E’ stato condannato lo scorso mese di novembre in primo grado con rito abbreviato a 4 anni e 4 mesi di reclusione nell’ambito dell’inchiesta Genesi, ma assolto dal capo di accusa relativo alla corruzione in atti giudiziari in cambio di favori sessuali in concorso con l’avvocato Maria Tassone, detta Marzia, con la formula perché il fatto non sussiste. Per il gup Vincenzo Pellegrino, tra i due esisteva una relazione stabile nel tempo, che si pone in contrasto con l’ipotesi di mercimonio dell’atto sessuale, mancando, “il patto finalizzato ad ottenere l’aiuto sull’atto giudiziario dietro compenso di una prestazione sessuale”. Ed è proprio su questo capo di imputazione che la Dda di Salerno ha proposto ricorso in appello contro il magistrato Marco Petrini, ritenendo che vi sia stata “un’errata applicazione della legge penale, una lettura fuorviante della norma sulla corruzione in atti giudiziari”. Il giudice, da un lato, subordina la sussistenza del reato di corruzione alla adozione di un provvedimento giudiziario da parte del magistrato, sostenendo di contro l’irrilevanza in ambito penale di pareri e suggerimenti resi dal magistrato stesso a beneficio dell’avvocato Tassone nella redazione di atti difensivi, dall’altro condiziona lo stesso reato ad un accordo fra un determinato atto giudiziario e l’atto sessuale ”.
“Petrini ha violato il dovere di imparzialità”
“Petrini ha violato il dovere di imparzialità”
Per la Dda di Salerno l’interpretazione della norma data dal gup, contrasta con il prevalente e più recente orientamento della Cassazione che valorizza il concetto “di stabile asservimento delle funzioni pubbliche ad interessi privati”, disancorandola totalmente dalla necessità di individuare una diretta relazione fra atto del pubblico ufficiale ed utilità da questi ricevuta dal privato. “Non v’è dubbio che l’ex presidente della Corte di appello di Catanzaro Marco Petrini nel ricevere dall’avvocato Tassone prestazioni sessuali e dunque utilità, abbia violato il dovere di ufficio di imparzialità cui ogni giudice è tenuto, nell’adottare sia il provvedimento favorevole per la professionista (ndr facendo esplicito riferimento al processo “Ragno”, pendente dinanzi alla Corte di appello presieduta dallo stesso Petrini e in relazione al quale, nell’udienza del 14 gennaio 2019, veniva bocciata la richiesta della Procura generale di acquisizione dei verbali di interrogatorio del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, in accoglimento delle tesi difensive, nel cui collegio c’era anche la Tassone) sia nel dispensare, sempre a favore dell’avvocato Tassone, pareri e suggerimenti”. Un aspetto questo su cui si era pronunciata la Corte di Cassazione, (LEGGI ANCHE ). La Dda campana ricorre in Corte di appello per ottenere la riforma della sentenza di primo grado e la condanna del giudice Petrini anche per il capo di accusa sulla corruzione in atti giudiziari in cambio di prestazioni sessuali. (g. p.)