Dissequestrati i beni della moglie di Matacena, ex deputato latitante a Dubai

Parlano gli avvocati di Chiara Rizzo, moglie di Matacena: "Oggi è stata scritta una pagina di vera giustizia di cui andiamo fieri"

Revocati il sequestro preventivo e la confisca di tutti i beni che nel 2017 erano stati sottratti all’ex deputato Amedeo Matacena e a sua moglie Chiara Rizzo. Lo ha deciso con ordinanza del 18 febbraio scorso, resa nota oggi, la Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria che ha accolto la tesi dei difensori di Chiara Rizzo, gli avvocati Bonaventura Candido e Corrado Politi, e di Amedeo Matacena, avvocato Enzo Caccavari. Il processo è scaturito dall’operazione “Breakfast”, condotta dalla Dia di Reggio Calabria nel maggio 2014, per il reato di procurata inosservanza di pena in favore dell’ex parlamentare forzista Amedeo Matacena, latitante a Dubai dopo la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo oltre 4 anni è stato definitivamente accertato che l’ingente patrimonio della famiglia Matacena (di cui Chiara Rizzo era ed è beneficiaria economica) non era sperequato rispetto alle entrate e ai redditi familiari, tutti lecitamente conseguiti.

Il dissequestro dei beni di Chiara Rizzo

Il dissequestro dei beni di Chiara Rizzo

Durante l’istruttoria la Corte di Assise aveva già restituito a Chiara Rizzo il consistente saldo attivo di un conto corrente che la stessa intratteneva alla Seychelles ed ora (a conclusione di una lunga istruttoria ed all’esito di un’approfondita perizia) la Corte, accogliendo integralmente le tesi e le richieste difensive (sostenute anche dalla Procura Generale) ha disposto l’immediata restituzione di tutto quanto a suo tempo messo sottochiave, ovvero immobili, società, navi, conti correnti e altri beni. “Manifestiamo piena soddisfazione – affermano i legali – per un provvedimento che restituisce dignità (prima ancora che patrimonio) a Chiara Rizzo. Abbiamo sempre creduto – nonostante le difficoltà – di poter conseguire questo risultato e ci rammarichiamo solo della circostanza che quanto rilevato dalle difese – e confermato dai periti nominati dalla Corte – era agevolmente desumibile dalla documentazione sequestrata. Oggi è stata scritta una pagina di vera giustizia di cui andiamo fieri”.

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