di Danilo Colacino – Il funzionamento della già assai complessa macchina della Giustizia ai tempi del Coronavirus. Sembra quasi il titolo di un film di successo e invece è purtroppo la storia tremendamente reale della contrapposizione, almeno l’ultima in ordine di tempo nel recente turbolento periodo dei rapporti tra toghe ‘pubbliche e private’, fra Avvocatura e Magistratura apertasi a Catanzaro da un paio di giorni a questa parte.
Motivo? Semplice: il presidente del Consiglio del locale ordine forense Antonello Talerico ha disposto – attraverso una delibera del medesimo organo, esecutiva a partire da stamani – l’astensione volontaria dei suoi iscritti dalle udienze. Una facoltà a cui si è subito registrata una massiccia (eufemismo!) adesione, che però pare proprio non sia stata ben accolta dai giudici i quali hanno fatto sapere di ritenerla illegittima.
Motivo? Semplice: il presidente del Consiglio del locale ordine forense Antonello Talerico ha disposto – attraverso una delibera del medesimo organo, esecutiva a partire da stamani – l’astensione volontaria dei suoi iscritti dalle udienze. Una facoltà a cui si è subito registrata una massiccia (eufemismo!) adesione, che però pare proprio non sia stata ben accolta dai giudici i quali hanno fatto sapere di ritenerla illegittima.
“Un intendimento – si legge in una nota diffusa dallo stesso Coa del capoluogo, da noi sintetizzata in queste poche battute – che la parte giudicante ha motivato con il difetto di adeguato preavviso; il deficit di competenze a ‘valutare’ una simile emergenza da parte dell’Ordine e, in sostanza, la necessità di far assumere la decisione alle autorità competenti”.
Posizione netta, che ha dato luogo a un’altrettanto dura reazione del presidente Talerico, il quale sempre tramite il Consiglio ha fortemente rilanciato, chiedendo ai legali di far verbalizzare in Aula i motivi del forfait, “rilevando la mancanza delle ordinarie misure di sicurezza quali ad esempio la distanza di un metro fra le persone.
Un vulnus che, ad avviso dei diretti interessati o meglio dell’organismo che li ‘disciplina’, rende impossibile l’espletamento della loro delicata professione (costituzionalmente garantita, peraltro, ndr)”. Ma vi è addirittura di più, perché nel rivendicare il diritto a una sorta di autodichia l’Ordine degli Avvocati arriva persino al punto di riservarsi – dinnanzi all’ulteriore opposizione dei giudici alla volontà di astenersi dalle udienze – la verifica successiva della configurazione di eventuali reati.
In altri termini: un grave e intransigente muro contro muro che dalla città dei Tre Colli potrebbe estendersi a molti altri distretti giudiziari del Paese.