Coronavirus, è ufficiale: vaccinati trasmettono variante Delta come i non vaccinati

I tassi di contagio in ambiente domestico sono simili, afferma un nuovo studio pubblicato sulla nota rivista medica The Lancet
"Viaggiamo ancora sui 40-50 mila casi al giorno ma c'è un 10-20 per cento che sfugge ai test, come accade nella sorveglianza epidemiologica"

La vaccinazione contro il Covid-19 riduce il rischio di venire infettati dalla variante delta e, anche in presenza di sintomi, garantisce tempi di guarigione più rapidi. Tuttavia, gli individui vaccinati con la doppia dose che contraggono la variante delta di coronavirus hanno una capacità di trasmettere la patologia a un tasso molto simile a quello registrato tra i non vaccinati, soprattutto nei confronti delle persone con le quali si condivide lo stesso ambiente domestico. A mettere in chiaro il limiti della protezione vaccinale è stato uno studio pubblicato sulla rivista medica del gruppo The Lancet dedicata alle malattie infettive.

Lo studio

Lo studio

La ricerca durata un anno e condotta in Regno Unito ha monitorato in totale 621 persone affette da sintomi di Covid-19. Al termine del lavoro i ricercatori britannici hanno concluso che gli individui vaccinati che contraggono la variante delta hanno un tasso di contagiosità del 25% rispetto al 38% riscontrato tra i non vaccinati. I due indici si avvicinano molto di più quando si vanno a vedere i contatti casalinghi, nei quali un soggetto vaccinato ma affetto da sintomi ha un tasso di contagiosità del 25% a fronte del 23% riscontrato tra i non vaccinati. Tenendo in considerazione il tasso d’errore dello studio, si tratta sostanzialmente dello stesso indice.

Vaccinazione non basta

“Sebbene i vaccini attuali rimangano efficaci nel prevenire malattie gravi e decessi per Covid-19”, hanno messo in chiaro i ricercatori nelle conclusioni, “i nostri risultati suggeriscono che la vaccinazione da sola non è sufficiente per prevenire la trasmissione della variante delta nell’ambiente domestico, dove l’esposizione è vicina e prolungata”. “L’aumento dell’immunità della popolazione tramite programmi di richiamo e la vaccinazione degli adolescenti – hanno aggiunto gli autori – contribuirà ad aumentare l’effetto attualmente limitato della vaccinazione sulla trasmissione”. Tuttavia “la nostra analisi suggerisce che la protezione diretta degli individui a rischio di esiti gravi, tramite la vaccinazione e interventi non farmacologici, rimarrà centrale per contenere il carico di patologia causato dalla variante delta”, hanno concluso gli esperti.

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