Dopo nove anni si chiude il processo di primo grado, nato dall’inchiesta della Procura di Catanzaro “Pecunia non olet” su gravi illeciti in materia fiscale, ambientale connessi alla gestione dell’impianto di smaltimento rifiuti di Alli nel Catanzarese. Due le condanne, una sola assoluzione piena e altri 13 imputati sono stati assolti per alcuni capi, mentre per altri è intervenuta la prescrizione. Il Tribunale collegiale di Catanzaro, presidente Carmela Tedesco ha sentenziato la condanna per colui che è stato definito “il re della monnezza”, l’organizzatore di un’associazione a delinquere, l’imprenditore Stefano Gavioli, di Venezia, proprietario della società “Enertech”, che gestiva la discarica, a 4 anni e sei mesi di reclusione proprio per il reato associativo, mentre è stato assolto per corruzione e disastro ambientale; inflitti 2 anni con sospensione condizionale della pena a Graziano Melandri, ex commissario delegato per l’emergenza ambientale in Calabria dal 9 marzo 2011, (che si dimise dall’incarico proprio nel corso dell’inchiesta), pur avendo rinunciato alla prescrizione. Assoluzione piena per l’ex assessore all’Ambiente della Regione Calabria, Francesco Pugliano, (codifeso dai legali Enzo Ioppoli e Enzo Savaro), coinvolto nella vicenda in qualità di ex sub-commissario dell’Ufficio per l’emergenza dal 5 agosto del 2010 all’8 marzo del 2011. Assoluzione dalle accuse di abuso d’ufficio per Ottaviano Adelchi dell’ufficio del Commissario e Rocco Tavano geometra tecnico di supporto al Rup (difesi dagli avvocati Crescenzio Santuori e Francesco Iacopino) mentre per altri reati è intervenuta la prescrizione, così come sono stati assolti da alcuni capi ed è intervenuta la prescrizione per altri nei confronti del commercialista Enrico Prandin, del responsabile della discarica Loris Zerbin, direttore tecnico della Enertech, del commercialista Paolo Bellamio, Giancarlo Tonetto, Antonio Garrubba, Simone Lo Piccolo, Giovanni Faggiano, Santo Mellace, Domenico Richichi e Francesco Attanasio.
Le reazioni alla sentenza degli avvocati di Gavioli
Le reazioni alla sentenza degli avvocati di Gavioli
“L’impianto accusatorio appare fortemente ridimensionato, visto che il Tribunale ha assolto perché il fatto non sussiste il dottor Gavioli dalle ipotesi di disastro ambientale e corruzione”. Lo affermano in una nota gli avvocati difensori Andrea Soliani e Roberto Losegno, aggiungendo: “Ora non possiamo che attendere il deposito delle motivazioni per impugnare la decisione dei giudici”.
Le ipotesi di accusa
Associazione a delinquere, abuso d’ufficio, evasione fiscale, corruzione, falso e disastro ambientale i reati a vario titolo contestati agli imputati nell’ambito dell’inchiesta che è venuta alla luce in tre diverse tranches, la prima delle quali risale all’agosto del 2011 quando la Guardia di finanza sequestrò beni per un valore complessivo di oltre 90 milioni di euro, la seconda al 14 ottobre seguente, quando i carabinieri del Noe hanno sequestrato l’impianto di Alli e la terza al 17 novembre, quando un provvedimento cautelare fu eseguito a carico di sette persone – tutte della società “Enertech”, che gestiva la discarica di Alli fino a pochi giorni prima -, due delle quali finite in carcere, tre ai domiciliari, due sottoposte all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria.
Il collegio difensivo
Sono impegnati tra gli altri, gli avvocati Leopoldo Marchese, Andrea Soliani, Pasquale Vaccaro, Aldo Casalinuovo, Peppe Fonte, Luca Scaramuzzino, Giuseppe Panuccio. (g. p.)