per l’incolumità pubblica, in considerazione degli incidenti stradali causati e del loro ingresso fin dentro i centri abitati”.

Sul tavolo della Giunta regionale è aperta anche l’ipotesi di ulteriori misure aggiuntive, anche attraverso una interlocuzione con il Ministero dell’Ambiente.

Redazione Calabria 7

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