I salumi calabresi valgono 100 milioni, si punta sulla “Dop economy”

La presidente del Consorzio di Tutela Salumi Dop di Calabria: "Urge un cambio di veduta e una programmazione di investimenti che preveda azioni a supporto alla produttività"
salumi calabresi

Si punta sulla Dop economy per valorizzare i salumi calabresi, la cui produzione, secondo i dati forniti dal Consorzio di Tutela Salumi Dop di Calabria, raggiunge i 100 milioni di euro di fatturato ogni anno. Di questi, però, solo due milioni sono riferibili ai salumi Dop.

L’obiettivo, dunque, è consentire a queste realtà residuali di emergere e di svolgere un ruolo vero ed efficace nell’ambito della Dop economy che, nel 2020, valeva all’incirca 17 miliardi di euro. Di questi, due miliardi provengono dalla produzione di salumi italiani. L’Italia conta ben 43 insaccati di pregio (21 Dop e 22 Igp). Ne fanno parte a pieno titolo anche la pancetta, il capocollo, la salsiccia e la soppressata Dop di Calabria, prodotti agroalimentari “iconici” della zootecnia calabrese. I numeri sono, però, decisamente inferiori rispetto al quelli del Prosciutto di Parma Dop, del Prosciutto di San Daniele Dop, della Mortadella Bologna Igp, della Bresaola della Valtellina Igp e dello Speck Alto Adige Igp, che valgono l’87% del valore totale della produzione annua.

L’obiettivo, dunque, è consentire a queste realtà residuali di emergere e di svolgere un ruolo vero ed efficace nell’ambito della Dop economy che, nel 2020, valeva all’incirca 17 miliardi di euro. Di questi, due miliardi provengono dalla produzione di salumi italiani. L’Italia conta ben 43 insaccati di pregio (21 Dop e 22 Igp). Ne fanno parte a pieno titolo anche la pancetta, il capocollo, la salsiccia e la soppressata Dop di Calabria, prodotti agroalimentari “iconici” della zootecnia calabrese. I numeri sono, però, decisamente inferiori rispetto al quelli del Prosciutto di Parma Dop, del Prosciutto di San Daniele Dop, della Mortadella Bologna Igp, della Bresaola della Valtellina Igp e dello Speck Alto Adige Igp, che valgono l’87% del valore totale della produzione annua.

Questi, 38 salumi, messi tutti insieme, pesano solo il 13% del fatturato. “Tanto è stato fatto per merito del valido impegno profuso da piccoli e medi produttori nel fornire al consumatore salumi calabresi di qualità, ma siamo ancora lontani dal competere con i Consorzi del Centro-Nord” dice all’Agi la presidente del Consorzio di Tutela Salumi Dop di Calabria, Stefania Rota. “Urge un cambio di veduta e una programmazione di investimenti che preveda azioni mirate di supporto alla produttività, – aggiunge Rota – affinché diventi pervasiva sul territorio. Grazie anche alle misure contenute nel Pnrr è necessario salvaguardare e tutelare l’intero sistema produttivo delle filiere Dop, capaci di esprimere un patrimonio economico di qualità. Oltre ai finanziamenti, però, serve un vero e proprio cambio di mentalità da parte dei produttori locali”.

Il primo passo

Il primo passo mosso dalla presidente Rota, consigliera di Assica (Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi), è stato quello di strutturare il Consorzio, con l’individuazione e l’apertura di una sede fisica dove accogliere i consorziati stessi, produttori e consumatori. Un luogo fisico dove trovare accoglienza e informazioni. Particolare rilievo, poi, è stato dato a iniziative di promozione, informazione e comunicazione finalizzate alla valorizzazione dei prodotti Dop. Nello specifico, si è puntato a parlare di cibo sano, di qualità e di produzione calabrese, andando nelle scuole, organizzando tavole rotonde utilizzando i fondi del Psr e partecipando a bandi ministeriali.

“I salumi – continua Stefania Rota – sono parte integrante della tradizione gastronomica italiana e calabrese. Pensare di non investire energie per continuare a tutelare il nostro marchio e i nostri associati significherebbe disperdere non solo quanto fatto fino ad oggi, ma negare ogni possibilità futura ad un settore cardine della nostra economia”.

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