“La Chiesa ha fatto passi da gigante, ho conosciuto alcuni vescovi che stanno facendo un ottimo lavoro”. Due esempi sono rappresentati dal vescovo di Locri, monsignor Francesco Oliva, e da quello di Lamezia Terme, monsignor Giuseppe Schillaci. Mi sono sembrate persone molto concrete, vicine ai bisogni della gente. La Chiesa è migliorata tanto negli ultimi anni. Quando ho scritto il libro “Acquasantissima”, prima ancora che venisse pubblicato , ho ricevuto molte critiche da alcuni vescovi e sacerdoti. Successivamente, però, la storia mi ha dato ragione”. L’Avvenire, nota testata cattolica, ha intervistato il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri. Gratteri prende come esempio il vescovo Oliva che, a suo dire, “ha fatto cose rivoluzionarie, anche trasferendo dei sacerdoti”.
“I figli di internet”
“I figli di internet”
“L’assenza della maggior parte della politica regionale – continua il procuratore – non si impegna nel sociale, per cui, credo che la Chiesa debba investire di più in termini di educazione sul territorio per compensare l’assenza dei politici sul settore”, magari “attraverso la realizzazione di alcuni oratori”, definiti dal magistrato luoghi di socialità puliti. L’oratorio è un posto pulito di accoglienza, un posto protetto. Oggi i bambini sono abbandonati a se stessi davanti al computer o agli smartphone, sono figli di internet.
Restano chiusi da soli a casa perché non ci sono asili. La Chiesa, quindi, potrebbe offrire più oratori e luoghi di incontro. Ricordo il ruolo importante delle suore nella mia vita. Avevo la possibilità di stare insieme ai miei coetanei, ho potuto imparare a leggere ancor prima di andare alle elementari. Sarà proprio lo studio a salvare il futuro dei ragazzi e dei territori”, incalza il procuratore capo di Catanzaro. “È importante – conclude Gratteri – che i nostri giovani si concentrino sui libri. Questo è l’unico modo per non essere fregati dagli adulti e dalle organizzazioni criminali come la ‘ndrangheta. Devono scegliere facoltà che, oltre a corrispondere alla loro vocazioni, offrano anche degli sbocchi lavorativi per evitare, di conseguenza, di diventare laureati disoccupati“.