Cosenza, replica Comune a consiglieri di minoranza

L’operazione verità che chiede l’opposizione è stata compiuta dall’Amministrazione Occhiuto nel 2011, all’insediamento.  L’assoluta superficialità e le gravi inesattezze pronunciate nella conferenza stampa odierna fanno emergere chiaramente i motivi per i quali il Comune di Cosenza è stato dichiarato in dissesto nel 2010. Appena insediati, invece di convocare conferenze stampa per accusare chi ci ha preceduto ci siamo rimboccati le maniche cercando di trovare una soluzione alla mole di debiti e soprattutto a una montagna di crediti privi di qualsiasi titolo giustificativo. Dalla conferenza stampa di oggi tenuta dai consiglieri di minoranza Carlo Guccione, Damiano Covelli e Bianca Rende, emerge però un’ammissione di responsabilità, ossia che il Comune di Cosenza, nel 2013 e non nel 2010 come erroneamente divulgato, ha dovuto ricorrere ad un prestito di 160 milioni di euro per pagare una parte della mole di debiti che il consigliere comunale Guccione e i suoi alleati hanno lasciato in eredità ai cosentini. A questi dobbiamo aggiungere i debiti fuori bilancio riconosciuti, pari a 9 milioni di euro (che riconosceremo nel prossimo Consiglio comunale), che sono quasi totalmente maturati prima del 2011, tra questi vi sono anche quelli della partecipata Amaco relativi ad attività relative al periodo 2000/2010. Dai dati, a disposizione di tutti, si evidenzia chiaramente come dal 2012 al 2018 abbiamo liquidato spesa corrente per 508 milioni di euro. Nel 2010 si riuscivano a pagare meno della metà degli impegni assunti nell’anno, nel 2018 riusciamo a liquidare il 75% dei debiti assunti nell’anno. Il pagamento dei debiti degli anni precedenti è passato dall’11% del 2010 al 41% del 2018.

Nel corso di questi anni abbiamo liquidato 136 milioni di euro per investimenti che, nella quasi totalità, provenivano da finanziamenti comunitari ottenuti grazie alla capacità di presentare validi progetti.

Nel corso di questi anni abbiamo liquidato 136 milioni di euro per investimenti che, nella quasi totalità, provenivano da finanziamenti comunitari ottenuti grazie alla capacità di presentare validi progetti.

Il problema principale che emerge dalla delibera della Corte dei Conti, non riguarda le ulteriori passività che abbiamo ridotto notevolmente e che saranno oggetto di una specifica nella delibera di salvaguardia degli equilibri, ma le percentuali di riscossione che, nonostante gli sforzi compiuti, non hanno raggiunto gli obiettivi prefissati. In pratica: il Comune non riscuote.

In questi ultimi anni abbiamo avviato una fase importante di recupero di evasione fiscale nonostante, è bene ricordalo, gli attacchi dell’opposizione  che ci accusava di mettere mano nelle tasche dei cosentini.

Questo ha permesso di aumentare le riscossioni sui crediti residui dal 12% del 2011 al 20%. Si tratta di un dato incoraggiante ma non ancora in linea con le previsioni.

I ritardi nei pagamenti delle retribuzioni ai dipendenti  non dipendono dalla recente delibera della  Corte dei Conti. Il Comune di Cosenza, attualmente, non ha utilizzato tutta l’anticipazione prevista dalla legge, ed ha una disponibilità di liquidità di 4,5 milioni di euro. Si tratta pertanto di un problema che si dovrà risolvere  in brevissimo tempo.

In relazione alle altre richieste della Corte dei Conti, presenteremo tutte le certificazioni tra cui una dettagliata rappresentazione delle passività potenziali e risponderemo punto per punto con le nostre ragioni.

I numeri nella loro oggettività dimostrano che la situazione del nostro Comune è nettamente migliorata durante l’Amministrazione Occhiuto rispetto al baratro ereditato nel 2011. Se questo miglioramento sarà ritenuto idoneo per evitare il dissesto lo dovrà deciderà la Corte dei Conti e poi eventualmente le Sezioni Unite della stessa Corte. Attendiamo fiduciosi l’esito, convinti di aver profuso tutti gli sforzi possibili grazie ai quali anche una eventuale dichiarazione di dissesto non avrebbe nessuna conseguenza pratica per i cittadini e soprattutto per le categorie più deboli. In relazione, infine, alla questione-dirigenti, va messa in evidenza la confusione fatta. La prosecuzione dell’ingegnere Francesco Converso, ad esempio, e l’assunzione dei dirigenti relativa alla sentenza del Consiglio di Stato non sono in alcun modo collegate né collegabili. Per Converso il bando prevedeva che non si superasse il mandato elettivo del Sindaco e così non potrà che essere. Si prevedeva poi nel contratto che decorsi i 3 anni si procedesse ad una valutazione per la prosecuzione del rapporto che – giova ripeterlo – non può superare il mandato elettivo del sindaco. Per quanto riguarda invece i dirigenti vincitori di concorso, il Consiglio di Stato ha formulato 90 giorni per la immissione in ruolo. Termine entro il quale gli uffici porranno in essere gli atti di legge. Si ribadisce quindi: le due questioni non hanno alcuna attinenza.

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